Tregua temporanea, la guerra non è finita

GERUSALEMME – “Ci aspettano lacrime e sangue”. Con queste parole, espresse durante un incontro con i sindaci delle città settentrionali israeliane, da tre settimane obiettivo dei razzi lanciati da Hezbollah, il premier Ehud Olmert ha chiarito le intenzioni del governo da lui guidato. Poco ottimismo per una risoluzione pacifica della contesa, almeno a breve termine, e piena intenzione di continuare a combattere appena sarà esaurita la tregua di 48 ore concessa su pressione della comunità internazionale.
Rivolgendosi in serata a Tel Aviv alla popolazione israeliana, Olmert ha detto che le operazioni militari contro Hezbollah andranno avanti fino a quando ”non sarà rimossa la minaccia che incombe sulle vostre teste, non ritorneranno i nostri prigionieri….e voi potrete dormire in pace nelle vostre case”. Con un discorso dai toni pacati ma fermi, il primo ministro ha ripercorso le tappe di questo nuovo conflitto, sottolineando come siano stati gli attacchi di Hezbollah ai militari israeliani ad aprire le ostilità. Olmert ha voluto comunque esprimere rincrescimento ”dal profondo del cuore” per i morti di Cana, affermando che ”non erano nostri nemici e non rappresentavano per noi alcun obiettivo”. Ai cittadini libanesi ha detto: ”Siamo spiacenti per le vostre sofferenze, ma non ci scusiamo”.
A livello diplomatico, da segnalare la visita lampo del ministro degli esteri D’Alema a Gerusalemme, dove ha incontrato i massimi dirigenti israeliani e alcuni esponenti palestinesi. D’Alema ha ammesso che il momento è “durissimo” e che la tregua è solo un “primo segnale positivo”, criticando la volontà del governo israeliano di continuare a combattere. Il ministro ha chiarito anche che senza un cessate il fuoco difficilmente il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite potrà deliberare su una forza internazionale da dispiegare sul confine israelo-libanese.