“Il vantaggio d’essere italiano “

CARACAS – “Avevo undici anni quando mio padre, nel ’57, mi portò in Venezuela insieme a mio fratello Raffaele”, inizia così la storia di Michele Brescia, un ragazzo svogliato nello studio per l’Italia,  un grande sarto ed imprenditore per il Venezuela.


L’immigrazione Michele la porta nel sangue.


“Mio nonno era americano. Durante le prima guerra mondiale conobbe mia nonna e decise di fermarsi con lei per creare quella che poi sarebbe stata la mia famiglia” racconta sorridendo.


Il padre e lo zio di Michele decisero di scappare dalla depressione economica post bellica e come molti italiani, nel lontano 1950, intrapresero il lungo viaggio in  nave verso il Venezuela, terra di grandi speranze.


“Entrambi erano aritigiani, mio padre falegname e mio zio sarto”.


Mentre i grandi partivano in cerca di fortuna, “io e mio fratello restammo in Italia, a studiare in un collegio a Salerno” racconta malinconico.


Ma  Michele era  un ragazzo “troppo vivace” per restare rinchiuso in un collegio a lungo.


“Nel 55 mio padre rientrò in Italia. Dato che per i miei professori non ero portato  per lo studio, nel ’57 mio padre decise di ritirare me e mio fratello e di portaci con lui in Venezuela”.


Nonostante fosse solo un ragazzino di undici anni, Michele si trovò costretto ad apprendere un mestiere.


“Decisi di seguire le orme di mio zio, Giuseppe Di Mauro, che era sarto. Mi sembrava un lavoro più pulito ed elegante di quello del falegname”.


Dopo solo un anno venne mandato a fare esperienza in una sartoria più grande e a soli quattordici anni era già un sarto completo.


“Decisi di iniziare l’esperienza  in fabbrica. Voleva dire cominciare da zero perchè dalla sartoria alla fabbrica cambia tutto. Si passa dalla macchina a pedale a quella a motore, dal lavoro dettagliato a quello di massa. Iniziai in una ditta che si chiamava ‘Sanremo’ –  che occupava un solo piano dell’edificio oggi invaso completamente dalla fabbrica Brescia – , di proprietà di alcuni italiani. In otto anni ho imparato tutte le fasi di lavoro. A soli 22 anni ero pronto a  mettermi in proprio”.  


Dopo un anno passato in giro per l’Italia, per ritrovare i vecchi compagni di collegio, Michele torna in Venezuela dove, insieme a quattro amici, decide di mettere su quello che oggi è il suo “piccolo” impero.


 


 


 


La differenza di essere italiano


Moda e stile sono sinonimo di italianità davanti agli occhi di tutto il mondo. Per non perdere questa unicità Michele  iniziò a fare il pendolare tra il Venezuela e l’Italia dove  si recava per scegliere le stoffe  e aggiornarsi sulle tecniche e le tendenze del Bel Paese per poter rappresentare adeguatamente il Made in Italy.


“Essere italiano mi ha sicuramente aiutato. E’ stato grazie all’educazione dei miei genitori, che mi hanno insegnato il valore del lavoro, se sono riuscito a costruirmi la mia posizione. Inoltre sono riuscito ad ambientarmi facilmente. I soldi ricavati con il mio lavoro li ho investiti tutti per girare il mondo”


 


Due realtà a confronto


In una situazione economicamente sempre più complessa, Michele spiega perchè ha scelto il Venezuela.


“Questo per me è un gran Paese. Le opportunità sono tante. Se un giovane vuole arrivare qui può farlo, basta che sia disposto a lavorare duro. Mio figlio Antonio è ingegnere e lavora qui con me. Da buon italiano conosce il valore dell’impegno”. 


In Italia invece le situazione è molto più complicata. Come il nostro amico ci racconta “in passato ho cercato di aprire una fabbrica vicino a Pescara, mia città d’origine. Impossibile. Non c’è  lo stesso sostegno che c’è qui e la burocrazia è un caos. Ho aperto delle industrie anche in altri Paesi del Sud America, senza incontrare tante complicazioni.”


Le tradizioni italiane, quelle vere, le stanno portando avanti gli italiani nel mondo. In italia se n’è perso il retaggio.


“L’Italia è cambiata negli ultimi tempi, quando torno ‘al paese’ vedo gli effetti della crisi sui miei amici, che faticano anche ad andare a prendere una pizza fuori”.


 


 


L’appello: portatori d’italianità


Il marchio “Michele Brescia” esiste ormai da 40 anni. Anche in questo caso più che “Made in Italy” ci viene in mente il nome proposto dai giovani italiani nel mondo durante la conferenza a Roma, ovvero il “Made by Italians”. Tra i progetti futuri di quest’imprenditore nostrano, infatti, c’è n’è uno particolarmente ambizioso: unire tutti i sarti italiani in Venezuela per creare una rete di cooperazione, diffusione e tutela dello stile italiano. Chiunque fosse interessato ad aderire o volesse ulteriori informazioni puo scrivere alla nostra redazione.