Benvenuto, Signor ministro

Quattro giorni. Ma poi, in realtà, si riducono a due. Sono sempre pochi; sufficienti, comunque, per conoscere un po’ di più e da vicino la nostra realtà e per comprendere i nostri problemi e le nostre aspirazioni. Così, da oggi, avremo tra noi il viceministro Franco Danieli.


Forse, come hanno fatto notare in molti, questo non era il miglior momento per la visita ufficiale di un viceministro. Si è alla vigilia di un processo elettorale assai delicato che, comunque vada, è destinato a cambiare la mappa politica del Paese. Il pericolo di strumentalizzazione della visita, è evidente, esiste. Eppoi, gli incontri con le autorità locali saranno atti di pura cortesia e manifestazioni di buone intenzioni, visto che è incerto il risultato del tre dicembre. A questo punto, però, tante riflessioni, benchè non carenti di razionalità, risultano inutili. Quel che è veramente importante è che finalmente il viceministro Danieli sarà tra noi. E sarà nostra responsabilità, quindi, aiutarlo a capire la nostra realtà e quella del paese.


Sono tanti i problemi che colpiscono con particolare crudeltà la Comunità italo-venezolana. Sono problemi che il viceministro conosce bene poichè l’On. Bafile, la nostra deputata, si è preoccupata di illustrarglieli nei particolari.


La crisi economica, a dispetto di quel che mostrano le cifre ufficiali addomesticate, non risparmia più nessuno. E ha creato una legione assai numerosa di indigenti. Sono persone anziane che forse riuscirebbero a vivere con una certa dignità gli ultimi anni di una vita spesa nel lavoro se nel Paese esistesse un vero sistema di sicurezza sociale. Ma sappiamo che non è così. Ed allora sono costrette a rivolgersi agli enti assistenziali della nostra Comunità – non sempre in condizione di soddisfare tutte le richieste – per coprire la spesa che implica l’acquisto di costose medicine.


A questo punto, l’assegno sociale e le convenzioni con assicurazioni private, nel contesto di un Paese in cui negli ospedali pubblici si muore, non sono un capriccio di alcuni anziani ma una vera necessità per chi vive in questa parte del mondo.


Se è vero che la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza, questa volta senza scadenze, è una aspirazione di tanti connazionali obbligati dalle circostanze a nazionalizzarsi; lo è anche che l’insicurezza, oggi in Venezuela, continua ad essere un problema che interessa tutti noi.


Il Venezuela, scrivemmo in un precedente editoriale, non è più il placido paese di una volta. Già non si esce dimenticandosi di chiudere la porta; ma con il timore di non farci più ritorno. Omicidi, stupri, rapine e, soprattutto, sequestri. La delinquenza è dilagante e sono sempre più i connazionali che ne restano vittime. Il viceministro Danieli, sull’argomento, avrà modo di saperne di più quando si recherà a Maracay, dove è stato barbaramente assassinato il cav. Filippo Sindoni, e a Maracaibo, dove i sequestri sono ormai il pane quotidiano. L’argomento, nonostante la prossimità delle elezioni e quindi dei cambi probabili ai vertici del Governo, non potrà non essere tema di discussione negli incontri che il viceministro sosterrà con il Vicepresidente, Josè Vicente Rangel, e col ministro degli Interni, Jesse Chacón.  


In questa sua visita in Venezuela, il viceministro Danieli dovrà evitare d’essere “sequestrato” da quella nostra Collettività che partecipa ai cocktail ufficiali, che ha la fortuna di vivere nei quartieri “in”, che si permette il lusso di viaggiare in auto eleganti, blindate e con “body-guard” e che, sicuramente, va ascoltata; per poter incontrare l’altra Collettività, assai più numerosa: quella silenziosa, che col lavoro si è conquistata la stima del Venezuela e che ha sempre conservato gelosamente l’amore verso la Madrepatria e le proprie tradizioni.