“Disponibili al comando della missione dell’Onu in Libano”

ROMA – L’Italia conferma all’Onu la sua “disponibilità” a guidare la missione delle Nazioni Unite in Libano. Romano Prodi lo ha ribadito ieri, per telefono, al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. La decisione definitiva, ha ricordato il presidente del Consiglio, spetta al numero uno del Palazzo di Vetro e dovrebbe essere presa entro il fine settimana. “Non ho assolutamente detto che l’Italia sarà la leader della missione – ha sottolineato Prodi. – Dico che l’Italia farà il suo dovere. Poi si vedrà quale ruolo specifico l’Italia potrà e dovrà assumere”.


La cautela del premier diventa necessaria, il momento in cui praticamente tutto il mondo – domenica era stato il premier israeliano Olmert, ieri il premier libanese Siniora e il ministro della Difesa tedesco Jung – chiede all’Italia di assumere il comando di una forza multinazionale chiamata alla più difficile delle missioni – riportare la pace in Medio Oriente – e alla quale sembra che nessuno, a parte appunto l’Italia, voglia contribuire con propri uomini. La Francia continua a temporeggiare, dicendo di aspettare le decisioni Onu; Israele pone il veto alla presenza di truppe provenienti dai paesi islamici con i quali non ha relazioni diplomatiche quali il Bangladesh, che pure tanti contributi ha già dato alle missioni Onu; l’India si è chiamata fuori, Spagna e Turchia tergiversano. Cina e Russia? “Solo un’ipotesi” della quale, dice Prodi, ho parlato con Annan. In queste condizioni, cresce in Italia la preoccupazione di non infilarsi in un’impresa sì nobile e di portata storica, ma pericolosissima e senza speranze. Come sintetizza un editoriale del Corriere della Sera: “Da soli, no”.