On. Stefano Stefani : “Cgie e Comites importanti? Non lo so…”

CARACAS – L’on.Stefani, sottosegretario al Turismo nel precedente governo Berlusconi e politico noto per l’estrosità delle sue offese nei confronti di altri popoli (definì i tedeschi come “invasori che vengono in Italia a fare gare di rutti”, ndr), ha voluto sottolineare che “Hugo Chavèz ha ricambiato i saluti del nostro Presidente del Consiglio, considera l’Italia un Paese amico e Silvio Berlusconi un leader amico”. Ha poi aggiunto: “Da quel che ho visto questo sentimento è ricambiato, i nostri cittadini vogliono bene al Venezuela. Non potrebbe essere diversamente: qui ci sono quasi un milione di persone di discendenza italiana”.  


Paradossalmente per un Presidente della Commissione Esteri, l’on.Stefani, quando interrogato sulle prospettive future riguardanti la nostra Collettività a seguito di questa visita, ammette di non occuparsi particolarmente delle politiche riguardanti gli italiani all’Estero poichè queste “sono curate nello specifico dai miei colleghi” e c’è “un Comitato permanente che si occupa di queste cose”.


“A seguito di questi incontri non so cosa cambierà – ci dice – ma secondo me dovrebbe necessariamente cambiare la legge elettorale degli Organi di Rappresentanza perchè, così com’è, non funziona. Forse – continua – dev’essere cambiato anche il Cgie”. L’on. Stefani riconosce la sua ignoranza in materia quando ammette di non sapere se Comites e Cgie siano realtà importanti oppure organismi sopprimibili. Quello che ci dice, però, è che “dovrebbero essere regolamentati in maniera diversa”.


Prevedibile l’opinione del deputato davanti alla comparazione tra gli italiani emigrati all’estero ed i numerosi immigrati che arrivano in Italia. Se i nostri concittadini con la valigia sono definiti una “ricchezza”, la stessa cosa non vale per “gli extracomunitari: non sappiamo come affrontare la situazione e regolamentarne l’afflusso”. L’on. Stefani riconosce però che, accanto a “questi marocchini e tunisini che vanno a rubare e a delinquere” ci sono “extracomunitari hanno fatto molto. Ad esempio, in alcune zone, se loro non ci fossero stati avremmo dovuto chiudere le fabbriche. E poi – continua – ci sono quelli che arrivano in Italia per cercare lavoro ma non lo trovano. E se non lo trovamo vuol dire che le leggi che gli hanno permesso di arrivare nel nostro territorio sono sbagliate”. Il delegato immagina poi questa “gente che arriva con la famiglia e sente il figlio dire ‘Papà ho fame’ o ‘Mamma ho fame’… Cosa dovrebbe fare?” si chiede il parlamentare.  


Interessante la visione dell’on. Stefani per quanto riguarda la promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, tanto auspicata durante l’incontro della Delegazione con gli esponenti della Collettività: “La cultura italiana è un mezzo tra gli altri. Io sono un imprenditore e guardo sempre il mio fine: il business. Ad esempio, nel sistema cultura c’è anche la cucina. Io mi sono battutto perchè ‘cucina italiana’ significasse davvero ‘cucina italiana’ e possedesse particolari requisiti, soprattutto per quanto riguarda gli ingredienti di base. Quando era di moda la cucina italiana  – ricorda ancora sbigottito – c’era il marocchino che andava a New York e apriva  non solo una pizzeria, ma direttamente un ristorante italiano!”.