“Se la Siria viola la tregua non staremo a guardare”

ROMA – La comunità internazionale non accetterà che Damasco rifornisca di armi gli Hezbollah, violando la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. Mentre le navi italiane sono in viaggio verso le coste libanesi, Massimo D’Alema lancia un forte monito alla Siria – tradizionalmente vicina al Partito di Dio – avvertendo che la forza Unifil “non starà a guardare” nell’eventualità che non vengano rispettate le condizioni di tregua. Il confine tra Libano e la Siria è “immenso”, spiega il capo della diplomazia italiana, ed è impensabile presidiarlo, ma “esistono mezzi assai aggiornati di controllo aereo che consentono di verificare molto attentamente se c’è un traffico di armi pesanti”. Alla Siria piuttosto, scandisce il ministro degli Esteri, “chiediamo di cooperare”.


Lo stesso invito che martedì Romano Prodi avrebbe rivolto, ha rivelato lo stesso D’Alema, al presidente siriano Bashar Al Assad, chiedendogli di “cooperare alla piena attuazione della risoluzione, ottenendo delle garanzie molto chiare”. Adesso però, chiosa il vicepremier, bisogna che “alle dichiarazioni seguano i fatti”.


Fino a ora, l’operato del governo italiano ha trovato molti più elogi che critiche. Secondo un sondaggio pubblicato dal mensile “Donna Moderna”, il 58% degli italiani approva l’invio della forza di pace. E la stampa internazionale plaude al ritrovato ruolo dell’Italia. Martedì era stato Le Monde a tessere gli elogi di Roma, ieri lo Herald Tribune ha definito l’Italia “un ponte tra Usa e Ue migliore dell’Inghilterra di Blair”.