Yordano: l’emigrante poeta della canzone urbana

CARACAS – “Così come l’emigrante che va in giro per il mondo dietro un sogno che gli sfugge tante volte, e poi un giorno torna e se lo trova lì davanti nella stessa strada, quel profumo eri tu”. Queste le parole della canzone ‘Somos tu y yo’ incisa dal cantautore Yordano.


Trovare nella vita la persona amata. Ritrovare il luogo caldo e accogliente che si è abbandonato per tentare la sorte e dirigersi verso l’ignoto. Le situazioni dipinte sono diverse, ma le emozioni che suscitano sono uguali. Così Giordano Di Marzo spiega l’unica canzone con un testo in italiano che fa parte del suo ultimo disco ‘El deseo’.


“In passato avevo un sogno ricorrente – racconta il cantante nato a Roma -: mi perdevo fra i vicoli di una città sconosciuta e poi arrivavo in una casa accogliente che mi trasmetteva sensazioni piacevoli. Ho smesso di fare il sogno solo quando sono andato per la prima volta nel quartiere di Trastevere a Roma. Le stradine erano quelle del sogno”. Solo riscoprendo le proprie origini, si scopre sé stessi e si ha la sensazione di tornare a casa in un porto di pace.


Il famoso musicista venezolano nacque a Roma nel 1951 e, a soli due anni, intraprese cullato nelle braccia della mamma un lungo viaggio in barca per raggiungere il padre che si era già stabilito in Venezuela. “Ho vissuto la parte difficile dell’immigrato – spiega attraverso i suoi occhiali spessi –. Ho provato sulla mia pelle l’ostilità dei compagni di scuola nei confronti di chi era diverso, ma poi mi sono totalmente integrato”.


Riguardo alla crescita musicale e all’influenza delle note italiane nelle sue canzoni, Yordano ricorda: “Ho preso la chitarra da piccolo. Ho ascoltato i dischi dei miei genitori: Modugno, Mina e la musica napoletana come ‘Anima e core’, e ho anche seguito durante diversi anni San Remo. A scuola ho creato il mio primo gruppo con degli amici, ma è durato poco perché a quei tempi sapevamo veramente solo due o tre accordi”. Influenzato come tutti i giovani dal successo dei Beatles, la prima canzone suonata è stata ‘Blowing in the wind’ di Bob Dylan: “Poi ho capito che per far qualcosa di mio dovevo prima di tutto conoscere me stesso”.


“Mio padre voleva che io studiassi musica con la moglie di un amico – continua seduto in maniera elegante sulla sedia da giardino nella pace della casa dei genitori – ma io non volevo e mi sono ribbellato. Mi sono laureato in architettura e poi ho deciso di dedicarmi totalmente alla mia passione principale: la musica. Dopo l’esperienza del gruppo ‘Sietecuero’ con mio fratello Evio abbiamo deciso di separarci. Ed è arrivato il successo del mio secondo album ‘Yordano’ che ho venduto non solo in Venezuela -300 mila copie-, ma anche in Colombia, Miami, Puerto Rico, Panamà, Republica Dominica, Perù e Ecuador”.


Conclude orgoglioso sintetizzando il suo percorso musicale con una frase: “In Venezuela sono l’artista con più canzoni in classifica al primo posto”.


Ma non bisogna dimenticare che la musica non è solo arte. È anche un affare per chi la produce. “E’ molto difficile vivere della musica – afferma Yordano mentre beve un sorso d’acqua e riacquisisce la voce del cantante -. Suonare è quello che so fare e mi va di fare, ma è un investimento enorme e a fondo perduto. Con i diritti d’autore, la vendita dei dischi e le apparizioni in tv e alla radio si compensano solo le spese di produzione di un album, per guadagnare bisogna obbligatoriamente fare concerti. E non è facile in un paese in cui ogni volta tutto si ferma per delle elezioni”.


Yordano non è solo il musicista della canzone sentimentale come ‘Somo tu y yo’ ma anche dell’impegno sociale. Questo è il caso infatti della famosa ‘Por estas calles’: la colonna sonora di una delle telenovele più seguite in Venezuela trasmessa per più di due anni negli anni ’90 dal canale Radio Televisión de Caracas.


“Stai attento agli angoli, non ti distrarre quando cammini, che per proteggerti io ho solo la mia vita – eccheggia il testo in spagnolo della canzone –. Quelli che vanno con il colletto bianco sono i peggiori, oltre a bruciarti si fanno chiamare signori”.


La canzone è un’evidente denuncia della corruzione che dilaga nella politica nel paese. Nel ritornello Yordano lancia, inoltre, un appello a ciò che un padre ama quanto sé stesso: i figli. In un clima di insicurezza, denuncia nella veste di papà l’impotenza di cambiare le cose per offrire un mondo migliore ai figli e spera nella loro lungimiranza.


Sicuramente le melodie di Giordano rimangono nella mente non solo per il ritmo orecchiabile, ma anche per la profondità delle problematiche sociali, scottanti e attuali, su cui punta il dito. Le tematiche trattate fra le righe sono il vissuto di molta gente comune. Rappresentano i sogni e le paure di una società che oggi fa fatica a essere felice.


Per esempio, ‘Chatarra de amor’ parla di un fenomeno che raramente viene portato alla luce dai media convenzionali: la tratta di donne. Ci si riferisce sia alla prostituzione, sia al caso delle donne prese nei paesini del Venezuela e portate a forza a lavorare in città nelle case dei benestanti. ‘Perla negra’ parla dello sfruttamento sessuale dei giovani di condizioni non abbienti. ‘Manantial de corazón’ parla della solitudine e del suicidio. ‘Vivir en Caracas’ parla della violenza che si vive nella capitale. Il ritornello sentenzia in una frase: “Dammi un coltello per tagliare l’aria e baciarti”.


Yordano nel corso degli anni è riuscito a catturare le immagini della realtà della metropoli e trasformarle in note spesso drammatiche. Non per niente è stato definito: il poeta della canzone urbana.