L’Italia multietnica, l’eredità dell’immigrazione

ano – L’Italia è sempre più cosmopolita. Gli immigrati regolari nel nostro Paese sono circa il 6 per cento della popolazione, le imprese gestite da stranieri crescono di oltre il 10 per cento annuo, gli alunni con cittadinanza non italiana presenti nel sistema scolastico nazionale rappresentano il 6,4 per cento del totale degli alunni, corrispondenti a 574.133 unità, un bambino su 10 è figlio di immigrati e si stima che nel 2050 gli extracomunitari potrebbero rappresentare dal 17 al 20 per cento della popolazione residente in Italia e se l’aumento percentuale dovesse restare costante, le nascite di bambini stranieri potrebbero addirittura superare quelle made in Italy. I dati che disegnano questo scenario sono del Centro Artes, Istat, Miur, Caritas, Unioncamere. Una crescita, quella degli stranieri regolari in Italia, che incuriosisce anche la stampa estera.


Secondo il quotidiano spagnolo ‘El Periodico’ “gli immigrati sono la chiave dell’economia italiana. Senza gli immigrati l’Italia si bloccherebbe. I regolari rappresentano una forza fiscale di 2,3 milioni di euro all’anno; il 10 per cento di loro lavora nelle costruzioni e senza di loro il settore crollerebbe’’.


Anche il tedesco Der Standard pone l’accento sul tema, analizzando la situazione scolastica italiana: “Più di mezzo milione di bambini stranieri frequentano le scuole italiane. Il numero degli stranieri nelle aule italiane negli ultimi 5 anni è raddoppiato. In tutta Italia gli stranieri rappresentano il 6 per cento degli alunni totali’’.


A riportare l’attenzione sul tema il caso di Roma, dove nella scuola elementare e materna ‘Carlo Pisacane’, l’istituto nel popolare quartiere romano di Tor Pignattara, su 180 alunni 170 sono immigrati. Solo a Milano, dei 5.495 bambini che quest’anno si sono iscritti alle scuole medie, il 66.42 per cento è composto da stranieri. Nelle scuole primarie (elementari), dei 9.832 che si sono iscritti quest’anno, gli immigrati invece sono “solo’’ il 40.28 per cento. In Alto Adige, anche per la vicinanza con il confine tedesco, i bambini stranieri sono decuplicati nell’ultimo anno. Gli italiani, inoltre, fanno sempre meno figli. Le più recenti statistiche collocano il nostro Paese agli ultimi posti tra i Paesi per tasso di fertilità, con un valore per il 2007 pari a 1,29 figli per donna. Il Bilancio demografico nazionale, però, è in positivo, un dato reso possibile dall’alto tasso di natalità dei cittadini stranieri.


E’ figlio di immigrati un bambino su 10 (10 per cento), mentre, paradossalmente, gli stranieri rappresentano il 5 per cento della popolazione italiana. E’ quanto è emerso da uno studio del Centro Artes di Torino, specializzato nella diagnosi e nel trattamento della sterilità di coppia, che ha elaborato i dati ufficiali di Istat, Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e le stime 2007 C.I.A. Il fenomeno del declino della fertilità è comune a quasi tutti i paesi industrializzati, ma in nessuno di essi ha avuto un’evoluzione così marcata come in Italia. Il tasso di fertilità nei 15 paesi dell’Unione Europea fra il 1960 e il 2007 è sceso da 2,59 a 1,50 figli per donna, mentre in Italia si è quasi dimezzato (dal 2,41 all’1,29). L’aumento demografico, invece, cresce grazie ai cittadini stranieri. Dato riscontrato anche dal portale giornalistico tedesco ‘Suite101’:


“Le donne italiane fanno nascere sempre meno bambini, il tasso di natalità resta comunque in aumento per la presenza di madri straniere, dato che se per dieci neonati italiani uno soltanto è figlio di immigrati, questi ultimi rappresentano il 6 per4 cento della popolazione’’.


– Il calo delle nascite in Italia è un dato evidente – ha spiegato Alessandro Di Gregorio, Direttore del Centro Artes di Torino – Complice anche un’evoluzione della società che ha spostato in avanti, circa 35 anni, l’età media delle donne che scelgono di diventare madri. Le difficoltà a rimanere incinta, quindi, aumentano e l’introduzione della Legge 40 non ha migliorato la situazione. In soli 4 anni, dall’entrata in vigore della Legge, le nascite sono diminuite del 2,78 per cento.


I cittadini stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2008 sono 3.432.651; rispetto al 1° gennaio 2007 sono aumentati di 493.729 unità (+16,8 per cento). Si tratta dell’incremento più elevato mai registrato nel corso della storia dell’immigrazione nel nostro Paese. La popolazione italiana, a gennaio del 2008 è pari a 59.619.290 persone (Dati Istat).


Gli immigrati regolari in Italia sono quindi quasi il 6 per cento della popolazione. Secondo i dati di Unioncamere, inoltre, negli ultimi cinque anni le imprese individuali gestite e controllate da immigrati sono più che raddoppiate, passando da circa 100mila nel 2001 a quasi 230mila nel 2006, con un tasso di crescita sempre superiore al 10 per cento e che ha toccato il 24 per cento nel 2001 e il 13% nel 2006. Le imprese italiane sono crescite nel corso del 2008 di solo 36mila unita’, un incremento di appena lo 0,6 per cento rispetto all’anno precedente e dovuto soprattutto agli imprenditori immigrati, cresciuti lo scorso anno di 15mila unita’.


Inoltre, il ritmo di crescita medio annuale degli stranieri, secondo le stime dei ricercatori della Caritas-Migrantes, è pari a circa 325 mila unità, il che porta ad ipotizzare più che un raddoppio della popolazione immigrata da qui a 10 anni. Tenuto conto che la velocità di crescita della popolazione straniera non sembra tendere a diminuire, la Caritas-Migrantes stima che nel 2050 gli extracomunitari rappresenteranno dal 17 al 20 per cento della popolazione residente in Italia. Dati ancora più rilevanti se si pensa che l’incidenza delle nascite di bambini stranieri sul totale della popolazione italiana è passata da poco più di 9mila nel 1995 a più di 57mila del 2007, in termini percentuali, dall’1,7 per cento al 11,4 per cento. E’, insomma, figlio di immigrati 1 bebè su 10.


– Il calo della fertilià italiana è un dato preoccupante – continua il dott. Di Gregorio – per questo motivo, insieme a molti altri ginecologi che condividono il mio pensiero, chiedo al nuovo Governo di intervenire in maniera chiara e decisiva una volta per tutte sulla Legge 40, che blocca di fatto lo sviluppo della medicina ed impedisce alle coppie che trovano difficoltà nel concepimento di sognare, di sperare ancora. Una legge che ci riporta al Medioevo.