Prodi:”Aiuti diretti alla famiglia”

– Il quoziente familiare – ha detto il Premier – ha un’applicazione positiva, ma non dimentico che non aiuta le famiglie più povere. Quindi stiamo lavorando in due direzioni: o viene aiutato da una fiscalità positiva, oppure si deve pensare alla possibilità di aiuti diretti alle famiglie. Questo é l’orientamento sul quale si sta lavorando. E in questo dobbiamo tenere conto di dove si annidano le fasce di povertà: le famiglie numerose, gli anziani e le periferie.


D’accordo sulla necessità di agire in più direzioni il ministro delle Politiche per la Famiglia, Rosy Bindi.


– Il fisco – ha osservato – è sicuramente una delle leve più importanti, ma puntare solo su questo finirebbe per premiare i redditi medio-alti. Una sana politica per la famiglia è invece un mix tra politiche fiscali, trasferimenti alle famiglie in base al livello dei componenti e una rete di servizi accessibili a tutti.


La condizione delle famiglie italiane fotografata dall’indagine conoscitiva realizzata dalla commissione Affari sociali della Camera offre parecchi spunti di riflessione.


Ad esempio, emerge una riduzione della dimensione media delle famiglie alla quale si accompagna un aumento della percentuale di componenti anziani. In soli 15 anni (’98-2003) le coppie con figli sono diminuite di 1 milione mentre le coppie senza figli sono aumentate della stessa quantità. Si impongono, poi, nuovi modelli famigliari. Pur essendo ancora prevalente la famiglia tradizionale, sono in crescita altri modelli. Le nuove forme familiari – single non vedovi, coppie conviventi o ricostruite, genitori soli – ammontano a circa 5 milioni e 200 mila nel 2005 rispetto ai 3 milioni e 500 mila del ’95. Si registra una tendenza alla crescita dei single (25,9%) e delle coppie senza figli (19,8%) che si accompagna al calo delle coppie con figli (39,5%) e delle famiglie estese (5,1%). Inoltre, ci si sposa più tardi e aumentano i figli nati da genitori non sposati. La percentuale delle nascite fuori dal matrimonio è aumentata in Italia del 70% nel periodo 1995-2004 (passando all’8,1% al 13,7), ma negli altri Paesi europei quasi tutti i primi figli nascono nell’ambito della convivenza. Pur essendo oggi i papà più collaborativi rispetto al passato, i cambiamenti sono lenti: il tempo da loro dedicato al lavoro familiare nel corso della giornata è cresciuto in 14 anni di soli 16 minuti. I bambini di uno o due anni con la mamma che lavora vengono affidati, nell’ordine, ai nonni (52,3%), al nido privato (14,3%), al nido pubblico (13,5%) e alla baby sitter (9,2%). Il 28,3% delle madri che non affidano i propri figli al nido avrebbero in realtà voluto usufruirne ma non lo hanno fatto per l’assenza o la lontananza delle strutture, per la carenza di posti disponibili e per i costi elevati.