“Il mio programma? Far tornare il sorriso agli italiani”

CARACAS- L’ingegnere  Sandro Benedetti Isidori (emigrato in Brasile per lavoro all’inizio degli anni ’80) è un imprenditore, industriale del legno, che vive a San Paolo del Brasile. Nella sua lunga traiettoria ha viaggiato in tutto il mondo. Si è candidato con i socialisti italiani al Senato per coerenza al proprio passato: socialista da sempre. Arriva anche in Venezuela per completare la sua campagna elettorale, ci viene a trovare nella nostra redazione.


 


Come mai ha deciso di candidarsi?


Sono iscritto dal 1966 al partito Socialista europeo. Ci tengo a precisarlo perché in un momento come questo, in cui ci sono molte transumanze, io mi sento a mio agio nel partito socialista.


 


Cosa rappresenta per lei il glorioso Psi?


Ideali di giustizia, solidarietà e libertà che mi hanno sempre entusiasmato. Qui a Caracas mi aiuta a fare campagna elettorale Enrico Galli, presidente dell’associazione umbri di Caracas. Mi sono allontanato dal Psi ai tempi di Craxi. Ho sempre partecipato attivamente nella comunità italiana. Sono stato tra i fondatori di una scuola Eugenio Montale in Brasile, poi sono stato per 15 anni vice-presidente dell’associazione degli umbri. Una realtà molto grande, di cui sono diventato presidente due anni fa. Tempo fa ho fondato anche il Corriere del Sudamerica, un settimanale da oltre 30 mila copie.


 


Che tipologia di emigrazione c’è in Brasile?


Il flusso maggiore c’è stato tra il 1875 e il 1906. Poi è ricominciata dopo la guerra, negli anni ’50, un’emigrazione molto diversa. L’italiano si è integrato molto bene in Brasile. Così bene che su 24 milioni di oriundi ci sono appena 200mila cittadini italiani. Con il tempo poi molti si avvicinano all cultura italiana dei nonni.


 


Sono sentite le elezioni tra gli italiani in Brasile?


Non come in Argentina, o anche in Venezuela. Io sono convinto che queste elezioni si vincano nella zona di Rosario e Santa Fè, lì l’italiano è più radicato. E’ probabilmente quella la zona dove l’italiano soffre di più. Quando sento le note del tango, strazianti, capisco che esprimono il ricordo della terra lasciata.


 


Cosa promette agli italiani all’estero, ci dica qualcosa originale.


Dobbiamo ribaltare il ragionamento. Dobbiamo chiederci cosa possiamo fare noi per l’Italia. Perché l’Italia ha bisogno di noi. Chiaro, le nostre priorità  sono l’istruzione dei giovanni desiderosi di avere una cultura italiana, e la garanzia sanitaria per i più anziani, come succede per alcune grande aziende, penso la Fiat.


 


Ma cosa possono fare gli italiani all’estero per l’Italia?


Far tornare il sorriso sulle labbra agli italiani. L’Italia è così triste, se non si riorganizza, non trova un po’ di lucidità, va a fondo. Io osservo il politico italiano, è sempre arrabbiato, deve recuperare il sorriso.  E’ un paese intero che deve rasserenarsi.


 


E rispetto agli immigrati italiani, come può contribuire la vecchia emigrazione?


Dobbiamo contribuire all’integrazione degli immigrati, perché continuaremo ad averne bisogno, avremo bisogno delle loro braccia, non possiamo far finta di niente. Bisogna abituarci a vivere in una società multietnica, e noi all’estero già lo facciamo. Io mi alzo al mattino e devo ragionare con la testa dell’italiano e con quella del brasiliano.


 


Che altro contributo può dare il parlamentare italiano?


All’estero siamo persone di sucesso, ognuno nel proprio campo. Dobbiamo essere un trampolino di lancio per il sistema Italia.


 


Torniamo al programma, m’incuriosisce l’idea di un’Italia che ritrovi il sorriso.


Quando io arrivo all’aeroporto osservo sempre il conducente dell’autobus che trasporta fino al Terminal, in Italia: è sempre arrabbiato. Non è così qua, ho viaggiato anche in Asia, e non è così. Allora c’è qualcosa che non va.


 


L’ultima volta andavate voi socialisti uniti nell’Unione. Adesso cosa cambia?


L’ultima volta le liste dell’Unione non erano vincenti, si potevano prendere più voti. Era una lista tutta di Margherita e Ds, per noi socialisti c’era poco spazio. Ora hanno costruito il Pd, e volevano che rinunciassimo al nostro simbolo, un simbolo con decenni di storia.


 


Ma c’è una differenza di valori tra voi e il Pd?


Per noi è fondamentale la laicità, che significa evitare ingerenze della Chiesa nella vita politica italiana. Sappiamo di essere un piccolo partito, forse non riusciremo a superare lo sbarramento del 4% per entrare nella Camera, però non rinunciamo alla nostra storia.


 


E poi c’è quell’eredità difficile, l’eredità di Craxi.


Non sono mai stato craxiano, non mi ha mai convinto la commistione tra affari e politica, anche se lui di certo è stato un grande statista. Il Partito socialista in Italia è quello che ha pagato di più gli sbagli del passato.


 


Quanti vota aspira a prendere?


Preferisco fare questa promessa. Se verrò eletto ogni mese visiterò una comunità in America Latina.