Chávez:Il governo deve operare un giro di vite. Parmalat e Nestlè sotto sorveglianza

CARACAS –Dopo aver minacciato tre settimane fa in modo generico ”le imprese trasformatrici del latte” del Venezuela di possibili misure di espropriazione nel caso operassero ”per sabotare” la politica definita dal governo per questo settore, il presidente Hugo Chavez ha fatto ora nomi e cognomi avvertendo la compagnia svizzera Nestlè e l’italiana Parmalat che la loro attivitá è sospetta e sotto osservazione. Da tempo nel mercato alimentare venezuelano scarseggiano vari prodotti di prima necessità – sia per effetto della politica di prezzi amministrati del governo, sia per un tessuto produttivo che non è attrezzato per incrementare la sua produzione – ma il capitolo latte è quello che piú fa dormire sonni poco tranquilli al battagliero capo dello Stato venezuelano. Così nel suo programma domenicale Aló Presidente, in cui è apparso particolarmente teso e nervoso minacciando di non fornire piú petrolio agli Stati Uniti se si confermasse il congelamento di risorse finanziarie della compagnia Pdvsa richiesto dalla statunitense Exxon, Chavez ha anche esplicitamente evocato una possibile espropriazione degli impianti delle due compagnie alimentari. Con tono solenne, e facendo poco uso delle battute di spirito con cui di solito alleggerisce il programma, ha inquadrato in questo modo la crisi del settore in Venezuela: ”Non serve a nulla installare impianti (statali) se poi non c’è disponibilitá di latte perchè se lo portano via tutto Parmalat o Nestlè. Questo governo deve operare un giro di vite”.


”Se si dimostra – ha proseguito – che Nestlè o Parmalat, attraverso differenti meccanismi economici o di pressione o di ricatto, offrendo denaro anticipato, si portano via tutta la produzione e lasciano gli impianti statali senza il latte necessario, questo si chiama sabotaggio. Si deve applicare la Costituzione, intervenire e espropriare quelle fabbriche”. Chavez sospetta fra l’altro, e lo ha anche detto nel corso di Aló Presidente, che le imprese trasformatrici preferiscano produrre generi, come i formaggi di qualitá, che si vendono a prezzo libero sul mercato, o addirittura esportare la loro produzione all’estero, ed in particolare nella odiata-amata Colombia. Il 20 gennaio scorso, giorno in cui ha pronunciato le prime generali minacce di espropriazione, Chavez ha anche annunciato un aumento del 37% (da 1,10 a 1,50 bolivar forti) del prezzo del litro di latte pagato al produttore, una misura che apparentemente non è servita ad aumentare la disponibilitá del prodotto. A Zurigo la casa madre della Nestlé ha detto che, ”a parte di quello che è stato pubblicato” dai media, ”non ha ricevuto alcuna informazione ufficiale”, mentre a Caracas, consultata dall’ansa, la direzione di Parmalat Venezuela ha indicato che non intende reagire alle notizie diffuse dalla stampa. Da fonte ufficiosa si è comunque appreso che l’attivitá nei cinque impianti della casa parmense sul territorio venezuelano è normale, che la mancanza di prodotto nel mercato continua ad essere un problema di importanti dimensioni, visto fra l’altro che le prospettive dell’offerta di latte fino ad aprile, ossia nella cosiddetta estate venezuelana, dovrebbe ridursi del 30-40%, come avviene ogni anno. Al riguardo Roger Figueroa, presidente esecutivo della Camera venezuelana dell’industria lattiera (Cavilac), a cui aderiscono Nestlè e Parmalat/Indulac, ha riconosciuto oggi che non c’è sufficiente produzione e assicurato che ”nessuna delle imprese associate ”compra latte pagando prezzi superiori a quelli regolati”. In base ai calcoli della Camera, ha concluso Figueroa, attualmente si producono in Venezuela 1.700 milioni di litri di latte l’anno, quando, per soddisfare la domanda nazionale, ne sarebbero necessari 3.200 milioni.


(12/2/2008)