Il Piemonte punta al recupero della propria identità

Mercedes Bresso, governatore del Piemonte, ha un lungo curriculum politico. Docente al Politecnico di Torino, è stata eletta come indipendente del Partito Comunista Italiano al Consiglio Regionale del Piemonte nel 1985. Successivamente ha aderito al PDS ed ha assunto incarichi nelle direzioni provinciale, regionale e nazionale dei Democratici di Sinistra.Deputata regionale del Piemonte dal 1990 al 1995, nel 1994 viene anche nominata assessore regionale alla Pianificazione territoriale e ai Parchi a Imperia. Dal 1995 al 2004 è stata Presidente della Provincia di Torino. Nel giugno 2004 è stata eletta al Parlamento Europeo con la lista Uniti nell’Ulivo nella circoscrizione nord-ovest, attività che ha dovuto lasciare nella primavera del 2005, dopo essere diventata presidente della Regione Piemonte guidando la coalizione dell’Unione di centrosinistra.


– Iniziamo dai numeri, quanti sono i piemontesi  in America Latina?
Sono circa 4.150.000 i piemontesi e loro discendenti residenti in America Latina. Secondo i dati dell’Osservatorio Regionale sull’Emigrazione, è l’Argentina ad avere il maggior numero di residenti piemontesi per nascita o discendenza: tre milioni di persone, che abitano principalmente nelle province di Còrdoba, Mendoza, Rosario, Buenos Aires e Santa Fe. Seguono il Brasile con 700.000 piemontesi (i principali centri d’insediamento sono le città di San Paolo e Belo Horizonte), il Venezuela (Caracas) con 200.000, il Cile (Santiago) con 150.000 e l’Uruguay (Montevideo, Colonia Valdese, Paysandù) con 100.000.
In Venezuela i piemontesi residenti che conservano la cittadinanza italiana sono circa 2000, emigrati nel dopoguerra. Uno dei primi emigrati piemontesi in Venezuela fu Francesco Isnardi, uno dei sottoscrittori nel 1810 dell’atto di indipendenza del paese latinoamericano.


– E’ cambiato il rapporto tra la Regione e le sue comunità all’estero in questi anni, e in special modo con il Venezuela?   
Credo che il rapporto con i piemontesi nel mondo sia molto migliorato negli ultimi anni. La Regione ha anche una struttura specifica, il Progetto Valorizzazione dell’identità del Piemonte, che si occupa di sviluppare progetti di tipo culturale, economico, turistico, formativo e socio-assistenziale per rinsaldare il legame con tutte le comunità piemontesi nel mondo. Tra le iniziative intraprese in Venezuela ci sono corsi di lingua e cultura, l’assistenza di anziani piemontesi ospiti della casa di riposo “Villa Pompei” a Caracas, e proprio in questi giorni, sempre a Caracas, è stata allestita la mostra “Gli uomini, il lavoro, la fabbrica – Storia fotografica dell’industria in Piemonte”, che il prossimo autunno verrà esposta in Argentina, nella Pampa gringa.   


– Concretamente, quanto spendete per gli italiani all’estero, e per cosa spendete queste risorse?
Per la gestione nel 2006 della materia dell’emigrazione disciplinata dalla legge regionale 1/87 sono stati previsti circa 726.000 euro destinati a enti, università ed associazioni di Piemontesi nel Mondo;  contributi ai Comuni per i rientri degli emigrati in stato di bisogno e alle Associazioni che svolgono la loro attività verso gli emigrati; contributi per iniziative imprenditoriali da parte di emigrati rimpatriati in Piemonte.


– Molti figli di italiani vorrebbero scoprire la terra dei padri, la Regione fornisce borse di studio per questi casi?
La Regione promuove diverse iniziative tra cui il Progetto A.L.PI.P. (America Latina Piemonte Politecnico), realizzato dal Politecnico di Torino grazie anche alla partecipazione di altri enti torinesi e della Fondazione C.R.T.  Attraverso questo progetto, dal 2001 ad oggi, è stato possibile erogare un numero considerevole di borse di studio a studenti dell’America Latina per frequentare corsi di laurea specialistica, master di secondo livello e dottorati di ricerca presso il Politecnico di Torino. La Regione eroga altre borse di studio a giovani di origine piemontese per la partecipazione a stage  o corsi di perfezionamento o a master, organizzati dalle Università del Piemonte con l’adesione di altri enti strumentali piemontesi, fondazioni bancarie, federazioni di associazioni, istituti di ricerca, scolastici e di cultura in Piemonte e all’estero. Ci sono inoltre le borse di studio “Nidi di Rondine” erogate dalla Regione in collaborazione con l’associazione “l’Arvangia” per giovani discendenti di piemontesi che stiano scrivendo o abbiano scritto recentemente una tesi (o saggio) sul tema dell’emigrazione piemontese nel mondo e che siano disponibili a un soggiorno studio di sei mesi presso la “Casa delle Memorie” di Mango d’Alba (CN).


– Quanto è stata importante l’emigrazione per il Piemonte, e i vecchi emigrati di un tempo, con le loro nuove generazioni, possono essere un valore aggiunto per la vostra regione oggi?
I nostri emigrati e i loro discendenti sono una risorsa importante per l’Italia e per il Piemonte: la loro esperienza di immigrati li porta, infatti, ad avere una visione complessa del mondo e ad essere mediamente persone con una buona formazione.Sono quindi un incentivo alla valorizzazione del nostro sistema economico e penso che un rapporto costante con le nostre comunità residenti all’estero possa aiutarci a sviluppare e consolidare le relazioni e gli scambi commerciali e culturali con altri Paesi. Non solo. Il “rientro” o comunque i loro rapporti stretti con il Piemonte e l’Italia ci permettono di avere costantemente davanti agli occhi il loro esempio positivo e un confronto costruttivo, l’incentivo a confrontarci con i suggerimenti, gli stimoli o le critiche di chi ci vede “da fuori” e può meglio notare e sottolineare pregi, qualità e arretratezze del nostro sistema.