L’Italia riscopre il Sudamerica

L’Italia è più vicina. La svolta in politica estera, disegnata dal ministro D’Alema, ha trovato conferma prima nella presenza del vice-ministro Danieli e i sottosegretari Di Santo e Budin in America Latina. Ed ora nella visita del Premier Romano Prodi in Cile e Brasile.


L’Italia, così, riscopre l’America Latina. E lo fa dopo una lunga assenza, dovuta alla mancanza di interesse dei governi del centro-destra, cechi alle mutate realtà in questa parte del mondo e sordi ai richiami delle nostre Collettività.


Questo pezzo di continente americano, oggi, vive una nuova esperienza politica. I movimenti di sinistra, riformisti come quelli di Lula e Bachelet o radicali come quelli di Chávez e Ortega, si sono imposti dopo l’insuccesso delle strategie neo-liberali. Ed hanno inaugurato politiche economiche in cui il centro dell’attenzione, almeno nella teoria, sono la qualità di vita ed il benessere della popolazione. Riforme e provvedimenti talvolta drastici, che provocano timori eccessivi e non sempre giustificati in chi teme la perdita della tranquillità economica raggiunta dopo anni di lavoro, caratterizzano le misure economiche e sociali dei governi  attualmente al potere. E’ vero, in alcuni Paesi è latente il pericolo di un ritorno a governi di forza; in altri, invece, è molto labile la frontiera fra democrazia e dittatura. Eppoi, il radicalismo propone sovente correnti ideologiche superate dai tempi e dalle teorie. Comunque, pochi ormai negano che era necessaria una svolta politica in funzione del benessere delle popolazioni più povere, che sono anche le più numerose e le meno protette.


Dopo un lungo periodo di stagnazione, l’economia della regione è tornata a crescere. Le cifre di agenzie internazionali mostrano un incremento del Prodotto interno lordo pari al cinque per cento, per quinto anno consecutivo. Si tratta, quindi, di una crescita non congiunturale ma sostenuta nel tempo.


E’ in questa realtà che l’Italia si propone, oggi, come anello di congiunzione tra l’Europa e l’America Latina. Insomma, un ponte ideale tra il “vecchio continente” e una parte dell’America che ha bisogno di investimenti e di tecnologia; della cooperazione per continuare a crescere.


Ma, nella svolta della politica estera italiana, vi è anche una nuova valutazione delle nostre Comunità. E questo è anche merito dei nostri deputati, impegnati a far conoscere meglio la nostra realtà  ai dirigenti dei partiti di appartenenza.


Non siamo più, nè in Venezuela nè altrove, l’emigrazione dalla “valigia di cartone”. Le nostre comunità sono cresciute. Sono diventate adulte nel lavoro. Si sono trasformate così come si è evoluta la società. Oggi le seconde e terze generazioni, integrate nel tessuto sociale del Paese ma con un Dna che ha ancora tanto dell’Italia, sono costituite da professionisti, industriali, intelettuali, politici e scienziati. Insomma, una immensa ricchezza che l’Italia non può continuare a sottovalutare.


La presenza dei nostri deputati nel Parlamento italiano e la proliferazione  delle visite di ministri, vice-ministri, sottosegretari, ed ora del Premier Prodi, appunto, sta a dimostrare l’interesse ad un approccio diverso con l’America Latina. Ed in questo contesto le nostre Comunità che, non ci stancheremo mai di dire rappresentano la vera ricchezza dell’Italia al di là dell’oceano, possono svolgere un ruolo di rilievo. Essere l’anello di raccordo tra la realtà italiana e quella americana. Lo hanno fatto ieri. Possono farlo oggi.