Duello all’Onu, Usa irritati per l’astensione dell’Italia

ROMA – L’equidistanza tenuta dall’Italia in merito alle candidature di Venezuela e Guatemala a un seggio nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu avrebbe irritato la Casa Bianca, con un repentino raffreddamento nei rapporti, all’inizio cordialissimi, con il ministro degli Esteri D’Alema. “Il segretario di Stato Condoleezza Rice – scrive Maurizio Molinari sul quotidiano torinese – ha chiamato di persona il ministro degli Esteri italiano per esprimere in termini inequivocabili un forte disappunto nei confronti della decisione di Roma di astenersi nel duello fra Guatemala e Venezuela. Il passo della Rice è stato accompagnato da un’analoga telefonata del sottosegretario Dan Fried al consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Stefano Sannino. Il messaggio consegnato dalla Rice a D’Alema è stato, secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche a Washington, assai esplicito: gli Stati Uniti ‘non comprendono perché un alleato come l’Italia non si opponga alla presenza di Hugo Chávez al Consiglio di Sicurezza nei prossimi due anni’ e se questo è l’anticipo di come l’Italia gestirà il proprio seggio non permanente ‘non si tratta di un buon inizio’”. E John Bolton, ambasciatore Usa all’Onu, metterebbe l’Italia al primo posto tra i disertori nello scrutinio che ha negato per 5 voti l’elezione del Guatemala.


“L’astensione italiana – spiega Molinari – ha due motivazioni: la volontà di non essere protagonisti di una spaccatura in seno all’Onu al fine di mantenere un canale aperto con i Paesi non-allineati nella partita sulla riforma del Consiglio di Sicurezza e il bisogno di tutelare gli interessi degli italiani che vivono in Venezuela”. Aggiungiamo a questa analisi i ricchissimi appalti che il governo venezolano ha assegnato alle ditte italiane impegnate nella costruzione del “ferrocarril”, e il profilarsi all’orizzonte di un altrettanto ricco accordo nel campo della salute. Fatto sta, continua Molinari, che Bolton insiste, sottolineando come Chávez, oltre a essere alleato di Cuba e Iran, abbia paragonato il presidente Bush al ‘diavolo’, ed è perciò “incomprensibile” il mancato sostegno al Guatemala.


“Dopo il basso profilo mantenuto da Washington sul ritiro delle truppe italiane dall’Iraq e l’intesa bilaterale sulla nuova missione Unifil in Libano – chiude Molinari – il caso-Chavez fa temere per la prima volta a Washington che la politica estera del governo Prodi possa essere condizionata dagli umori della sinistra radicale e antiamericana che vede in Chávez l’erede di Fidel Castro. I dubbi di Washington si concentrano in particolare su D’Alema perché fu lui, durante il primo incontro con la Rice a Washington, a presentarsi come il garante di una politica estera atlantica. Questi timori coincidono con un calendario di visite negli Stati Uniti di esponenti dell’ala moderata del centrosinistra”.