Il Venezuela è anche danza

CARACAS – Maria Eugenia Barrios è senza dubbio una delle più importanti ballerine venezolane. Direttrice del Ballet Contemporaneo de Caracas, l’abbiamo incontrata in occasione della terza settimana della Traviata.


“Abbiamo aggiunto un’altra settimana, perché lo spettacolo ha avuto successo”, sottolinea emozionata in un italiano che non ti aspetti. Maria Eugenia, dal corpo esile tipico di chi ha vissuto sempre “sulle punte”, ci tiene a precisare il mistero di questo italiano perfetto.


“No, non sono italiana, però gran parte della mia infanzia l’ho vissuta lì. Mio padre, Armando Barrios, era un pittore, e così decise di frequentare corsi di affreschi a Milano. Qui ho vissuto dai due fino ai dodici anni, in pratica sono cresciuta in Italia. Le elementari e le medie le ho fatte in questo paese bellissimo. Poi- continua Maria Eugenia-  come professionista, ho lavorato in diverse compagnie, a Verona, Venezia, Roma, ho lavorato anche col maestro Giuseppe Carbone”.


Proprio al maestro Carbone ha rubato i segreti per realizzare una coreografia perfetta, quella che lascia il pubblico senza fiato. Ma dentro ci mette un po’ anche dell’abilità paterna, di Armando, che disegnava coi  pennelli, mentre lei disegna con i suoi uomini, con le sue donne. Li libera in aria come fili di seta, sulle punte, li avvolge nella musica, e utilizza al massimo lo spazio scenico.


La sua compagnia, oramai un punto di riferimento per il Teresa Carreño e per tutto il Venezuela,  l’ha messa in piedi su richiesta del maestro Abreu, ministro della Cultura nel 1992, adesso artefice del miracolo musicale venezolano. Quel sistema di giovani musicisti che sfidando certi pregiudizi sulla musica classica, roba da clima freddo e non tropicale,  ha portato il  giovanissimo maestro Dudamel ad esibirsi nei teatri di mezzo mondo, ottenendo ottime recensioni da parte della stampa. E forse lo stesso miracolo si potrebbe ottenere anche nella danza, visto che proprio Abreu ebbe il fiuto di richiamare la “Carla Fracci” venezolana in patria.


“Il maestro mi chiese di tornare per un festival di passi a due, poi sono rimasta. Certo ho continuato a fare tournee in giro per il mondo, sono tornata cinque volte in Italia, ho girato l’America Latina, ma la mia sede ora è Caracas”.


Maria Eugenia si è diplomata come ballerina e coreografa presso la scuola Juilliard di New York, e ha iniziato la sua carriera con il repertorio classico del Ballet Nacional de Canadà, mettendosi in rilievo come solista e interpretando ruoli da protagonista assieme a Rudolf Nureyev.


Non ci rivela l’età, né lo scrive nella sua biografia, ma quel che è certo è l’obiettivo del suo lavoro: i giovani. La sua è danza tradizionale fino a un certo punto, perché al rigore stilistico aggiunge l’estro giovanile. Non potrebbe farne a meno, per sedurre i tanti ragazzi che prima l’ammirano entusiasti, e poi spesso aspirano ad entrare nella sua compagnia di ballo, nella speranza di fare della danza il proprio futuro.


“Eppure non è facile – sottolinea – in Europa è diverso, le compagnie sono appoggiate dalle istituzioni, sono finanziate, qui invece, come nel sistema nord-americano, gli appoggi devi trovarli tra i privati”. Un ruolo fondamentale, proprio per questo, lo ha  il produttore Offer Zaks, che a fine intervista interviene per ringraziare alcuni sponsor italiani che hanno dato il loro appoggio: l’ambasciata, l’Istituto di cultura, Astaldi e Parmalat. Chi voglia godersi l’ultimo spettacolo da venerdì a domenica, dovrà rivolgersi ai botteghini del Teresa Carreño. Poi a novembre toccherà all’interno del paese.