Dal Polo all’Ulivo, sì unanime alla legge anti-intercettazioni

ROMA – La pubblicazione delle intercettazioni telefoniche dei colloqui avuti tra D’Alema e Fassino con l’allora ad di Unipol, Consorte, in merito alla scalata alla Bnl, ha portato tutte le forze politiche (con l’eccezione dell’Idv di Di Pietro) a chiedere un’accelerazione del ddl Mastella. Un articolo di quel provvedimento è studiato al preciso scopo di evitare che accadano fatti come quello che, adesso, sta mettendo in imbarazzo i vertici della Quercia; prevede infatti sanzioni fino a 100 mila euro per i cronisti che pubblicano i contenuti delle intercettazioni estranee alle indagini o il carcere fino a quattro anni per chi stampa quelle “raccolte illecitamente”. “La vicenda è grave dal punto di vista culturale – ha commentato D’Alema. – Primo: è arrivato il momento di recuperare una questione di principio per cui non si danno in pasto ai giornali telefonate senza rilievi penali. Secondo: tutto il mondo politico parla con imprenditori e uomini della finanza. E’ normale. Se trovassero tutti i miei colloqui con industriali italiani ci potrebbero riempire un libro. Se questi colloqui non configurano un reato, non si può mettere tutto su Internet”. Tutti d’accordo, dunque, nel porre un freno alla divulgazione sui media delle intercettazioni di comunicazioni private. Tranne Antonio Di Pietro, che si dichiara contrario a ogni norma “che tappa la bocca ai cronisti”. E c’è chi, come il giornalista Marco Travaglio, avverte: se questa legge fosse esistita in passato, nessuno avrebbe mai saputo di Bancopoli, Calciopoli, Vallettopoli.