Libano, domani parte l’avanguardia italiana

ROMA – Domani una squadra navale partirà da Venezia per portare in Libano un gruppo operativo di 800-1.000 uomini, avanguardia dei settemila militari europei che, assieme ad altri seimila militari provenienti dal resto del mondo, prenderanno posizione nel Libano del sud, nel quadro della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. La partenza dei militari italiani è conseguente alle decisioni prese nel vertice europeo tenutosi venerdì scorso, presente anche il segretario dell’Onu Annan, che, a detta dei protagonisti, è stato un successo al di lá delle aspettative, sancendo l’unità d’intenti del vecchio continente in merito alla questione mediorientale. In quella sede è stato stabilito che il comando della missione Unifil in Libano resterà alla Francia fino al febbraio del 2007, poi passerà all’Italia, che al momento è il Paese che ha offerto il maggior contributo di truppe di pace: fino a 3.000 uomini. All’Italia, da subito, andrà la responsabilità della neonata “Cellula di direzione strategica” dell’Unifil, costituita presso il Dipartimento per le operazioni di Peace-Keeping dell’Onu. Una struttura nuova, la cui efficacia e voce in capitolo è ancora tutta da dimostrare.


La presa di posizione europea – ben 19 paesi Ue hanno annunciato un loro contributo alla forza multinazionale – ha diradato le polemiche politiche in Italia; il centrodestra si dice pronto ad appoggiare la missione. A rammentare dei pericoli che questa comporta è il ritorno in Italia, avvenuto venerdì scorso, del capitano dell’esercito Roberto Punzo, rimasto ferito il 23 luglio nel Libano meridionale, mentre prestava servizio come osservatore Onu. Colpito da colpi d’arma leggera e schegge di granata, Punzo, padre di una bambina di 10 anni, è già stato sottoposto in Libano a un intervento sulla colonna vertebrale. Ora è in degenza nell’ospedale militare del Celio, a Roma.