Evio Di Marzo: la poliritmia nella vita e nelle canzoni

CARACAS – Dalle dita della madre sul piano, le note del Lucio Dalla sperimentatore, i testi del poeta Roversi (Anidride solforosa) e la luce caraibica così carica di sonorità, nasce il cantautore Evio Di Marzo: uno dei fondatori della musica contemporanea venezolana. La sua è l’incontro di quella popolare italiana, della “classica napoletana”, del blues mediterraneo e quello emiliano con i ritmi caraibici, afro-caraibici e le differenti sfaccettature della musica folk del Paese.


-‘Questo sembra un mandolino’ dice la gente ascoltando le mie canzoni- afferma il musicista mentre batte il tempo con le dita seduto comodamente al tavolino di legno della sua pizzeria. Oltre alla passione per la musica, Evio ne ha un’altra: la pizza. Diciotto anni fa ha infatti aperto la prima delle cinque pizzerie che ha gestito.


Oltre a riprendere il languore dei testi e la melodia della musica italiana, Evio ha creato un nuovo genere nella musica popolare venezolana. Ha saputo fondere nella salsa moderna il suono del tradizionale ‘cuatro’, con la batteria ‘rock’ e il ‘tambor’ delle radici afro della costa: ha creato così una tipologia di ‘poliritmia’.


Come molti cantautori degli anni ’80, il secondogenito della famiglia Di Marzo ha ascoltato durante la gioventù la musica romantica popolare italiana e fondendola con i ritmi caraibici, ha forgiato la propria.


Sono stati i genitori, arrivati in Venezuela nel dopoguerra, lui dal Sud e lei dal Nord d’Italia, a insegnarli ad amare la musica.


“Avevamo una buona discografia in casa – spiega Evio mentre si toglie gli occhiali dal naso – e io ho potuto ascoltare fin da piccolo un po’ di tutto: dalla musica classica, alla leggera, alla napoletana. Mia mamma, che tuttora suona il piano, dice sempre che il talento musicale me l’ha trasmesso lei”.


Fra i musicisti italiani, i preferiti di Evio sono Zucchero, Pino Daniele e Lucio Dalla. L’ultimo a causa della madre che lo adora e lo ascolatava quando era bambino. Si dice infatti che l’orecchio umano si forma fin dall’epoca vissuta nella pancia della mamma.


Riguardo ai suoi studi musicali Evio afferma: “A 10 anni suonavo la batteria con mio fratello – il famoso cantante Yordano -. Lui suonava la chitarra e quindi io ho decido di ‘pigliare’ un altro strumento per compensare. Sono totalmente autodidatta: ho imparato empiricamente aggiustando le melodie”.


“A 15 anni abbiamo formato con Yordano il nostro primo gruppo: ‘Fordrojo 1954’ di musica rock-pop – racconta mentre per spiegare ogni ritmo suonato, lo riproduce con la voce e lo tamburella con i polpastrelli -. A 20 anni, anche insieme a Alberto Slezynger, il fondatore del gruppo Daikirí, abbiamo creato il gruppo Sietecuero e inciso il disco ‘Rojo Sangre’ a Puerto Rico”.


Poi ognuno dei tre musicisti ha preso la propria strada. “Yordano ed io non andavamo d’accordo nella direzione musicale. Pensavamo gli ‘arreglos’ proprio in maniera diversa. E quindi la nostra esperienza insieme è finita là. Io ho creato con altri musicisti gli Adrenalina Caribe”.


Oltre al richiamo alla melodia tipica del Bel Paese, vi sono due canzoni che Evio ha scritto in italiano: Solitudine e Sei tu.


“Nella prima canzone sulla base ritmica del ‘danzon-cha’, suonano i mandolini e le chitarre napoletane. Il pezzo è dedicato ai miei cari genitori che mi hanno insegnato a vivere. La seconda, invece, è una salsa pop che canto assieme a Maria Rivas. Parla di Dio, visto come l’unica cosa a cui alla fine ci si può attaccare nella vita e dei momenti difficili vissuti da una coppia durante la tragedia della guerra – rivela sottolineando che si è convertito 17 anni fa all’Islam -. Faccio riferimento alla Palestina e a ciò che patisce la gente che vive in quell’inferno”. Non è forse la musica l’arte di comunicare emozioni attraverso la combinazione di suoni?


“Mia madre ha l’orecchio musicale e mio padre è poeta: io vengo proprio dal mix di loro due, ossia di poesia e musica. Non potrei vivere senza”. Friedrich Nietzsche scrisse perfino: “La vita senza musica sarebbe un errore”.