3-D, intervista al capo degli osservatori Ue

CARACAS – Cautela e impegno. Se è vero, come si afferma in questi giorni di passione politica, che il Venezuela il tre dicembre si gioca il futuro della propria democrazia; lo è anche, ed in questa circostanza più che mai, che l’Unione Europea si gioca la propria credibilità. E non è cosa da poco conto. Dubbi, perplessità e speranza. Come durante il “referendum” per revocare il mandato del Presidente Chávez, anche oggi gli occhi e le aspettazioni dei venezolani, indifferentemente dal loro credo politico, sono riposti  negli osservatori internazionali. In particolare, nella delegazione dell’Unione Europea. Ed è per questo che all’eurodeputata Monica Frassoni, che ne è a capo, chiediamo:


– L’esperienza venezolana con alcune Ong e missioni di osservatori internazionali, durante il “referendum”, non è stata fra le più felici. Quali garanzie offre la delegazione dell’Ue che, nel caso il tre dicembre si verificassero irregolarità, queste vengano puntualmente denunciate con tempestività?


– La nostra garanzia – spiega l’eurodeputata – risiede soprattutto nel fatto che il nostro metodo di osservazione è codificato. Eppoi, vi è la consuetudine di indipendenza, la quale è facilmente verificabile poichè abbiamo partecipato ad una quantità enorme di processi elettorali. Siamo stati recentemente in Bolivia, in Messico e in Nicaragua. Francamente, l’avere un metodo codificato ed esperti esterni all’organismo sono garanzie di serietà. Io sono l’unica ad avere un legame organico con l’Unione Europea.


Sostiene che l’Ue segue un metodo di osservazione standard, verificato e messo a prova in altri processi elettorali. Ed è questo, a detta della Frassoni, un elemento di valutazione assai importante.


– Devo dire che durante la missione esploratoria tutti gli attori politici, senza eccezione, hanno manifestato il loro interesse nella nostra presenza – prosegue -. Tutti hanno insistito perchè venissimo. Ciò significa che Governo e Opposizione ci considerano un fattore rilevante del processo elettorale nel suo insieme. E’, questo, un elemento interessante, fermo restando che ognuno può giudicare le garanzie che offre la missione dell’Ue secondo il proprio punto di vista.


– Avete firmato un accordo con il Consiglio Nazionale Elettorale; un accordo che regola la vostra presenza in Venezuela; la vostra osservazione. Quali sono i punti fondamentali dell’accordo? E in quale misura questo accordo può condizionare la vostra osservazione e le vostre decisioni?


– Mah – risponde -, diciamo pure che questo accordo ripercorre in modo abbastanza fedele il Codice delle Nazioni Unite del 2005. Insomma, calca le regole che disciplinano le osservazioni internazionali. In primo luogo, l’accesso a tutto ciò che ha a che vedere col processo elettorale. Eppoi, la facilitazione dal punto di vista delle procedure ed anche del movimento e delle accreditazioni.


Spiega che gli osservatori delle missioni sono nominati solo ed esclusivamente dall’Ue. Il Cne si limita ad accreditarli automaticamente.


– Altri temi importanti – prosegue – sono: la maniera come noi diamo la notizia della nostra presenza nel Paese ed il rapporto preliminare. Appena giunti in Venezuela, abbiamo invitato i mass-media ad una conferenza stampa. Ed il martedí cinque dicembre, sempre in conferenza stampa, renderemo noto il nostro rapporto preliminare. Una copia, per una questione di cortesia basica, verrà consegnata alle autorità.


– Se si dovessero verificare delle irregolarità, queste verranno denunciate immediatamente?


Sorride e risponde con molta prudenza:


Vedremo… valuteremo sul momento.


– Nel caso il Cne dovesse tardare nel dare i risultati ufficiali, convocherete ugualmente la conferenza stampa martedí? Renderete ugualmente nota la vostra relazione preliminare?


Di nuovo prevale la prudenza. Afferma:


Anche  questa sarà una eventualità che valuteremo opportunamente sul momento.


– Súmate, una delle Ong locali, sostiene che la delegazione dell’Ue è arrivata in Venezuela con molto, troppo ritardo. Quindi, non potrà formarsi un’opinione veritiera di quanto accade nel Paese. Per esempio, si segnalano, tra l’altro, l’uso di fondi pubblici per la campagna elettorale del Presidente Chávez, le pressioni e le minacce sugli impiegati pubblici, le difficoltà dei giornalisti nell’informare liberamente durante la campagna elettorale e così via di seguito. Cosa risponde?


Pur prudente, ammette senza indugi che “la decisione di mettere su la missione è stata presa in tempi relativamente brevi”. Poi precisa:


– Siamo stati presenti al processo elettorale svoltosi circa 10 o 11 mesi fa. Gli elementi di base, quindi, esistono. La nostra delegazione, invece di recarsi in Venezuela quattro o cinque settimane prima delle elezioni, lo ha fatto tre settimane prima. E’ questo un periodo di tempo comunque sufficente. Ci permette di realizzare una osservazione consistente. Questa è naturalmente una valutazione  che ha elementi di arbitrio, sui quali si può discutere. La missione, a nostro avviso, si poteva fare. Ed è per questo che stiamo qui. Qualora ci fossimo convinti del contrario, la missione non si sarebbe fatta. E’ in gioco la nostra credibilità.