Finanziaria, Palazzo Madama: countdown col fiato sospeso

ROMA – La cautela è d’obbligo perché in gioco c’è la sorte del governo e perché da mesi il Cavaliere indica nel 14 il ‘big bang’ di Prodi. Ma, a 24 ore dal voto finale sulla finanziaria, la maggioranza è convinta di avere i numeri per passare la prova dopo una trattativa estenuante fatta di lusinghe ed incontri con dissidenti ed incerti. E quando anche Giulio Andreotti annuncia il suo voto favorevole, per l’Unione è un altro segnale che fa ben sperare.


L’umore del centrosinistra è andato migliorando nel corso della giornata così come i numeri sul pallottoliere della maggioranza in vista del voto di oggi, che a fine giornata segnava 157 senatori più 4 senatori a vita (Montalcini, Colombo, Scalfaro, Andreotti) per l’Unione contro i 156 della Cdl. La battuta di arresto sull’emendamento dei ricercatori aveva messo in fibrillazione la maggioranza anche perché a votare con la Cdl erano soprattutto i principali ‘sospettati’: i liberaldemocratici Lamberto Dini e Giuseppe Scalera, l’ex ulivista Domenico Fisichella, l’ex Pdci Fernando Rossi e l’ex Prc Franco Turigliatto. Il capogruppo dell’Ulivo Anna Finocchiaro lancia l’allarme e da Palazzo Chigi arrivano i ‘pontieri’ Giulio Santagata, che lavora ai fianchi di Fernando Rossi, e Vannino Chiti.


Nell’opera di tessitura, si apprende da ambienti ulivisti a Palazzo Madama, un ruolo cruciale lo avrebbe avuto anche il premier Romano Prodi, mentre il leader del Pd Walter Veltroni si sarebbe tenuto in contatto da Auschwitz per capire che aria tirava al Senato. Il corteggiamento dei 5 senatori eletti all’estero è stato delegato al viceministro Franco Danieli, che sulla loro tenuta mette la mano sul fuoco.


– Da sempre hanno dimostrato coerenza e lealtà con l’Unione – ha rassicurato -. Berlusconi ha sbagliato a considerarli anello debole come dimostra anche la lettera di Randazzo.


La trattativa sotterranea sembra portare i suoi frutti già alla ripresa della seduta pomeridiana. Ferdinando Rossi, che in mattinata aveva annunciato che si sarebbe astenuto fino alla fine, fa marcia indietro e spiega che “o voto a favore o esco dall’aula”.


Il duo Bordon-Manzione, già dato per acquisito nei giorni scorsi, non sembra destare preoccupazione al di là delle frasi sibilline a sicuro effetto mediatico. E se Dini ripete che si tiene “le mani libere”, segnali incoraggianti per il governo arrivano dai suoi, Natale D’Amico e Giuseppe Scalera, che riconoscono: “Il governo ha fatto un lavoro positivo per accettare larga parte dei nostri emendamenti”. Tace l’ex senatore ulivista Domenico Fisichella, che però nei giorni scorsi avrebbe assicurato ai vertici dell’Ulivo che voterà la finanziaria. Non sembra, invece, aver intenzione di rientrare nei ranghi l’ex Prc Franco Turigliatto, ma nelle previsioni dell’Unione il suo no si trasformerà in un’uscita dall’aula. E così, con le dita incrociate ed il ‘fantasma’ di imboscate dell’ultima ora, l’Unione aggiorna al ritmo di ogni due ore i conti.


Escludendo Turigliatto, ai suoi 157 senatori aggiunge prima tre e poi, con certezza, 4 senatori a vita, mentre l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi non dovrebbe essere in aula a maggior ragione dopo che anche Francesco Cossiga ha fatto sapere che non parteciperà al voto. E a Palazzo Madama c’è anche chi interpreta il via libera in serata del Divo Giulio (‘la finanziaria va approvata, se serve la voto”) come un segnale politico per dissuadere chi è tentato di tradire Prodi, ma che, pur votando contro, non riuscirebbe a mettere ko il governo.