ROMA – Venti milioni di italiani non hanno letto neanche un libro nel corso dell’ultimo anno, altri sette milioni ne hanno “aperto” uno, e il 12% delle famiglie dichiara di non avere libri in casa sua. Sono i risultati di un sondaggio condotto per l’Istat dalla Multiscopo. La ricerca è stata resa pubblica lo stesso giorno dell’apertura, a Torino, della Fiera internazionale del libro, giunta alla ventesima edizione; su un’area di 51 mila metri quadrati sono distribuiti 1.414 espositori e oltre un milione di volumi.
V
enti milioni di persone nonhanno letto neanche un libro
nel corso dell’ultimo anno e
altri sette milioni ne hanno “aperto”
uno o poco più. Senza considerare
che, estendendo il discorso alle
famiglie, il 12% dichiara di non
avere libri in casa. Nemmeno uno.
Italiani, popolo di non-lettori, dunque.
Almeno stando alle indagini
Multiscopo condotte dall’Istat che
rilevano i comportamenti e gli
aspetti più importanti della vita
quotidiana delle famiglie. Ventiquattromila
famiglie per un totale di
circa 54mila individui che fotografano
una situazione preoccupante sul
versante della lettura nel Belpaese.
Venti milioni e 300mila persone – il
37% della popolazione da 6 anni in
su – non hanno letto neanche un
libro nei 12 mesi precedenti l’intervista.
Sono soprattutto uomini (il
41,6% rispetto al 32,7% delle
donne) e adulti (oltre il 36% nella
popolazione di 55 anni e più). La
motivazione della “non-lettura” è
preoccupante quasi quanto la “nonlettura”
in sé: non si legge perché è
noioso. Almeno per il 29,8% del
campione. Un altro 25,2% non
tocca un libro per mancanza di
tempo libero (soprattutto i giovani
lavoratori), il 19,6% perché preferisce
altri svaghi (gli studenti, in particolare),
il 14,5% per problemi di
vista, ma questa è una risposta confinata
alla fasce di età più avanzate.
Controcorrente, rispetto ad altre
forme di espressione cultura come i
dischi, solo il 5,5% usa come “scusa”
il prezzo troppo elevato delle pubblicazioni.
Colpisce invece che l’8,3%
dei non lettori abbia usato come giustificazione
il fatto di non essere in
grado di leggere o di leggere male.
Ma anche in questo caso, la percentuale
è alzata da un singola fascia di
età, quella tra i 6 e i 10 anni, nella
quale il 16,8% del campione ha dato
questa risposta. Ai non-lettori vanno
però aggiunti i cosiddetti lettori
deboli, le persone che, pur non
dichiarandosi lettori di libri, hanno
in realtà letto uno o più libri nel
corso dell’anno. Nel 2006 sono stati
circa 7 milioni pari al 12,8% della
popolazione dai 6 anni in su. La
tipologia del lettore morbido è prevalentemente
una: donna (79,9%) e
probabilmente casalinga, visto che il
51,9% dei lettori morbidi sceglie
libri di cucina, cucito e bricolage.
Ma il dato in assoluto più preoccupante
è che il 12,3% delle famiglie
intervistate dichiara di non possedere
in casa alcun libro, a fronte di un
62,6% che dichiara di avere in casa
meno di un centinaio di libri e di un
21,5% che ne possiede più di 100. Il
dato peraltro evidenzia un tendenza
all’aumento, considerando che, nel
2000, la quota di famiglie senza
alcun libro in casa era del 10,8%.
Focalizzando l’attenzione sulle famiglie
che non possiedono libri in casa
e su quelle che ne possiedono più di
100 emergono forti differenze territoriali.
Le regioni con la percentuale
più alta di famiglie che non possiedono
in casa alcun libro sono quelle
meridionali (19,2%) ed insulari
(18,2%), mentre nel Centro-nord
tale quota non arriva al 10%. In particolare
il primato spetta alla Puglia
dove il 24,2% delle famiglie residenti
non possiede alcun libro. Seguono
la Sicilia (21,3%), la Basilicata
(20,2%) e la Calabria (17,5%).
All’opposto, le quote più basse di
famiglie che non possiedono libri in
casa si riscontrano in Trentino-Alto
Adige (4,5%). Le quote maggiori di
famiglie con oltre 100 libri in casa,
al contrario, si riscontrano nel Centro-
nord, dove circa un quarto delle
famiglie residenti possiede 100 o più
libri, mentre nel Sud tale quota scende
sotto il 16%. Friuli-Venezia Giulia
(31,3%) e Sardegna (27,2%) sono le
regioni con le più alte percentuali di
famiglie con 100 o più libri in casa;
seguono a pari merito, con valori
che oscillano intorno al 25%, il
Veneto, la Valle d’Aosta, il Trentino-
Alto Adige, la Lombardia e il Lazio.
In Calabria, Campania, Sicilia e
Puglia, invece tale quota non raggiunge
il 15%. Ma veniamo a chi
legge abitualmente, nel 2006 il
60,5% della popolazione dai 6 anni
in su, pari a 33 milioni e 351mila
persone. L’Istat spiega che le donne
leggono più degli uomini (65% contro
55,8%), che i giovani leggono
più degli adulti e degli anziani
(76,3% tra i 15-17enni a scendere
fino al 28,3% tra gli ultra-settantacinquenni),
che i laureati (91%) leggono
più delle persone con bassa
scolarità (40,1%) e che al Nord
(67,5% al Nord-ovest, 66,9% al
Nord-est) si legge più che al Meridione
(poco meno del 50%). Per
questi “lettori forti” il libro è il modo
migliore per trascorrere il tempo
libero (30,4%). Ma c’è anche chi lettore
forte lo diventa per necessità,
come studenti e alcune tipologie di
lavoratori (17,4%). Per i primi i
romanzi sono i libri più letti
(51,4%), seguiti dai libri per la casa
(27,2%), da gialli e noir (27,1%),
dalle guide turistiche (26,7%), dai
libri umoristici (24%) e dai libri di
scienze sociali o umane (23,7%).
Ultimi cenni sul trend del fenomeno,
comparando i dati del 2006 con
quelli del 2000. Emerge che la quota
di lettori è sostanzialmente stabile,
ma se si guarda alle dinamiche per
età ci sono spunti interessanti:
aumenta, infatti, la lettura tra i bambini
di 6-10 anni (dal 56,3% del
2000 al 59,4% del 2006) e tra gli
ultra-cinquantacinquenni. In particolare,
tra le persone di 60-64 anni i
tassi di lettura passano dal 49,4% del
2000 al 56,9% del 2006. Anche tra le
persone dai 65 ai 74 anni e tra gli
ultra-settantacinquenni si registrano
incrementi significativi (rispettivamente
del 13,2% e 9,7%). Diminuisce
la lettura, invece, tra le persone
dai 20 ai 44 anni (in particolare dai
25 ai 34 anni passa dal 71,9% del
2000 al 69,4% del 2006) e ciò soprattutto
per un calo dei lettori per
motivi professionali o scolastici.
Altra curiosità: si legge più spesso,
ma si legge meno. Vale a dire che
diminuiscono i lettori forti, autentici
divoratori di libri, che calano dal
39,8% al 34,7%, mentre aumentano
i lettori deboli, che impiegano forse
più tempo per finire un libro ma che
leggono almeno una volta a settimana.
Infine, un cambio delle abitudini
d’acquisto. Rispetto al 2000, infatti,
cala l’acquisto in libreria (dal
18,5% al 17,4%), nei centri commerciali
(dal 13% all’11,8%), per corrispondenza
(dal 2,3% al 1,3%) o su
bancarella (dal 2,1% all’1,1%), mentre
aumentano altre modalità di
acquisizione come i regali (dal
14,9% al 16,3%) e l’acquisto in allegato
a un periodico o un quotidiano
(dal 3,7% al 6,9%). Il che porterebbe
a incrociare i dati con quelli che illustrano
le vendite basse dei giornali
in Italia, ma questa è già un’altra
analisi.