ROMA – “Noo”. Nonostante le bordate giunte dal commissario europeo Almunia alla sua Finanziaria, Romano Prodi non ci sta a definire le regole di Maastriht stupide, quando qualcuno gli ricorda quella definizione data anni fa dall’opposizione. Però non si lascia nemmeno intimorire dai richiami di Bruxelles. I conti sono a posto, i limiti Ue rispettati e dunque quel poco in più che viene dal tesoretto lo si usa per dare una spinta al Paese, altrimenti, lo si affossa.
Tornando a Bruxelles da una missione di due giorni in Kazakhstan, alla vigilia di un incontro con il presidente della Commissione Manuel Barroso e con otto commissari, tra cui quelli alle infrastrutture e alla concorrenza, Prodi non smentisce la sua finanziaria. Oggi magari sarà chiamato a spiegarla a qualche commissario, magari allo stesso Almunia.
– Non c’è nessun calendario definito – dice il premier quando gli si chiede se l’incontro, un primo tempo non previsto, può ‘saltare fuori’ oggi. Prodi mette i puntini sulle ‘i’:
– Le regole europee le seguo scrupolosamente, ma non faccio di piu se penso che questo ponga un freno allo sviluppo dell’Italia.
Sui conti Prodi si dice “tranquillo”
– Abbiamo un cammino e lo seguiamo – afferma -. Ci eravamo posti degli obiettivi che abbiamo raggiunto. Lo abbiamo fatto nel 2007 e lo faremo anche nel 2008. Non siamo assolutamente fuori dal tracciato.
Un po’ di dialettica tra Commissione e singoli Paesi è fisiologica, spiega l’ex presidente Ue ora premier, ma ora fa premio la responsabilità di governare un Paese che lui stesso poco prima, conversando con i giornalisti ha definito da rivitalizzare.
– Io mi devo porre il problema di una politica economica che aiuti la crescita nell’ambito dei limiti europei. Nessuna intenzione di deviare dal cammino indicato dalla Ue, ma nemmeno di rinunciare a linee di sviluppo ed equità che ho scelto per l’Italia”. Con un paradosso Prodi spiega: “si potrebbe chiudere il debito in un anno, ma si chiuderebbe anche il Paese.
Oltre alla finanziaria Prodi indica due strumenti per dare la scossa necessaria a risvegliare il Paese: il decreto fiscale e il terzo pacchetto di liberalizzazioni firmato da Bersani, il tutto in tempi più che brevi.
– Spero che