“L’inferno è un caos bellissimo”

CARACAS – Marisa Vannini ha tradotto il canto dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri con il fine di piacere ai giovani.


“Avevo visto tutte le traduzioni precedenti, anche quelle del professor Crema e avevano un linguaggio pesante. Erano traduzioni che non invitavano per niente alla lettura. Sapevo che potevo sacrificare tutto, anche il linguaggio, tranne il verso – spiega Vannini -. Il Verso, ovvero la ritmica dell’endecasillabo, si doveva salvare non solo per la sua musicalità, ma anche per la metrica e l’ambiente che crea”.


Secondo Jorge Luis Borges, una buona traduzione  è quella che supera il testo originale, quella che senza timore di “tradire” l’originale riesce a tradurre emozioni e suscita sensazioni nei suoi lettori. Salvando sempre l’intenzione dell’autore, ma fuggendo dai labirinti assurdi della letterarietà. La professoressa definisce la traduzione  letteraria come un ricreare senza dover riscrivere.


“A me non piace cambiare tanto. Il fatto di Borges io lo rispetto, lo accetto, lo capisco, però forse lui va un po’ troppo  avanti. Preferisco restare più fedele all’originale. Non staccarmi tanto dal testo. Cercare di tradurlo senza rifarlo completamente perché non perda il suo fascino originale.


Quando si legge la Divina Commedia si sente più vicino l’Inferno. Vannini rivela allora alla Voce d’Italia i motivi a cui potrebbe essere legata questa vicinanza: “ Da un parte io penso che, come creazione artistica, l’Inferno è superiore agli altri due canti. L’Inferno è superiore come metrica, come immagini, come metafore, dal punto di vista storico dei personaggi presentati. Dall’altra parte è più drammatico e in generale il dramma piace sempre di più. Il dramma è qualcosa che impressiona e attrae, perché magari ci sentiamo più vicini ai peccati e ai peccatori. “


Il poeta Davide Rondoni, in un suo saggio “Il movimento della poesia, un lungo appunto su Dante” afferma che dentro L’Inferno c’è un caos sonoro di rime e grida. Anche Vannini è d’accordo con questa interpretazione: “L’Inferno è  assolutamente un caos di grida, di movimento, di persone. C’è di tutto. Meglio il caos che l’immobilità. L’immobilità non porta niente”.


“La fede – conclude Vannini – è qualcosa di molto importante. E’ fondamentale nella vita. Tra le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. La fede è la principale. A 80 anni, non ci penso per niente alla morte. La morte non mi preoccupa. Mi sento viva e contemporanea non solo dei classici, ma anche dei moderni. Mi sento contemporanea sia di Dante e Petrarca, che di Pavese e Pasolini”.