Parte il confronto sulle pensioni

ROMA-Snistra radicale insorge contro Tommaso Padoa-Schioppa. In un’intervista a ‘Repubblica’ il ministro dell’Economia avverte: si deve trovare un accordo sulla riforma delle pensioni entro giugno, altrimenti restano lo scalone di Maroni e la revisione dei coefficienti prevista dalla riforma Dini del ’95. Rifondazione comunista, Verdi e Pdci non ci stanno e per tutta la giornata di ieri fanno partire bordate contro il Tesoro. Tocca allora all’Ulivo, spalleggiato dalla Rosa nel pugno e dall’Italia dei valori, prendere le difese di Padoa-Schioppa. Anche se i Ds sembrano preoccupati: riconoscono le buone ragioni del ministro, ma nello stesso tempo avvertono che bisogna concedere qualcosa su pensioni basse e ammortizzatori sociali. Risultato: governo spaccato e maggioranza divisa proprio nel giorno in cui a Palazzo Chigi parte il confronto con le parti sociali su welfare e previdenza.
Già dalle prime ore della mattinata di ierie la sinistra radicale fa capire di non gradire affatto la posizione del titolare dell’Economia. Il ministro della Solidarietà sociale Paolo
Ferrero (Prc) attacca: “Nel programma è scritto che lo scalone va abolito. Una parte significativa dell’extragettito deve finire per le spese sociali”. Consentire cioé l’abolizione dello scalone senza modificare i coefficienti per le pensioni medio basse. Posizione identica quella del segretario di Rifondazione Franco Giordano, il quale dice che il governo potrà avere il consenso del partito sulla previdenza solo se si rispetta il programma dell’Unione.
Anche Verdi e Comunisti italiani fanno sentire la loro voce.
Per Pino Sgobio (Pdci) le parole di Padoa-Schioppa tradiscono il programma del entrosinistra e il dodecalogo sottoscritto dai partiti per uscire dalla crisi di governo. E Angelo Bonelli (Sole che ride) è netto: “Siamo stupiti dalle affermazioni del
ministro, il suo è un aut aut incomprensibile”. Insomma, la sinistra dell’Unione è pronta a fare le barricate e non sarà sola, considerato le  reazioni di Cgil, Cisl e Uil contro il ministro