Cgie, approvata la riforma

E’stato approvato ieri dall’assemblea


plenaria del Consiglio


generale degli italiani all’estero


il documento di riforma del Cgie. Il


documento, presentato questa mattina


da Mario Tommasi, presidente della


commissione Diritti civili, politici e partecipazione,


e modificato in seguito al


dibattito, è stato votato a larghissima


maggioranza da parte del Consiglio, che


si espresso favorevolmente quasi all’unanimità,


con l’eccezione di quattro


consiglieri che si sono astenuti e un


contrario.


La mattinata della seconda giornata di


lavori del Consiglio generale degli italiani


all’estero era stata dedicata alla


discussione del documento di riforma


del Cgie. Nel corso del dibattito è intervenuto


anche Franco Narducci, deputato


eletto nella circoscrizione Estero ed


ex segretario generale del Consiglio


stesso. “Credo – ha esordito l’onorevole


– che in questi mesi ci sia stata una grande


attenzione incentrata sugli italiani


nel mondo, un’attenzione che da parte


nostra è stata rivolta a contrastare attacchi


anche provenienti dalla stampa,


come quello di ieri (martedì, ndr) sul


Corriere della Sera”. Il quotidiano milanese


ha infatti pubblicato un servizio


nel quale si sottolinea il cospicuo


numero di ultracentenari fra i residenti


all’estero che beneficiano di una pensione


italiana. Un articolo che evidentemente


non è andato giù al deputato:


“Bisogna aprire una riflessione in merito


– ha sottolineato – perché c’è un preciso


sistema di regole e norme, per cui


un pensionato che per due o tre volte


non si reca a ritirare la pensione perde il


beneficio della riscossione. Dovremmo


credere dunque che ci sono banche che


si sono approfittate dei pensionati italiani


all’estero?”. Parlando del ruolo del


Consiglio, Narducci ha evidenziato che


“bisogna ribadire l’importanza del Cgie,


che è un organo straordinario quando è


messo in condizione di lavorare”.


Poi il deputato ha illustrato i rapporti


fra il Cgie e i parlamentari eletti all’estero,


sottolineando che “non è facile far


arrivare in Aula le nostre istanze, ma


bisogna anche smetterla di dire che i


parlamentari esteri non fanno nulla,


perché i nostri compiti, ai quali non ci


siamo mai sottratti, sono quelli di votare


i provvedimenti e di produrre proposte


di legge e interrogazioni”. “Forse –


ha aggiunto Narducci – l’unico rilievo


che ci può essere mosso è che dovremmo


essere più coordinati nelle azioni


che riguardano le comunità italiane nel


mondo. In tal senso è apprezzabile lo


sforzo costantemente compiuto dal


viceministro Danieli, che invita sempre


al dialogo tutti i parlamentari eletti


all’estero, in ogni questione che viene


affrontata”. In merito alla riforma del


Cgie, secondo Narducci è essenziale che


“se verrà presentata da deputati e senatori


una proposta di legge che è frutto di


una riflessione ormai decennale, il


governo non dovrà presentare un’altra


proposta distinta, ma cercare un dialogo


e un confronto sulla base di ciò che


è stato discusso in seno al Consiglio”.


“Comunque – ha aggiunto – è essenziale


che la riforma non sia una riforma al


ribasso. Condivido il metodo scelto, che


è quello dell’approvazione di un documento


di indirizzo, che apre al confronto”.


L’onorevole ha chiuso facendo i


complimenti ad Elio Carozza, che ha


ricevuto il testimone dallo stesso Narducci


nel ruolo di segretario generale:


“Ho molto apprezzato il fatto che non


si è lasciato trascinare in polemiche che


se portate avanti avrebbero solo fatto il


male del Consiglio. E’ riuscito a tenere


saldo il timone mentre portava avanti


tutto il lavoro che c’era da fare”.


“Sono rimasto molto soddisfatto”: questo


il commento dell’ex ministro per gli


Italiani nel mondo Mirko Tremaglia in


merito al documento di riforma del


Cgie. “Ho preso la parola lo scorso 19


novembre alla Camera – ha ricordato


l’onorevole – mentre si discuteva della


Finanziaria, sottolineando che era la


prima volta che si dibatteva della


manovra alla presenza di 18 parlamentari


eletti dagli italiani nel mondo. Personaggi


che molti in quell’Aula ignoravano,


ma che sono invece uomini e


donne di grandissima importanza per i


milioni di nostri connazionali residenti


all’estero”. A proposito della riforma del


Cgie, Tremaglia esprime un giudizio


positivo per il fatto che questa viene


proposta “da chi rappresenta l’Italia nel


mondo”. “Dovete essere partecipi – ha


detto l’ex ministro rivolto ai consiglieri


– dell’importanza e della responsabilità


di quest’organo istituzionale, perché


con questa riforma il Cgie diventa una


parte viva e incisiva, un’espressione che


non può più essere ignorata dalle forze


politiche”. Secondo l’esponente di


Alleanza Nazionale però è necessario


che il presidente del Cgie “non sia più


un membro dell’esecutivo (attualmente


la carica è ricoperta dal ministro degli


Esteri, ndr), perché ciò non è concepibile.


E’ come se assegnassimo la presidenza


della Camera a un membro del Parlamento”.


Tremaglia batte ancora sul tasto della


sensibilizzazione nei confronti della


politica italiana sull’importanza delle


comunità italiane nel mondo: “Non


dobbiamo far dimenticare al Parlamento


quanto siete importanti – dice – Perché


altrimenti leggiamo articoli come


quello degli ultracentenari sul Corriere


della Sera. Ma perché il Corriere oltre a


ricordare quanti ultracentenari italiani


ci sono all’estero, non racconta anche


quanti sono gli italiani che hanno


avuto successo, innalzando il nome dell’Italia


nel mondo?”