Ancora vane le ricerche dei turisti italiani scomparsi nell’incidente aereo

CARACAS – Scomparso nel nulla. Inghiottito dalle acque dei Caraibi. Del piccolo turboelica Let-410 della compagnia Transaven, decollato dall’aereoporto di Maiquetia per raggiungere l’arcipelago di Los Roques,  ancora non si sa nulla. In esso viaggiavano 14 turisti di cui 8 italiani. Le ricerche, fino ad ora, sono risultate vane. E, col trascorrere dei minuti, la speranza di ritrovare tutti con vita si fa sempre più debol.


Questi i nomi delle vittime italiane: Stefano Frangione e Fabiola Napoli, ambedue ventenni, in viaggio di nozze e provenienti  da Roma; un’intera famiglia di Ponzano Veneto: Paolo Durante di 40 anni, la moglie Bruna Guarnieri e le figliole di Sofia e Emma di 6 e 8 anni; Annalisa Montanari, di 42 anni, e Rita Calanni Rindina, di 46 anni, ambedue di Bologna.


L’Ambasciata è in permanente contatto con Protezione Civile mentre si attende nei prossimi giorni l’arrivo dei familiari dei turisti scomparsi.


Stando alla ricostruzione fatta dalla Protezione Civile, il pilota del veivolo, Esteban Bessil, in una breve e concitata comunicazione con la torre di controllo dell’aeroporto internazionale Simòn Bolìvar di Maiquetìa e con quella dell’isola Gran Roques, dell’arcipelago Los Roques, ha spiegato di avere i due motori in panne e che, nell’impossibilità di raggiungere la pista più vicina, avrebbe tentato un’ammarraggio. Erano le 9:40 circa del mattino di venerdì. Poi il silenzio assoluto. Le torri di controllo perdevano ogni contatto con il piccolo turboelica che scompariva dallo schermo dei radar.


La reazione di Protezione Civile, della Guardia Nacional e della Marina Militare era immediata. Subito gli elicotteri s’innalzavano in volo verso il luogo in cui il pilota aveva lanciato il suo Sos: circa 24 miglia nautiche da Los Roques. Contemporaneamente, una fregata della Marina Militare ed altre due unità si dirigevano sul posto della tragedia. Dell’aereo, però, nessuna traccia.


Dopo ore di ricerca, si avvistavano alcune tracce d’olio in un’area assai profonda in prossimità dell’arcipelago. Ma nessun relitto, nessun resto dell’aereo. Insomma, nessuna traccia che potesse far supporre che fosse il luogo dell’ammaraggio tentato dal pilota. Semmai il veivolo si fosse innabbissato lì, solo i sommozzatori potranno scoprirlo.


Le prime ricerche sono state rese ancora più difficili dalle condizioni climatiche avverse: forte vento, mare assai mosso e pioggia. Dopo tre giorni, ancora nessuna novità. Le unità navali e gli elicotteri venezolani, coadiuvati da un elicottero della vicina Curazao, con capacità di volo diurno e notturno, e da imbarcazioni di pescatori e privati, non si danno per vinti e continuano a scandagliare la zona nella speranza di un miracolo. Tutto lascia supporre che l’aereo si sia inabbissato senza rompersi nell’impatto. E ciò rende ancor più difficile le ricerche dei mezzi di salvataggio. Se poi così fosse stato, sarà complicato il recupero delle vittime della tragedia che dipenderà soprattutto dalla profondità delle acque.


Resta comunque la speranza di poter trovare susperstiti, ed è per questo che, dopo lo studio delle correnti d’acqua dove si suppone che il pilota abbia tentato l’ammaraggio e della direzione dei venti, Protezione Civile, stando a quanto confermato dal suo direttore


Si è inoltre saputo che sabato un C-47 Skytrain è atterrato di emergenza nell’aeroporto di Los Roques, dal quale era partito. A bordo vi erano 34 persone