Sequestri, la replica dell’ambasciatore

Gentile Direttore,


 


mi riferisco al Suo editoriale pubblicato sulla Voce d’Italia il 5 maggio u.s. relativo al problema dei sequestri di persona in Venezuela che riprende quanto indicato in una comunicazione inviata all’Unitá di Crisi del nostro Ministero degli Affari Esteri dai rappresentanti della collettivitá italiana di Maracaibo ed in particolare ritorna sulla questione della necessitá di una presenza fissa dell’esperto antisequestro a Maracaibo, sollecitata anche dai firmatari della suddetta comunicazione. Credo sia opportuno fornire in primo luogo alcuni dati:


Dall’inizio del 2007 ad oggi sono noti nel Paese 37 casi di sequestro a scopo di estorsione ai danni di membri della comunitá italo-venezuelana residente in Venezuela. 17 di tali casi si sono verificati nella circoscrizione del Consolato d’Italia in Maracaibo, gli altri 20 nella circoscrizione del Consolato Generale d’Italia in Caracas a dimostrazione che il fenomeno dei sequestri è purtroppo diffuso in tutto il Venezuela giustificando pertanto nell’attuale contesto l’ubicazione nella capitale della base del suddetto esperto che non significa ovviamente che sia “fisso” a Caracas. L’esperto antisequestro si è invero recato numerose volte a Maracaibo (10 volte dall’inizio del 2007 ad oggi) ed a San Cristobal (4 volte) così come in tutte le località in cui si sono verificati sequestri, incontrandosi sempre (e non solo “telefonando”) con i famigliari delle vittime, prendendo sistematicamente contatto con i responsabili delle locali forze dell’ordine incaricate di seguire le indagini sui relativi sequestri, prendendo contatto con i rappresentanti della collettività italiana in loco. Vorrei sottolineare come, in tutte queste occasioni, gli sia stato espresso dai famigliari delle vittime il sincero apprezzamento per l’opera prestata, come può essere facilmente dimostrato. Occorre peraltro far presente che in alcuni casi, ed in particolare con maggiore frequenza proprio in Zulia, le famiglie stesse delle vittime hanno declinato l’offerta di assistenza da parte del nostro esperto, nonostante i numerosi tentativi in tal senso. In tali circostanze la presenza del nostro esperto in loco non poteva e non può essere evidentemente imposta.


Desidero inoltre sottolineare che l’azione di assistenza alle famiglie dei nostri connazionali è una priorità per tutte le istituzioni italiane operanti in Venezuela, e come il tema della sicurezza sia sempre nell’agenda dei colloqui bilaterali, basti citare le più  recenti del Presidente Bertinotti e del Ministro degli Esteri D’Alema oltre, ovviamente, al mio più modesto livello. Il nostro Consolato in Maracaibo, così come l’Ambasciata e tutta la rete consolare onoraria del Paese, si sono sempre attivati in questi casi, coordinandosi sempre efficacemente con l’esperto antisequestro, per fornire il necessario massimo appoggio al riguardo.   


            Quanto alla presenza permanente nella regione (ossia, nella fattispecie, a Maracaibo) di “un” esperto, si tratta di una ipotesi che prevederebbe l’invio in loco di altra unità specializzata, che si aggiungerebbe a quella prevista per Caracas ed il resto del Paese (dove, come indicano i suddetti dati, appare oggi del tutto necessaria). Su tale ipotesi è in corso una valutazione presso il competente Ministero degli Affari Esteri d’intesa con il Ministero dell’Interno italiano, che tuttavia non deve far dimenticare gli sforzi profusi in materia negli ultimi anni dal nostro Governo che hanno portato oltre all’invio di un esperto stabile in missione, al rafforzamento dell’attuale Ufficio di Polizia dell’Ambasciata tra le cui competenze rientra ora, a tutti gli effetti, anche l’attivitá di supporto alle famiglie delle vittime di sequestro.


 


            Devo invece esprimere il mio più profondo sconcerto e personale rammarico per la maniera in cui ha ripreso le illazioni contenute nella lettera da Lei citata circa il “condizionamento” (quale?) ed addirittura gli “ostacoli” (quali?) che “Funzionari” di questa Ambasciata avrebbero frapposto all’azione del nostro esperto antisequestro a detrimento delle esigenze di assistenza della collettività italiana residente nella circoscrizione consolare di Maracaibo. Trattandosi di gravi accuse che colpiscono l’onorabilità e la dignità professionale di tali persone, sarebbe stato doveroso soprattutto per chi svolge la funzione giornalistica, verificare il fondamento di tali illazioni, dalle quali, La informo, alcuni firmatari della lettera in questione si sono già del tutto dissociati porgendoci formalmente le proprie scuse, mentre altri hanno già rettificato non avendo evidentemente alcun elemento concreto a supporto di quanto asserito. Invece Lei, nell’editoriale di ieri, arriva persino a prospettare, andando ben oltre al contenuto della lettera in questione, l’attribuzione al comportamento di tali Funzionari della responsabilità della “vita o della morte” (della persona sequestrata), “del successo o fallimento del negoziato con i malviventi” (sic). Le Sue affermazioni sono pertanto gravissime e francamente su un tema così delicato e serio non mi sarei aspettato tali strumentalizzazioni. Mi creda Direttore non era necessario in questa come in altre occasioni colpire le istituzioni per esprimere una legittima aspettativa, quale quella di attirare l’attenzione sull’opportunità di un secondo esperto in un contesto di perdurante  insicurezza.


 


            Sig. Direttore, tutti i funzionari ed il personale di questa Ambasciata ogni giorno, 24 ore su 24, sono impegnati con tutte le proprie forze, sotto la mia guida (e mi permetta di sottolineare che sono pienamente al corrente di quanto succede negli uffici della Cancelleria e che mi appare lesivo della mia professionalità affermare che possa ignorare alcuni comportamenti) ed in piena sintonia con il Ministero degli Affari Esteri ed il Governo italiano, al servizio dello Stato, in condizioni assai difficili, con l’unico proposito di svolgere al meglio la propria missione a vantaggio degli interessi del Paese e della collettività italiana in loco. I toni e le affermazioni contenuti nel Suo editoriale non solo sono inaccettabili, ma, in ultima analisi, arrecano un grave pregiudizio alla stessa comunità italiana in quanto, riportando inesistenti divisioni interne alle istituzioni, si finisce per aggiungere inutili preoccupazioni alla paura derivante dall’insicurezza.


            Le sarò grato di voler pubblicare integralmente con analoga visibilità e tempestività questa mia replica. 


 


            Cordialmente,


 


                                       L’Ambasciatore


                                             Luigi Maccotta