Schede, consegna troppo lenta

Voto degli italiani all’estero; elezione dei nostri rappresentanti al Parlamento italiano. Sono diritti che nessuno ci ha regalato; diritti che non ci sono stati elemosinati. Sono diritti conquistati dopo anni di delusioni e frustrazioni. Ci sono volute cinque decadi – anno più, anno meno – per trasformare in realtà il sogno di centinaia, di migliaia, di milioni di connazionali che vivono l’emigrazione.


La politica, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è una cosa seria. E lo è anche per noi all’estero. Lo è a dispetto di chi si candida per “curriculum”; di chi si presenta perché “mestierante dell’emigrazione” e di chi manifesta una palese carenza di ideali e formazione ideologica, al saltare da un partito all’altro, da una corrente all’altra, da sinistra a destra. Il nostro è un diritto. E come tale bisogna esercitarlo: con responsabilità, con convinzione, con onestà.


Siamo noi, italiani all’estero, che dobbiamo difendere questo diritto. E non c’è maniera migliore che esercitandolo. Soltanto così mostreremo la nostra profonda coscienza democratica e la nostra acquisita maturità politica. Insomma, per contare bisogna partecipare; trasformarci in attori convinti e non spettatori dubbiosi.


Detto ciò, è comprensibile la nostra preoccupazione per la lentezza, l’estrema lentezza, con cui prosegue la consegna dei plichi elettorali. Mancano pochissimi giorni alla chiusura dei termini legali per l’esercizio del voto in queste “politiche”. E se non si accelera il recapito del materiale elettorale, saranno tanti, troppi, i connazionali del Venezuela discriminati; coloro che non potranno esercitare un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Non ci facciamo eco di sospetti o speculazioni, come quelli che già circolano in seno alla Collettività. Ci limitiamo ai fatti. E questi, basta una veloce inchiesta al solo Centro Italiano Venezolano di Caracas – ma la si potrebbe fare anche nelle altre nostre associazioni sparse per il Venezuela, – mostrano una realtà preoccupante: quanto si  remi ancora in “alto mare” riguardo la  consegna dei plichi. Poco tempo per far muovere la complessa macchina elettorale, anche se in un Paese con un numero di italiani non certo così elevato come quello dell’Argentina o del Brasile? E’ vero. Tanti gli italiani che vivono nelle zone remote del Venezuela o una Collettività troppo dispersa e presente anche in quei quartieri “scomodi” delle grandi città? Anche questo è vero. Ma, siamo onesti, nessuno ne era all’oscuro. Forse una maggiore attenzione da parte delle autorità competenti non avrebbe guastato. Chissà se non ci si sia fidati troppo della serietà dei “corrieri” privati. Certo è che ci sono state sviste, disattenzioni, ingenuità. Non ci azzardiamo a parlare di disinteresse o incapacità, come ipotizzato da alcuni. E’ evidente, però, che si  rende urgente un pesante intervento delle autorità consolari affinché queste elezioni, per noi del Venezuela, non si trasformino  in una ulteriore fonte di frustrazione. Ne risentirebbe la credibilità non del sistema elettorale – ovviamente perfettibile – ma di coloro che non sono stati all’altezza della delicata missione ch’erano stati chiamati a svolgere.