Mercoledí nero in Borsa, bruciati 217 miliardi di euro

MILANO – Mercoledì nero in borsa. I listini europei hanno bruciato 217 miliardi di euro. Nella seduta di ieri lo Stoxx 600, l’indice che sintetizza l’andamento dei mercati del Vecchio Continente, ha registrato una flessione pari a 2,6 punti percentuali. La correzione sui mercati finanziari internazionali ha riportato le Borse Europee sui livelli di un anno fa. Lo Stoxx 600, indice di riferimento delle piazze Ue, in seguito alla flessione di ieri (-2,6 per cento a 349,78 punti) si è riportato sui livelli di fine novembre del 2006. Nel dettaglio, Piazza Affari ha chiuso a .-1,94 per cento, Londra a -2,5 per cento, Francoforte a -1,47 per cento e Parigi a -2,28 per cento. Non si ferma invece il Supereuro. La moneta unica europea, che aveva superato quota 1,48 dollari, nei primissimi scambi della mattinata ha raggiunto l’ennesimo record a 1,4855.


Dal canto suo, il petrolio brucia i record e arriva ormai a un passo dalla temuta soglia psicologica dei 100 dollari al barile. Negli scambi elettronici al mercato di New York, le quotazioni hanno ha superato quota 99 dollari al barile, toccando un nuovo record a 99,33 dollari. Una nuova accelerazione che ha bruciato così il precedente picco di 98,03 dollari al barile segnato appena due settimane fa, il 7 novembre scorso. Nuovo record anche per il Brent che, al mercato di Londra, ha raggiunto i 96,53 dollari al barile. La fiammata del greggio segue il crollo del biglietto verde, precipitato al nuovo minimo storico di 1,4855 contro euro, in un mercato sempre più convinto che la Banca centrale americana taglierà nuovamente i tassi di interesse il mese prossimo per sostenere l’economia alle prese con la crisi immobiliare e dei mutui subprime. Ma il mercato teme anche un deficit degli approvvigionamenti di greggio e benzina. Gli operatori guardano con preoccupazione alla pubblicazione dei dati sulle scorte settimanali di petrolio negli Stati Uniti, in un periodo particolarmente a rischio come l’ultimo scorcio dell’anno in cui si registra un picco della domanda.


Nuovo pesante scivolone per le principali Borse di Asia e Pacifico, frenate dal prezzo del greggio ormai prossimo a quota 100 euro, una soglia tecnica dura da digerire per gli investitori. I mercati orientali hanno poi scontato l’ulteriore rafforzamento dello yen sul dollaro, a seguito dei timori di un protrarsi della crisi dei mutui negli Usa dopo le perdite registrate nella vigilia dal colosso del prestito Freddie Mac. Risultato: Tokyo ha lasciato sul campo il 2,46 per cento, Seul il 3,49 per cento e Hong Kong, la cui seduta è ancora in corso, il 3,77 per cento. Più cauta Shanghai con un non trascurabile calo dell’1,58 per cento, mentre Sidney ha limitato le perdite allo 0,64 per cento. Sotto pressione a Tokyo i titoli dell’export, automobilistici in testa, con Isuzu (-5,02 per cento), grande esportatore di fuoristrada negli Usa, Honda (-4,49 per cento) e Toyota (-2,78 per cento), che vendono gran parte della loro produzione negli States. In calo anche l’elettronica con Pioneer (-6,81 per cento), Matsushita (-4,82 per cento), Nikon (-4,67 per cento), Tdk e Olympus (-3,37 per cento entrambe), mentre in campo finanziario hanno segnato il passo Mizhuo (-4,08 per cento) e Mitsui Sumitomo Insurance (-3,05 per cento). E’ poi letteralmente affondata Somo Japan Insurance (-14 per cento), che dovrà pagare 30 miliardi di yen per cause su polizze legate ai mutui subprime. Pesante a Sidney Commonwealth Bank of Australia (-2,1 per cento) insieme a Macquarie (-2,78 per cento) mentre il gigante Bhp Billiton (+1,86 per cento) è stato avvantaggiato dalla corsa del greggio, che ha frenato invece Air China (-3,4 per cento ad Hong Kong).