La nostra collettività raccontata in un cd

CARACAS – L’emigrazione italiana in Venezuela è stata oggetto di più di uno studio, anche in tempi recenti, ma una ricerca fatta con l’ausilio di tecnologie multimediali forse mancava. A cercare di colmare questo vuoto ci ha pensato un giovane laureato in scienze internazionali e diplomatiche all’Università di Bologna, Umberto Bandiera, che sta svolgendo il servizio civile internazionale presso la sede del patronato Acli di Caracas. Bandiera ha presentato all’organizzazione il progetto per un documentario sulla memoria della nostra emigrazione in Venezuela e, ottenuto il via libera, è partito per i Caraibi, dove risiede dal febbraio di quest’anno.


Nel corso degli scorsi mesi ha raccolto varie interviste che, affiancate a documenti storici, articoli di giornali e riviste, costituiscono il corpo centrale della ricerca. Entro la fine dell’anno il risultato del suo lavoro verrà trasposto in un CD della cui diffusione si occuperà l’Acli .


Ma perché proprio il Venezuela? Umberto si illumina spiegando da dove nasce l’interesse per questo paese.


“La mia tesi di laurea – racconta questo ragazzo originario di Siracusa, in Sicilia – era dedicata al rapporto tra educazione e sviluppo nel caso specifico del Venezuela. Da tempo mi interesso di questo paese e alle trasformazioni in corso. Il progetto del documentario multimediale nasce con l’obiettivo, da un lato, di cercare di raccogliere la memoria storica dell’emigrazione italiana in un momento in cui l’Italia è toccata fortemente dall’immigrazione. Da un altro lato credo che in Italia la storia dell’emigrazione in Venezuela sia poco conosciuta”.


Una delle difficoltà che ha incontrato è stata quella di conoscere con precisione la dimensione della comunità italo-venezolana.


“E’ difficile avere dati recenti sulla presenza della collettività fuori da Caracas. Quanti sono? Dove sono? A queste domande non è facile dare risposta, così, alla fine, mi sono concentrato più sull’area metropolitana con alcune puntate in altre città”, dice.


Attraverso gli occhi e le parole di chi ha vissuto per molti anni in questo paese, una folta comunità di immigrati, si può avere un’idea dei cambiamenti intercorsi. Come è cambiato il Venezuela dall’epoca in cui i nostri emigranti arrivarono qua?  


“C’è molta confusione – risponde Bandiera – perché a parole tutto viene rimesso in discussione, il quadro è incerto. Io ho cercato di rappresentare anche quelle sfaccettature che di solito non vengono raccontate, non solo chi ha fatto fortuna ma storie personali che ritroviamo negli immigrati che oggi arrivano con i barconi sulle nostre coste. Lo spaesamento, la perdita d’identità, sono cose che hanno vissuto i nostri emigranti e che vivono gli immigrati oggi. Con questo lavoro vorrei favorire l’integrazione e l’accettazione delle diversità”.