Quando un “seguro” salva una vita

CARACAS – Ti alzi una mattina. Hai lavorato tutta la vita. Ti alzi una mattina e qualcosa non va. Un forte dolore al petto, difficoltà respiratorie. Corri all’ospedale. Hai settanta anni e inizi a sentire il peso dell’età. Hai paura. “Ho lavorato, ho lavorato sempre da quando sono arrivato in Venezuela. Ho fatto l’idraulico – dice Nicolò S.- non ho mai avuto un problema, mai un acciacco. Sono sempre stato invidiato da tutti per la mia salute di ferro. Ora invece?”. E invece corri all’ospedale, e scopri di avere due arterie otturate. “Hanno provato a curarmi senza operarmi – continua – poi è stato inevitabile: due bypass, un’operazione lunga, a cuore aperto. Certo che ho avuto paura, ma sono stati bravissimi”. Costo? 130mila bolivares, fino a poco tempo fa ci compravi una casa, ora ci compri una seconda vita. “Vuole sapere cosa penso? – continua Niccolò, che quasi si commuove – che oggi senza Rescarven sarei morto, la verità è questa”. 


“Sono un idraulico, ho cambiato tubi tutta la vita, per vivere dignitosamente, e scoprire che quando hai bisogno i soldi mancano. Lei avrebbe il coraggio di dirlo alla gente. 130mila bolivares non li avrei potuti spendere, né mi sarei potuto permettere l’assicurazione sanitaria”. E l’ospedale pubblico? “Quali? Mi dica quali, perché io ho tanti amici che vanno. Non ne parliamo! A volte un macchinario è rotto, a volte mancano i medici, e poi ci sono le file, la salute è una cosa seria. Si può morire aspettando, io sarei morto”.


 


Giuseppe S. ha rischiato invece un infarto. Stava curando un problema al ginocchio, scopre che devono operarlo immediatamente: problemi al cuore, altissimo rischio d’infarto. Costo per continuare a vivere? 76.476 BsF. Li hai vivi, non li hai, aspetti. “Aspettavo, aspettavo, stavo facendo le pratiche con l’ospedale pubblico. Le dico la verità, io non credo siano cattivi, solo che a volte le pratiche sono lunghe, io rischiavo l’infarto, quanto potevo aspettare? A noi vecchi nessuno ci vuole assicurare, oppure dobbiamo pagare troppo. E chi come me ha lavorato tutta la vita? Come fa? Io sono quasi sessanta anni che sto in Venezuela. Ho lavorato nelle costruzioni, ma mica tutti siamo grandi imprenditori con l’aereo privato, a noi chi ci pensa? Io ho scoperto dell’assicurazione grazie alla Voce d’Italia, vorrei ringraziare il Consolato, ringraziare tutti, i patronati, chiunque mi abbia aiutato”.


 


Mireya C. risponde al telefono con la voce di una bambina. Vive a San Cristóbal: “Qui hanno assicurato 15-20 persone, io sono una di queste”. Operazione alla vescicola. Quanto avrebbe dovuto pagare? 50mila Bs.F. “Ho sessantacinque anni, arrivai disidratata, sono stata male tre giorni. In un ospedale pubblico sarei morta. Ora sto bene, continuo la cura”.


 


Queste tre storie hanno un particolare in comune: il lieto fine. Senza l’assicurazione sanitaria non avremmo ascoltato le voci, ma silenzi. Sono decine  i connazionali che ora sono salvi, e possono tirare un sospiro di sollievo. Dovevano essere 1.000 le polizze pagate dal Consolato, ne sono state coperte 785 (compreso Maracaibo). C’è spazio per altri italiani. “Abbiamo dato la precedenza a due categorie di connazionali – spiega il console Stefano Pontesilli – le persone già assistite dal consolato per spese mediche, per indigenza, o la cui età o condizione fisica li ponesse a rischio, segnalate al Consolato da Cgie, Comites, associazioni civili e regionali, Patronati e altri enti di assistenza benefica”.


I piu attivi sono stati Cgie e Comites, con 90 segnalazioni, 70 le hanno fatte le associazioni regionali e civili, il resto l’hanno preso dagli elenchi del consolato.


“L’83% – continua Pontesilli – ha oltre 65 anni”. Gente a cui le assicurazioni chiudevano le porte in faccia. Il 55% si trova a Caracas e Miranda, il 15% in Aragua e Carabobo, il resto negli altri stati.


 


Quanto costa? Il consolato paga 67 euro al mese per persona, un totale di 510mila euro, per un contratto di una durata di un anno, non rinnovabile. Rescarven vinse l’appalto. Ora però il contratto è a rischio. L’anno sta scadendo, e si deve fare un’altra gara di appalto, questa volta per 30 mesi di copertura, affinché stiano tutti tranquilli. La gara è già stata lanciata, si concluderà a metà giugno. Se Rescarven non dovesse vincere, i contratti passeranno direttamente nelle mani della nuova impresa assicuratrice. Ma basta un piccolo ritardo, e mille persone anziane rimarrebbero senza copertura. Il risultato? Altre porte chiuse in faccia, e dita incrociate per evitare di ammalarsi in quei giorni, settimane o mesi di vuoto assicurativo. Il console assicura: “Faremo di tutto per fare in modo che non succeda”.Ci sono anche lamentele, riguardano soprattutto la burocrazia e i tempi dei rimborsi delle spese per cure mediche e medicine. In realtà chi viene curato presso le cliniche Rescarven non paga nulla fino ai limiti assicurati. Chi va in cliniche non assicurate deve pagare di tasca sua, poi viene rimborsato.


“Sulle medicine – sostiene Anna Maria Fiore – non sarebbe meglio invece del rimborso, prevedere che le paghi direttamente l’impresa assicuratrice? E se qualcuno non ha i soldi per anticiparli? Non dimentichiamo che molti sono indigenti”. “Ma al di là dei problemi – continua Pontesilli – è stato un gran successo, abbiamo già avuto centinaia di interventi medici, alcuni complessi e costosi, inoltre stiamo rispermiando molti soldi del capitolo assistenza sociale, soldi che in passato venivano spesi in buona parte per pagare piccoli interventi, cure e medicine. Quei soldi possono ora essere erogati direttamente come contributi alle persone bisognose, oppure come contributi agli enti che si occupano di assistenza sociale nel Paese”. Infatti, come confermano alcune fonti, il contributo erogato è aumentato.


La strada per garantire la salute dei nostri connazionale è in salita: le Associazioni regionali potrebbero aiutarli, valutare la possibilità di erogare contributi che permettono alle Associazioni stesse di acquistare un certo numero di polizze a beneficio dei corregionali bisognosi non coperti dal Consolato. “Varie altre iniziative sono allo studio per far convergere  verso questa iniziativa una serie di piccoli finanziamenti ad hoc in materia sanitaria, che spesso giungono in varie forme in Venezuela, al fine di dare loro una sistemazione organica. Vi è anche la possibilità di acquistare a titolo privato le polizze da parte di qualunque cittadino italiano, o di
origine italiana, alle stesse condizioni e prezzi offerti al Consolato. Si è
offerta in altre parole anche a privati cittadini e al vasto mondo dell’associazionismo
italiano e oriundo la possibilità di acquistare direttamente presso l’impresa
aggiudicataria le stesse polizze, che non sono disponibili sul libero
mercato – dove sono invece sempre previsti, ad esempio, limiti massimi di
età, patologie escludenti, non pagamento delle medicine”.


 


Il contributo ordinario massimo che il Consolato può dare ai bisognosi è di 3.900 BsF l’anno. A questo possono aggiungersi contributi straordinari per cure mediche, autorizzati volta per volta dal MAE, che però normalmente non superano i 5/6,000 BSF. Cioè al massimo attraverso l’assistenza sociale i bisognosi ricevevano 10.000 BsF. l’anno. Nei casi di Mireya, Niccolò e Giuseppe cosa sarebbe successo senza
Rescarven?