Donne, in pensione a 65 anni. Insorge la Cgil: “Inaccettabile”

ROMA – Un aumento graduale dell’età pensionabile delle donne a partire dal 2010, per arrivare a quota 65 anni nel 2018. E’ quanto prevede la bozza proposta dal governo che è stata inviata alla Commissione europea per l’esame e che punta ad innalzare l’età pensionabile per le donne nella pubblica amministrazione di un anno per ogni biennio per parificarla così a quella degli uomini. Il testo, composto da un solo articolo di legge dal titolo “elevazione dell’età pensionabile per le dipendenti pubbliche”, secondo le previsioni dovrebbe essere inserito via emendamento al disegno di legge comunitaria all’esame delle commissioni in Senato.


L’ipotesi di innalzamento, però, non piace alla Cgil.


– E’ un inaccettabile accanimento contro le donne nascosto dietro l’ipocrisia della cosiddetta gradualità’- ’, afferma il segretario confederale del sindacato Morena Piccinini -. E’ veramente assurdo e paradossale pensare ad un aumento dell’età pensionabile delle donne in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo. Prima di pensare ad una parificazione sarebbe invece giusto parificare altre questioni, a partire dall’occupazione, dalle retribuzioni, dal lavoro.


Per Piccinini, “il governo continua a sollecitare pareri di esponenti europei per trovare alibi alla propria idea di fare cassa sulla pelle delle donne”.


– Per altro – aggiunge – è dimostrato che il risparmio sulla spesa pensionistica sarebbe irrisorio, dato il basso numero di donne pubbliche dipendenti che già ora accedono al pensionamento di sessant’anni. Ma sarebbe rilevantissimo il risparmio sulla indennità di buona uscita, il che significa che il governo si appropria in modo indebito di competenze già maturate e che dovrebbero essere nella piena disponibilità di quelle lavoratrici.


Piccini ritiene poi essere “una finzione inaccettabile l’affermazione che questi provvedimenti riguarderebbero solo il settore pubblico, dal momento che quell’aumento si trasmetterebbe inevitabilmente anche alle lavoratrici del settore privato provocando un effetto dirompente sul piano della occupabilita’ delle donne’’.