Arte, ironia, funzionalità e valore sociale: apre la mostra Piemonte Torino design

CARACAS – “Quella di Caracas è una tappa storica che apre una nuova era nel design italiano”. Così esordisce nell’inaugurazione di ieri Claudio Germak, il curatore di “Piemonte Torino Design”, la mostra di disegno industriale che nelle sale espositive del Centro Cultural Corp Banca di Caracas chiude un’itineranza che l’ha vista toccare ben 18 Paesi.


Germak sarà presente domani all’Universidad Central di Caracas per una conferenza sul Design.


La Responsabile del Centro Cultural Corp Banca, Milagro Gonzalés, ha sottolineato come quello da lei gestito sia “il primo centro d’arte a livello nazionale” e come, per volere del Governo Italiano attraverso la sua Ambasciata, stia lavorando da più di un anno per allestire questa “lunga e prestigiosa esposizione internazionale” che raggruppa ben 200 prodotti realizzati da 150 diversi disegnatori tra il 1995 e il 2008.


L’Ambasciatore Luigi Macotta ha parlato a lungo dello “sforzo congiunto” che continua dal 2005, anno in cui nello stesso luogo fu allestita una mostra dedicata al design lombardo. Il diplomatico ha assicurato poi che “una città vibrante come Caracas saprà godere dell’esposizione nella sua pienezza”.


“Il design – ha proseguito Maccotta elogiando il Made in Italy – mostrato qui in tutta la sua allegria e la sua simpatia, è l’incontro tra l’arte e l’oggetto quotidiano. Questa congiunzione è esattamente la peculiarità italiana che tradizionalmente cerca di abbellire qualsiasi oggetto, per quanto comune esso sia”.


Tasselli della nostra quotidianità, come le scarpe marca Superga, gli zaini Jolly Invicta, la moka del caffè. Perle d’ironia come il sacco a pelo copri braccia per una lettura… calda o il vestitino per il cane dotato di maniglia per trasportare il piccolo amico nei mezzi pubblici. Vasi avvitabili nel terreno, cioccolatini di diverse dimensioni ognuno con impresso il numero delle proprie calorie. Pagine di storia, come quelle che compongono il salone di lettura dedicato all’automobile piemontese.


Il pubblico si muove incuriosito tra prodotti che mescolano funzionalità, arte, sensibilità. E sembra che il disegno italiano piaccia: “21 edizioni, 13 anni di ricerca e di lavoro, 1260 giorni continui d’esposizione, più di un milione di visitatori nel mondo”, escludendo gli appassionati cinesi che “a causa del numero elevatissimo, non sono stati contati – commenta simpaticamente l’architetto Claudio Germak –. Basti pensare che solo a Canton – continua – si sono presentate in un giorno più di 500 mila persone”.


Un successo di pubblico che risponde al valore storico dell’esposizione, che si pone come spartiaque tra due epoche. “Nell’era passata abbiamo portato nel mondo, per la prima volta nella storia, un’attività di ricerca sul disegno territoriale, regionale – ci spiega il curatore Claudio Germak –. Da oggi invece ci concentreremo sull’attività di ricerca da svolgersi nel nuovo Design Center di Torino, dove sarà attivo un laboratorio sperimentale rivolto all’ecosostenibilità e immerso in un clima internazionale”.


Claudio Germak, professore di Design al Politecnico di Torino, illustra con chiarezza l’evoluzione percorsa dal disegno industriale, materia senza la quale, commenta, “si ritornerebbe indietro nella storia della cultura, a quando l’oggetto era mera funzione, strumento che non comunicava e non emozionava”.


Inizialmente, racconta, il design “era definito come un pipistrello, metà topo e metà uccello, metà funzione e metà interpretazione creativa della funzione stessa. Poi – continua – venne definito polipo a causa della sua flessibilità dei suoi tentacoli e quindi la capacità di connettarsi a varie discipline. Oggi – conclude – il Design è intriso di nuove dimensioni perchè è una risorsa culturale (verità sancita nel 2007 dal Ministero dei Beni Culturali), economica (è stato provato che ogni 100 sterline investite in prodotti di design si registra un aumento di 200 sterline di fatturato e di 65 sterline di utile d’impresa) e ambientale”.


Al classico connubbio tra estetica e funzionalità, quindi, si aggiunge oggi il valore della qualità di manifattura (l’oggetto deve funzionare bene ed essere costruito con tecnologie adeguate, anche se non necessariamente innovative) e il significato sociale (gli oggetti sono pensati per essere accessibili a tutti, indiscriminanti, ed inoltre ecosostenibili attraverso l’uso di materiali e processi ad impatto zero). Inoltre, ovviamente, tutti gli oggetti devono essere acquistabili.


Ecco così che percorrendo le diverse sezioni che compongono la mostra s’incontrano oggetti di materiale reciclato, che utilizazano scarti di produzione convertendoli in materie prime per altri processi, tappi di plastica che sostituiscono il sughero, protetto per legge, o ancora, lavandini a prova di spreco d’acqua. “Stiamo progettando anche un utilizzo intelligente per le tonnellate di scarto di caffè prodotte giornalmente. E’ un progetto destinato alle nazioni più povere che consente, attraverso la mescolanza di residuo di caffè, sabbia e poca acqua, di produrre funghi commestibili”.


All’ecosostenibilità si aggiunge l’accessibilità: ecco allora la sedia a rotelle di nuova generazione, manovrabile con una sola mano, e la cucina calibrata sulle esigenze dei diversamente abili.


Una sensibilità umana ed ambientale che avvolgerà anche il nuovo Design Center di Torino, oggi in costruzione, in quanto, come commenta Germak, “nel mondo ci sono più di 200 Design Center ed era in accettabile che l’Italia, culla del disegno, ne fosse sprovvista”.


Ogni centro del disegno, nel mondo, lavora con obiettivi diversi: alcuni sono musei, altri negozi destinati alla vendita di oggetti di design, altri punti di servizi per le aziende. Quello di Torino “ospiterà personale specialistico proveniente dall’Università pubblica e dai master degli Istituti privati perchè si misuri, attraverso dei test affettuati in un laboratorio sensoriale, la prestazione dei colori e dei materiali dei prodotti. Si studierà quanto, in riferimento ad un determinato prodotto, un colore o un materiale attira l’occhio e la percezione umana piuttosto che un altro. Questa misurazione – conclude Germak – una volta quantificata, può essere venduta come consulenza alle aziende più disparate”.  


 


Per Caracas bisogna pensare ad un design strategico…


 


L’architetto Claudio Germak, con l’occhio del critico esperto, ci ha offerto una personale visione di Caracas e del Venezuela.


“Caracas – esordisce – è una città cresciuta troppo in fretta ed in modo disordinato. Ma è anche ricca d’interessantissime sperimentazioni degli anni ’50 e ’60, da valorizzare. Prima, comunque, è necessario sviluppare e curare una cultura turistica. Bisogna pensare ad un Design strategico perchè queste opere, che si trovano in uno spazio pubblico difficilmente vivibile, riescano a comunicare”.


L’architettura in America Latina ha percorso un cammino diverso da quello europeo e, in primis, ha mediato molto di più con l’arte. Come cita il Professore ad esempio, “Gio Ponti, il personaggio affascinante dell’omonima Villa di Caracas, aveva un occhio d’architetto ed uno d’artista, e s’esprimeva anche con la ceramica, la pittura”. In tutti i Paesi dell’America Latina Germak riconosce “una doppia ibridazione che lega l’architettura all’arte e le diverse arti fra loro” mentre, in Europa, “dopo la Seconda Guerra mondiale c’è stata una separazione molto netta tra correnti artistiche ed artitettoniche. Recentemente – continua – questa divisione ha contaminato anche il design: da un decennio, infatti, si formano operatori del design dotati di un’autonomia artistica e culturale autonoma, che non sono anche architetti. Mentre tutta la storia del design tradizionale è stata scritta da architetti”.


Oltre all’aspetto artistico del Design, il professor Germak è preoccupato soprattutto per l’assenza quasi totale di una prospettiva futura dal punto di vista ambientale. “Il Venezuela – ci spiega – è un Paese che si sta costruendo e che quindi dovrebbe sviluppare un senso ecologista in vista di un quadro futuro. Purtoppo, questo sensibilità comune è quasi completamente assente. Nell’iniziativa Change the Changing (Cambia il cambiamento, ndr) dell’anno scorso – ricorda – il Venezuela è stato uno dei pochi Paesi a non aver presentato nessun progetto di ecosostenibilità”.   


 


 


Pop art e Design


 


“La pop art è un fenomeno d’arte, legato quindi alla comunicazione, alla sollecitazione di emozioni, che traduce in grafica la comunicazione dei prodotti. Il design invece, quello europeo ed in particolare quello italiano, parte da un approccio funzionale per poi dare una forma a queste espressioni. Questo è il design storico italiano, oggi tramontato a favore di un nuovo design orientato a dare significato e valore al prodotto. E al modo di produrlo, soprattutto”.


Claudio Germak, curatore dell’esposizione Piemonte Torino design.


 


Monica Vistali 13/03/2009