L’operazione al seno è una violenza

CARACAS – In questo mondo tutti i giorni le donne subiscono violenze solo per il fatto di essere donne. La violenza fisica è sempre accompagnata da quella psicologica che lascia segni per lungo tempo, a volte permanentemente. A volte si dimentica che la donna da sempre ha subito delle violenze strettamente psicologiche, che non lasciano segni sulla pelle, ma che influiscono nelle scelte di vita di tutti i giorni: dalle regole sul come vestirsi a quelle su come comportarsi nell’approccio con l’altro sesso.


Secondo i dati dell’Onu, ancora oggi la principale violazione dei diritti umani rimane la violenza sulle donne. Ma quali sono i modi e i luoghi dove tuttora si fa violenza?


Lo psicologo e psichiatra Paolo Polito ha posto in evidenza che, oltre in casa, al lavoro o per la strada, le donne possono essere vittima della cosidetta “violenza medica”, ovvero quella praticata negli ospedali, nelle cliniche e negli studi medici.


“La ‘violenza ostetrica’ – spiega il dottore nato a Napoli e arrivato in Venezuela a quattro anni – è tristemente all’ordine del giorno in questo paese. Essa consiste in una violenza fisica e psicologica esercitata dal personale medico sulle donne prima e durante il parto. Negli ospedali pubblici le future mamme vengono trattate malissimo, come se fossero degli oggetti; nelle cliniche private invece si obbliga la donna a praticare il parto cesareo per fissare una data e un’ora di nascita affinché questa avvenga quando il medico non sia impegnato in altro. Qualsiasi operazione non necessaria è da considerarsi un’agressione”.


Oltre a questo tipo di “violenza medica”, la donna spesso è sottoposta a un’altra di tipo psicologico: la non accettazione del dolore patito, da parte del personale medico. “La donna ha diritto a esprimere il proprio dolore – sostiene il dott. Polito – invece qui i medici e infermieri spesso umiliano le pazienti incolpandole di piangere troppo e soffrire della cosidetta ‘sindrome del Mediterraneo’. Ci dovrebbe essere maggiore tolleranza dell’espressione del dolore”.


Due altre gravi violenze commesse nei confronti delle donne nelle strutture cliniche e ospedaliere sono:


“L’imposizione di un trattamento o l’obbligo a sottoporsi a un’operazione decisa dal medico senza prima consultarsi con il paziente; e spesso veri e propri abusi e molestie sessuali sia nei confronti di adulte, che di bambine e adolescenti. Lo dico perché ho avuto in terapia nel mio studio tante donne a cui era successo”.


Secondo l’esperto, un’altra violenza inferta alla donna, spesso giovanissima, è quella effettuata dal chirurgo plastico quando sottopone la donna a un’operazione esclusivamente estetica. Ci riferiamo agli interventi chirurgici che non siano di tipo ricostruttivo, ovvero effettuati per esempio per incidenti, ustioni, o cancro della mammella. In particolare ci riferiamo al comunissimo impianto di protesi al seno.


“In Venezuela sono praticate migliaia di operazioni l’anno di aumento della mammella. Ma nella maggior parte dei casi sono interventi totalmente inutili perché le donne che vi si sottopongono sono ragazze che, per rispondere a un problema prettamente psicologico e per essere accettate dalla società, decidono di impiantarsi due protesi, pur essendo già naturalmente belle. Il 100 per cento delle donne, che ha seguito una terapia nel mio studio e aveva il seno falso, nascondeva dei grossi problemi nella relazione con la madre. Spesso le mamme per invidia della giovinezza e sessualità delle figlie le dicevano di essere brutte e mascoline. Le ragazze rispondono allora alla violenza della madre e della società operandosi, e si sottopongono a un’agressione fisica, che non risolve assolutamente il problema”.