“L’Italia non parteciperà al disarmo di Hezbollah”

ROMA – “Un mandato chiaro, privo di ambiguità e con regole di ingaggio ben precise”. Alla vigilia del via libera del consiglio dei ministri, il premier Romano Prodi continua a tessere la tela politico-diplomatica. L’Italia, assicura il Professore in un colloquio con il segretario generale dell’Onu Kofi Annan, è pronta a “un contributo significativo” ma pretende un mandato dai contorni ben definiti, come il presidente del consiglio ribadisce anche al primo ministro libanese Fouad Siniora, dal quale incassa – oltre ai ringraziamenti per l’arrivo della nave San Marco carica di aiuti umanitari – la garanzia che “Hezbollah collaborerà con la forza Onu”. E sul disarmo di Hezbollah, il Professore è netto: “E’ un punto fermo che i nostri soldati non parteciperanno, meglio una soluzione politica” come ad esempio, ipotizza il premier, inquadrare le milizie nell’esercito libanese.


Ieri è tornato a parlare anche il Cavaliere, Silvio Berlusconi, sia pure tramite un comunicato stampa. “Siamo favorevoli alla partecipazione dei militari italiani nel contingente Onu per il Libano” purché, precisa la nota, l’arrivo dei 30.000 militari (tra forze Onu e libanesi, ndr) porti “al disarmo delle milizie terroriste” e purché i soldati italiani “siano inviati nel quadro di una missione con obiettivi politicamente chiari e con regole d’ingaggio precise”.


L’attesa si sposta dunque sul Palazzo di vetro, dove solo dalla prossima settimana arriveranno indicazioni precise sul mandato operativo e sulla composizione della forza di pace.