“Il Venezuela deve pagare”

ROMA – Restano “delicati”, secondo un lancio dell’agenza di stampa italiana Ansa, i rapporti tra l’energetica italiana Eni e il governo venezuelano. Si parla della decisione del presidente Hugo Chávez di rinazionalizzare la produzione locale di idrocarburi, fra cui anche il giacimento Dacion di proprietà Eni. Sull’argomento è tornato l’ad della società,  Paolo Scaroni. Spiegando di non attendersi grosse novità in merito prima di un anno, ha ribadito la sua posizione in materia: “Il petrolio è loro e possono utilizzarlo a loro piacimento. Chávez ha un contratto con Eni e vuole cancellarlo? Può farlo, ma deve pagare per la rottura del contratto. Se il valore del giacimento di Dacion non viene pagato non è una rinazionalizzazione. E’ un furto”. I tempi del tribunale di arbitrato internazionale, che ha accolto il ricorso dell’Eni, sono dell’ordine dei 18-24 mesi, e “il processo è appena iniziato”; ma “mi auguro che nei prossimi 18 mesi si possa arrivare a una soluzione transattiva”. E “se si dovesse arrivare a una conciliazione sarei ben contento, perché l’ultima cosa che voglio fare è far causa a un Paese produttore. Ma le offerte arrivate sono molto lontane dal valore degli asset e da quello che ci aspettiamo”, ha aggiunto.