Gli italiani con la valigia

CARACAS – L’Italia oggi non è solo un paese di immigrazione che accoglie stranieri alla ricerca di un futuro migliore. E’, ancora oggi, un paese da cui molti giovani e meno giovani se ne vanno alla ricerca di una vita più dignitosa.


Gli italiani non hanno emigrato solo nel dopoguerra. Continuano ancora oggi ad abbandonare un’Italia che sembra non offrire loro le condizioni di vita sperate e la possibilità di intraprendere e percorrere la propria strada, soprattutto dal punto di vista lavorativo. A riprova di questo, è sufficiente osservare il numero di neolaureati che nel Belpaese lavora nei call center o nei pub.


Il Venezuela sembra aver spalancato le porte a questi giovani pionieri stanchi di bussare a sempre nuove porte, stanchi di pregare per un impiego, stanchi di lavorare per “sopravvivere”. E’ un paese ricco di spazi, opportunità e mobilità, che accoglie tanti stranieri e tanti italiani delle nuove generazioni. E, secondo l’inchiesta svolta dalla Voce d’Italia, “gratifica e tratta bene” gli immigrati italiani arrivati negli ultimi dieci anni.


La ricetta del viver bene in Venezuela, secondo gli intervistati, è dimenticarsi del ‘chip’ mentale europeo e non abbandonarsi a continui paragoni con l’Italia. Bisogna pensare che questo è un ‘altro paese’ con i suoi pregi e difetti, anche se è viva l’influenza della numerosa comunità italiana. I venezolani, d’altronde, hanno un gran rispetto per gli italiani e l’italianità. Ma bisogna pensare che ormai non si è più ‘conquistadores’…


 


“L’Italia non offriva ciò che cercavo”


Ha lasciato Verona 9 anni fa ed è arrivato in Venezuela per caso. Vartan Puiguian, 31 anni, laureato in lingua e cultura italiana, è oggi il direttore didattico dell’Istituto italiano di cultura a Caracas.


“Vengo per un periodo: così pensavo al mio arrivo qui – dice Vartan viaggiando nei suoi ricordi – adesso non tornerei in Italia. Non vale la pena né per le relazioni sociali, né per quelle personali. L’Italia è ferma. Ogni volta che torno sta allo stesso punto. Non offre nulla. E’ tutto cristallizzato da decenni. Qui se uno vuole, riesce a fare ciò che si prefigge. Viene dato più spazio al cittadino”.


Tra i lati negativi di Caracas, Vartan ricorda lo stress estremo del vivere quotidiano. Ma da un altro lato ciò significa che “ogni piccolo risultato è una battaglia vinta, che da soddisfazione”.


 


“Voglio essere parte del processo bolivariano”


E’ a Caracas da un anno e convive con il proprio compagno italo-venezolano. Elvira Rizzo, 46 anni, laureata in filosofia, lavora come professoressa di italiano nel Colegio Bolívar y Garibaldi.


“Erano anni che mi interessavo al processo politico in Venezuela – afferma con decisione Elvira -. Sono venuta per imparare da questo paese. Il mio sogno è essere parte delle innovazioni politiche: essere dentro al movimento bolivariano, non restare da parte come spettatrice e cercare di portare la cultura dell’umanesimo qui”.


L’obiettivo di Elvira non è solo a senso unico: “Vorrei anche esportare i principi bolivariani in Italia, la cui società civile oggi vive nell’apatia”.


 


“L’Italia taglia le gambe all’inventiva”


E’ andato e venuto dall’Italia per diversi anni e adesso ha deciso di stabilirsi a Caracas. L.S., 45 anni, geometra, lavora nel settore della costruzione.


“Come libero professionista – racconta L.S. pronto a iniziare una nuova tappa della vita in Venezuela – mi sono stancato delle troppe burocrazie e delle leggi italiane che penalizzano la professione e l’inventiva. Come uomo, ed è il motivo più importante, sono qui per amore: mi sono sposato con una ragazza venezolana fantastica”.


Tra i lati positivi del Venezuela, L.S. ricorda “la simpatia, il rispetto, la tradizione e la cultura dei suoi cittadini. E il  ritmo ‘latino’ che per alcuni aspetti è lento, per altri velocissimo ma, sicuramente, pieno di vita e felicità”.