La riforma costituzionale: 17 milioni di venezolani alle urne

CARACAS – Domenica i venezolani sono chiamati alle urne per decidere se approvare o respingere la riforma costituzionale proposta dall’esecutivo.


Gli articoli sottoposti a referendum popolare sono il 160, 162, 174, 192 e 230. Con la loro modifica si eliminerebbe il limite costituzionale che impedisce la rielezione per un terzo mandato consecutivo di Presidente, governatori, deputati e sindaci.


Il 15 febbraio saranno funzionanti 11.297 seggi in tutto il paese che apriranno a partire dalle 6:30 del mattino. Svolgeranno la funzione di controllo del processo elettorale 60 mila ‘testimoni’ appartenenti sia alla coalizione del “No” che del “Sì”. Oggi sono arrivati, inoltre, 98 rappresentanti di organizzazioni internazionali su invito del Consiglio nazionale elettorale (Cne) per monitorare le elezioni. E circa 30 mila militari parteciperanno all’operazione di sicurezza tesa a mantenere l’ordine pubblico nelle 34.322 sezioni dei seggi sparsi in tutto il territorio.


La presidente del Cne Tibisay Lucena, inoltre, ha tranquillizzato gli elettori assicurando che il referendum è a prova di brogli. Dal canto suo, il Presidente della Repubblica, Hugo Rafael Chávez Frías, ha affermato che rispetterà il risultato della votazione.


Questa è la quindicesima volta che più di 17 milioni di venezolani sono chiamati alle urne da quando è stato eletto il Presidente Chávez nel 1999.


La coalizione per il “No” alla riforma costituzionale, composta dai partiti dell’opposizione che non hanno rappresentanza in Parlamento, adduce che rendendo possibile una rielezione dell’attuale presidente si calpesterebbe il principio dell’alternanza al potere e si annullerebbe l’equilibrio tra i poteri dello stato, scivolando verso un ‘regime dittatoriale’.


La coalizione per il “Sì”, invece, afferma che legittimando la rielezione per mandati consecutivi si lascia ai cittadini la scelta di decidere se un politico possa continuare ad esercitare un incarico pubblico o meno, rinforzando in questo modo la ‘democrazia’.


Bisogna tenere in considerazione che, eliminando la possibilità che un politico possa candidarsi nuovamente, non si elimina quella che questo possa essere rieletto o possa assumere un altro incarico pubblico non soggetto a elezione popolare.


Ed inoltre è noto che, anche senza assumere formalmente il ruolo di presidente o governatore, i politici possono influenzare sulle scelte di governo.