Da piccola viaggiatrice a traduttrice in un “Clic”

CARACAS – “Già per chi, come me, è solo della seconda generazione, è difficile mantenere un contatto con tutto ciò che è italianità. Con i tagli previsti dalla Finanziaria non so cosa ne sarà della cultura italiana, soprattutto per quanto riguarda le generazioni future”. Così parla Giovanna Vallerotondo, una ventottenne italo-venezolana che lavora per la Cooperativa Traduzione ed Interpretazione Clic. “Credo che per gli italiani in Venezuela questi siano anni difficili – ci dice Giovanna –: la crisi economica è diffusa, il malessere in continua espansione. Ridurre i finanziamenti non migliorerà certo la situazione… Anche riguardo alla trasmissione della lingua e della cultura italiana, fondamentale per chi lascia il paese natio o chi vuole che figli e nipoti conoscano le proprie radici”. Radici che Giovanna ha conosciuto grazie alla famiglia: “Mia madre è venezolana ma mio padre è originario del Molise – ci racconta –. In casa non si è mai parlato italiano ma mio padre mi ha trasmesso l’amore per l’Italia attraverso i viaggi nel Belpaese che facevo da piccola, quando con lui transvolavo l’oceano per raggiungere la parte lontana della famiglia. E’ stato questo – confida – che mi ha spinto a scegliere di studiare la lingua italiana quando frequentavo Traduzione e Interpretazione alla Ucv di Caracas”.


La coopertiva Clic a cui collabora Giovanna – che vanta tra i suoi committenti il Palazzo di Miraflores, l’Asamblea Nacional, il Ministerio de Relaciones Exteriores, il Ministerio del Poder Popular para Relaciones Interiores y Justicia, Babel, il Foro Social Mundial – sembra riservare incontri inattesi che mantengono sempre vivo in lei l’interesse per l’attività: “Il mio lavoro mi piace anche perchè negli anni mi ha permesso di conoscere personaggi del calibro di D’Alema, Bertinotti o il medico sportivo di Ronaldo, che affiancavo in riunioni e conferenze stampa”.


Nel 2005 Giovanna vince una borsa di studio dell’Istituto italiano di Cultura di Caracas per frequentare un master a Torino. “E’ stato un anno duro – racconta – perchè si trattava di un programma intensivo, ma è stato utile perchè mi sono avvicinata ancora di più a quella splendida terra che è l’Italia. E questo è fondamentale – ci dice – perchè per essere una buona traduttrice non è sufficiente conoscere la lingua di un Paese: bisogna conoscere la cultura di un popolo”.  Carmelo Velásquez, direttore marketing della Clic, è della stessa opinione e si dichiara felice di avere un’italo-venezolana come collega: “L’interazione con chi appartiene o ha conosciuto la cultura italiana è vitale per il nostro lavoro e contribuisce ad arrichire il confronto tra le diverse culture. Cosa che allontana il rischio di ‘malattie’ come il razzismo, che nasce dall’incomprensione. Per questo – continua – per quanto riguarda la mia esperienza è stato fondamentale il Corso di Linguaggio Economico Commerciale che ho potuto svolgere all’Università per stranieri di Perugia. Ho conosciuto davvero l’Italia, e gli italiani”.