Rapimenti, un dramma che continua

CARACAS – “Sequestri: dramma sociale”. Così il quotidiano di Maracaibo “Panorama” titola uno speciale su un fenomeno delittivo in costante ascesa: nel 2007 si sono avuti, nel solo Zulia, 76 casi; nel primo quadrimestre di quest’anno, il totale è già arrivato a 35 (104 in tutto il Venezuela), e in sei casi la vittima è stato un italiano. Come italiana è una tra le cinque persone ancora prigioniere: si tratta di Giovanni Cunsolo, 48 anni, commerciante, rapito da uomini armati l’11 marzo alla periferia di Maracaibo mentre, in automobile, si dirigeva verso Mara; da allora, non si sono più avute sue notizie.


In questo inizio di 2008, solo un sequestro si è concluso con l’uccisione dell’ostaggio; nel 2007 un tale evento si è verificato quattro volte, ma da questo punto di vista il periodo peggiore è stato l’inizio del 2006. Tra le vittime di quella fase, in cui con allarmante frequenza i sequestri si trasformavano in omicidi, ricordiamo Rosina Di Brino, 22enne, ritrovata cadavere nelle acque della laguna di Maracaibo. Un caso che fa male non solo per la sorte della giovane, ma anche al pensiero che i responsabili di quella morte sono stati tutti identificati, e sono tutti a piede libero. Si tratta, a quanto affermano gli inquirenti, di quattro ex paramilitari colombiani e di tre membri di Polizulia, uno dei quali avrebbe strangolato Rosina il momento in cui i sequestratori ebbero timore che la polizia li avesse scoperti. Si ritiene che questi uomini si trovino tra Falcon e Puerto Ordaz.


Il dato statistico complessivo è eloquente. Il fenomeno dei sequestri, in Venezuela, ha registrato una prima impennata nel 2001, passando dai 67 casi dell’anno precedente a 113 casi (si tenga conto che per ogni caso che viene denunciato, almeno un altro viene taciuto); poi il numero annuale di sequestri è rimasto sempre sopra i duecento (2002: 201, 2003: 277, 2004: 233, 2005: 206, 2006: 257) fino a esplodere definitivamente l’anno scorso, con 382 casi registrati. La proiezione per quest’anno è di 312 casi. La recrudescenza del fenomeno è dovuta al fatto che, adesso, tutti coloro che vivono al di fuori della legge vedono nel sequestro un modo facile di fare soldi. La perdurante impunità per gli autori di questo crimine ha fatto sì che non solo i guerriglieri e i paramilitari provenienti dalla Colombia, ma anche la virulenta malavita locale si sia dedicata al “negocio” dei sequestri. Parallelamente, si è ampliato il ventaglio delle possibili vittime: da tempo “a rischio” non è più solo il facoltoso imprenditore, che se vuole è capace di proteggersi, ma anche il titolare di una qualsiasi attività più o meno bene avviata. Diverse volte ci è capitato di chiedere a un ex ostaggio o a un familiare di un ostaggio se si erano resi conto, prima di diventarne vittima, di essere possibili bersagli di un rapimento; e la risposta in molti casi è stata: “No”.