Con “Los Niños de la Calle” di Deanna Albano


CARACAS.- L’abbiamo incontrata la prima volta nell’anno 1989. L’ Associazione “Muchachos de la calle” aveva appena un anno di vita: Deanna Albano e Gustavo Misle l’avevano fondata nel’88. Fin dalla nostra prima intervista Deanna e Gustavo assumevano un’importanza particolare. La loro umanitá traspariva dall’infinitá di racconti dell’amara vita vissuta dai ragazzi della strada. Loro due insieme, erano risusciti piú di qualsiasi altro a toccare il cuore dei nostri lettori con esperienze dure, respirate giorno per giorno, ora dopo ora, accanto a chi era stato segnato fin dalla nascita da un destino doloroso, inumano, assunto inconsciamente, irrimediabilmente ed alle spalle di Dio.


Quest’anno, lo scorso 27 aprile, la Regione Toscana ha onorato Deanna Albano conferendole il “Gonfalone d’Argento”con la seguente motivazione:


” Fiorentina di nascita e venezolana di adozione, la dott.ssa Deanna Albano, oltre a svolgere il suo lavoro di psicologa e scrittrice specializzata in tematiche legate all’infanzia, collabora con L’Associazione ‘Red para la Infancia y la Familia’ ed é fondatrice e Presidente dell’Associazione ‘Muchachos de la calle’ attraverso la quale svolge un’apprezzatissima opera filantropica nei confronti dell’infanzia abbandonata. La dott.ssa Albano, infatti, facendo leva sulla creatività dei bambini e grazie all’impiego di una delle tradizioni artigianali toscane, é riuscita a sottrarre decine di bambini alla vita di strada. Il suo progetto di recupero, ‘Casa Artesanal Muchachos de la calle’, finanziato dall’Unione Europea, aiuta i bambini facendo realizzare loro oggetti di ‘papel marmolado’, la carta dai disegni che somigliano a venature del marmo, che vengono poi venduti per pochi, ma preziosissimi spiccioli.


Per il suo impegno a favore dell’infanzia abbandonata, oggi, 27 aprile 2007 il Consiglio regionale della Toscana d’intesa con la Giunta regionale, nella sede del Consolato Generale d’Italia a San Paolo, Le conferisce l’onorificenza del Gonfalone d’Argento.


Il Presidente del Consiglio Regionale della Toscana


Riccardo Nencini”


– Deanna, quanti anni hanno i “Muchachos de la calle”?


– L’etá dei ragazzi é compresa tra i nove ed i sedici anni. I primi ragazzi in cui ci siamo imbattuti erano circa novantasei: gironzolavano tra le zone di “Los Caobos” e “Sabana Grande” dove ve n’erano quaranta. A Chacaito c’erano centosessantasette ragazzi, a Baruta sessantacinque, a “Los Erasos”, circa centoventuno. Ne assistevamo duecentociqunta con la nostra Unitá Medica e alla “Pastora” erano novantotto.


– Quanti di questi ragazzi sono stati riscattati dalla vita di strada?


– Circa il quaranta o il cinquanta per cento: in alcuni casi il lavoro é stato più importante che in altri. A Chacaito abbiamo fatto un buon lavoro. L’Unitá Medica “Muchachos por la Salud” offriva assistenza medica una volta a settimana nelle zone di Sabana Grande, a Baruta, e nell’avenida “Libertador”. Con la stessa Unitá abbiamo appoggiato alcune Associazioni che erano agli inizi della loro opera: “Mamá Margarita” a Petare e “Casa Hogar Nueva Esperanza” nella zona del Paraiso.


– Deanna, qual é il sentimento che ti spinge verso questi ragazzi?


– Mi colpisce la quasi totale assenza affettiva. Ho conosciuto ragazzi reputati aggressivi che avevano soltanto bisogno di qualcuno che parlasse con loro. A poco a poco che svolgevamo il nostro lavoro, ci rendevamo conto che non tutti i bambini che sono in strada vi vivono permanentemente. Alcuni tornano a casa quando é sera. L’”Unicef” li ha denominati “Niños en la calle”, mentre “Niños de la calle” quelli che si allontanano totalmente dalle loro famiglie e dalla scuola.


Nel quartiere “Los Erasos” di Caracas, Deanna e Gustavo hanno messo su da vari anni una scuola dove circa venticinque ragazzi producono oggetti confezionati con la carta e che vengono venduti ad una affezionata clientela. Per studiare la messa a punto di tale lavoro, Gustavo si é recato anni fa con alcuni ragazzi a Firenze, cittá famosa per l’arte della carta che riproduce le belle venature del marmo. É un’arte antichissima, vanto appunto della Cittá dei Medici.


Del ricavato di questi lavori effettuati dai ragazzi di Deanna e Gustavo, il 40% viene destinato al pagamento del lavoro svolto da ciascuno di loro, ed il restante va impiegato per comprare la materia prima. Tra questi ragazzi, all’inizio, molti non frequentavano gli studi. Oggi tutti studiano.


– Questo nostro progetto é destinato ad educare ciascun ragazzo il quale, a contatto con l’arte che svolge, é automaticamente invogliato ad apprendere di piú – sottolinea Gustavo Misle.


– Deanna, dopo circa venti anni dall’inizio della vostra opera che affianca e riscatta i ragazzi dalla strada, com’é la loro situazione odierna? Ci sono dei miglioramenti?


– No. La situazione é peggiorata, anche se non si vedono tanti bambini popolare la strada perché la Polizia li perseguita. Loro si riuniscono soltanto quando dormono, per sentirsi piú sicuri.


– Perché sostieni che tutto é peggiorato?


– Perché da venti anni a questa parte nessun Governo di turno ha costruito un nuovo centro adatto alla necessitá di questi ragazzi.


– Un bambino nato per la strada, come si puó riscattare?


– Non é facile. Nella zona del fiume Guaire ce ne sono tanti. Io cercherei di costruire un piccolo villaggio per ospitarli. Tanti piccoli villaggi. Ma bisogna anche tener conto della differenza che esiste tra chi consuma sostanze stupefacenti e chi no. I primi, devono seguire un processo di disintossicazione. Non si possono mescolare tutti i ragazzi indiscriminatamente.


– Questa situazione puó cambiare? Puó migliorare?


– Se ci affidiamo alla speranza, si. Ma ci vuole molto buon senso, in fondo, anche se qualcuno ci compara all’India, il Venezuela ha meno abitanti ed un territorio piú esteso. Si, i villaggi sarebbero una buona soluzione.


-Cosa pensi del progetto “Negra Ipolita”?


– Come tutti i progetti , in essenza é buono. Il problema peró consiste nel fatto che si stanno mischiando famiglie intere con bambini, ragazzi di otto anni con ragazzi di diciassette. Non si possono affiancare ragazzi che hanno giá commesso un delitto con i bambini della strada: ci vuole un centro adatto per ogni problematica. Per esempio, la “LOPNA” (“Ley Organica de Protección al Niño y Niña Adolecentes”, é ben concepita, peró non si comprende perché si cerca di eliminare l’”INAM” (“Instituto Nacional del Menor”). Pensa un po’: un milione e trecentomila bambini frequentano l’asilo infantile “Prescolar” ed un milione settecentomila bambini non frequentano assolutamente niente: e quí inizia il problema: quando i bambini che devono frequentare normalmente la prima classe elementare ripetono l’anno oppure non vanno per niente a scuola. Un milione di bambini lavora dall’etá di sette anni all’etá di diciassette e seicentomila di questi lo fanno in piene e totali condizioni di sfruttamento. Quarantamila bambini sono soggetti allo sfruttamento sessuale.


Cifre che non consolano. Come non consola lo squallore dei nomadi nei quali ci imbattiamo sempre piú spesso attraversando i principali quartieri di Caracas. Un bimbo nato per la strada o sulle rive del fiume Guaire ha il destino segnato. Deanna Albano e Gustavo Misle hanno recentemente messo a punto l’ “Observatorio de Infancia y Juventud” “Pequeños Unidos en un Destino Atroz”. Possiamo comunicarci con loro e tenerci informati, attraverso: www.observatoriodeinfanciayjuventud.blogspot.com