Il volto umano del Patronato INCA

CARACAS.- Il dott. Giovanni Di Vaira, coordinatore nazionale del Patronato INCA CGIL del Venezuela con incarico in Perú e Colombia, ci accoglie con la sua proverbiale cordialitá nei nuovissimi uffici dell’INCA.


Il Patronato INCA ha compiuto lo scorso 18 febbraio i suoi venti anni in Venezuela, un compleanno festeggiato, appunto, con l’inaugurazione e apertura di questa modernissima sede ubicata nel boulevard di Sabana Grande, ed. Galeria Bolivar 2° piano uff. 22 –A.


Sono modernissimi e confortevoli uffici: 140 m2 con vigilanza privata e grande comoditá d’accesso per i nostri connazionali . Gi orari d’attenzione al pubblico sono dalle ore 8 alle ore 12 e dalle ore 14 alle ore 16. I numeri telefonici restano immutati.


-Dott. Di Vaira, ci parli dell’INCA, delle battaglie intraprese in tutti questi anni, dei traguardi raggiunti..


– l’INCA é una Istituzione della CGIL che conta, come tutti sappiamo, con una tradizione di servizio di ben un secolo. L’INCA é stata fondata il 29 luglio del 1947 attraverso un Decreto Legge dell’allora Presidente della Repubblica Italiana, Enrico De Nicola. Il nostro personale é addestrato in questo lavoro che é comparabile alla stessa missione che svolge la CGIL. Siamo il primo Patronato nel mondo in numero di uffici, personale ed utenti. Considera che dei nostri connazionali che attualmente ricevono la pensione quí in Venezuela, il 50% delle pratiche é stato fatto dal Patronato Inca. Abbiamo uffici a Caracas, Maracaibo, Maracay, Valencia e rappresentante in Acarigua –


– Cosa significa lavorare a stretto contatto con i problemi di tanti connazionali, cercare di risolverli, conoscere da vicino tante storie umanissime…


– Non ti nego che ne ho avuto un grande arricchimento come persona. Ho scoperto un mondo che non conoscevo. L’approccio con l’emigrazione lo avevo giá fatto qualche anno prima, lavorando come giornalista per “ La Voce d’Italia”. É vero, facevo interviste, partecipavo a riunioni, scrivevo sulle esperienze dei nostri emigranti, ma quí all’Inca sono stato fianco a fianco con il dolore di tante vite, e sono esperienze che non si dimenticano. Quí siamo spesso a contatto con drammi vissuti da connazionali che s’aprono con noi, raccontando, cercando un appoggio. Quando si siedono nel nostro ufficio, prendono coraggio, si sentono spalleggiati e poco a poco ci parlano delle loro vite, esperienze traumatiche spesso, come quella di una signora alla quale é stato ucciso un figlio di quaranta anni d’etá. Ci troviamo spesso al cospetto di famiglie distrutte -.


– Lo ascoltiamo, il dott.. Di Vaira, parlarci sensibilmente commosso di tante dolorose vicende vissute dai nostri connazionali, dei disagi della vecchiaia di ciascuno, una vecchiaia da affrontare cercando con dignitá qualche sostegno rassicurante da parte della madre Patria.


– Siamo orgogliosi del nostro lavoro, d’averlo svolto in maniera eccellente, sia con le pensioni in regime di convenzione con il Venezela, sia con gli organismi pubblici italiani, soprattutto con i tribunali italiani dove abbiamo vinto cause facendo riconoscere diritti che erano stati negati-.


– Come avete iniziato le vostre battaglie?


– Abbiamo iniziato in difesa dei nostri connazionali, opponendoci aspramente e con fermezza al famigerato articolo 7 della legge 407/1990: articolo questo, creato apposta per risparmiare un po’ di soldi sulla pelle degli italo-venezuelani. Bisogna sapere infatti, che l’articolo 7 (che portava il minimo contributivo ad un anno e annullava la contribuzione volontaria e figurativa per l’integrazione al minimo) fu scritto tenendo in conto che da li a pochi mesi dalla sua approvazione sarebbe entrata in vigore la convenzione di sicurezza sociale tra l’Italia ed il Venezuela che era l’ultima convenzione con un paese con grande presenza italiana. Per i nostri connazionali, che per anni avevano invano atteso e sospirato la firma della convenzione per poter aspirare ad una pensione alle stesse condizioni dei loro connazionali in Argentina, Brasile ed Uruguay, fu una vera doccia fredda. Ma la reazione avvenne clamorosa ed immediata: l’occupazione dei giardini del Consolato d’Italia. Mai prima in Venezuela era successa una cosa simile! –


– É vero, c’é stato un grande impegno da parte dell’Inca per tutelare i diritti dei nostri connazionali….


-Si. L’Inca Venezuela, sin dai primi anni ’90, ha perseguito con forte e continuo impegno, il fine di tutelare, anche in sede giudiziaria, i diritti dei lavoratori e dei pensionati. Si tratta di un impegno che é cresciuto in piena sintonia con quello della sede Centrale che ha dotato il nostro Patronato di un presidio molto attivo e che non ha riscontri in altri Patronati, sia nel campo giudiziario che sul versante processuale. In tale ambito si colloca la prima sperimentazione dello strumento della rogatoria consolare, ovvero della richiesta formulata dai giudici all’autoritá consolare di effettuare la visita peritale. Pur essendo previsto dal codice di procedura civile, questo strumento non era mai stato applicato nelle cause con aspetti sanitari ai fini della verifica dello stato invalidante. Ebbene, la prima volta che ció avvenne, fu in Venezuela e precisamente in una pratica patrocinata dall’INCA di Caracas, riguardante un connazionale che si trovava nell’impossibilitá di affrontare il viaggio per andare a Roma e sottoporsi alla visita del perito del Giudice. Fu richiesta ed ottenuta per la prima volta, grazie alle capacitá del nostro ufficio legale, la consulenza tecnica per rogatoria consolare e fu cosí che il nostro assistito venne sottoposto alla visita da parte di un medico fiduciario del Consolato d’Italia di Caracas, con l’effetto di poter vincere la causa ed ottenere cosí la prestazione di invaliditá a cui aveva diritto. Fu un caso clamoroso anche perché la somma ricevuta da questo nostro connazionale per gli arretrati era davvero enorme. Dopo tale esperienza, numerosissime sono state le ordinanze rese dal Tribunale di Roma e che hanno ammesso la consulenza tecnica d’ufficio mediante rogatoria consolare -.


Non poteva mancare nella nostra intervista, la domanda che sta tanto a cuore ai nostri connazionali, quella riguardante la pensione sociale.


– Tale come é prevista in Italia, precisa il dott. Di Vaira, la pensione é stata richiesta molte volte, ma non verrá mai esportata fuori a causa di motivi economici e finanziari. Comunque, al posto dell’assegno sociale si sta proponendo da vari anni, ed é stato riproposto quest’anno da parte della nostra Deputata Marisa Bafile, l’assegno di solidarietá per i connazionli ncessitati e ció é fattibile e servirebbe a risolvere anche i problemi di chi non ha proprio nessuna risorsa economica. Per chi non possiede nulla, centoventitré euro al mese sono sempre benvenuti.


– Alcuni assistiti affermano che il Governo Prodi ha ridotto le pensioni, é vero?


– No. Affatto. Le pensioni ogni anno aumentano un po’. Quello che é successo (nel caso del Venezuela e di altri Paesi) é che l’INPS aggiorna gli importi delle pensioni venezuelane all’inizio di ogni anno e quindi, gli aumenti dati in Venezuela negli anni precedenti vengono riassorbiti l’anno dopo.


– Una volta approvato dal Governo italiano l’Assegno di Solidarietá, quale é la prassi da seguire per entrarne in possesso?


– I requisiti che stabilirá la legge: cioé dimostrare di avere un reddito inferiore a 3000 euro l’anno ed avere l’etá pensionistica fissata a sessantacinque anni, per entrambi i sessi -.


Accompagnano, nello svolgersi quotidiano delle pratiche all’interno degli uffici del Patronato Inca di Caracas il dott. Di Vaira: Antonietta Piscitelli Zappacosta, Franchina Ciulla Zambito, Domenica Di Giovanni. Maria Gabrilla Pelosato é a capo dell’ufficio di Maracay, assieme a Maria Grazia Pelosato de Fung, Assistente Sociale. Teresa Vaccari é la collaboratrice di Valencia, Emilia Picariello é Capo Ufficio di Maracaibo e Fanny Lunari Quintero, Assistente Sociale uff. di Maracaibo.