Welfare, in piazza e battaglia in aula

Roma – Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo testo del ddl sul welfare.


– Non solo conferma lo spirito e i contenuti dell’intesa del 23 luglio ma anche la volontà di condurre in Parlamento quell’intesa e la volontà del governo di farla approvare entro il 31 dicembre prossimo – ha sottolineato il sottosegretario alla presidenza, Enrico Letta, nel corso della conferenza stampa al termine del Cdm -. Il governo riconferma di voler procedere sulla via della concertazione che, come dimostrato, è lo strumento giusto. E il fatto che il documento sia stato approvato con il sì di Confindustria e sindacati è la dimostrazione che l’intesa regge.


Poi, rispondendo a una precisa domanda sull’atteggiamento che in sede parlamentare terrà l’esecutivo, ha spiegato che “il governo porterà questo testo in Parlamento sperando che l’approvi anche se il Parlamento è sovrano e deciderà nella sua piena autonomia”.


Letta ha poi assicurato che le modifiche apportate non avranno nessun impatto sui conti della manovra.


– Ci sono cambiamenti che non hanno effetto su questa finanziaria – ha spiegato -. Il testo ha una invarianza di costi. Sono cambiamenti che migliorano alcune parti.


Il nuovo via libera al testo del Protocollo sul welfare è arrivato con l’astensione dei ministri della Solidarietà sociale Paolo Ferrero e dei Trasporti Alessandro Bianchi.


– E’ assolutamente necessario che in Parlamento si cambi la parte del testo sul welfare relativa alla precarietà – sono state le parole di Ferrero – Ho ribadito in Cdm che è necessario che tutta la maggioranza chieda in Parlamento queste modifiche.


Lasciando Palazzo Chigi Ferrero ha assicurato che la cosiddetta ‘cosa rossa’ non è divisa.


– C’è stata una replica del voto della scorsa settimana, ma la cosa che a me pare importante, ed è emersa nella riunione di tutti i parlamentari della sinistra, è che sulle modifiche non c’è divaricazione. Il punto centrale ora – ribadisce – è la precarietà.


Ferrero ha spiegato inoltre che durante la riunione non si è parlato della possibilità di ricorrere al voto di fiducia.


Quanto alla manifestazione del 20 ottobre, dice, “serve perché permetterà di far vedere uno spaccato di questo Paese e di far parlare i lavoratori. Spero che sarà ascoltata dalla maggioranza”.


– La prima cosa però che il governo deve ascoltare – avverte – è il programma che si è dato per le elezioni e che tutti abbiamo firmato.