La donna ha le stesse opportunità dell’uomo?

CARACAS – Le pari opportunità sono ancora molto lontane. Sono stati tanti i passi avanti fatti negli ultimi 30 anni. Ma fra uomo e donna, sia in Italia che in Venezuela, non si è raggiunta la parità. Quali le misure legislative efficaci da attuare? E come deve porsi la donna nella società d’oggi?


“Per la donna negli anni ’70 il matrimonio era una svolta nella vita – sostiene Carolina Jaime Branjer, ingegnere e giornalista venezolana -. Moltissime donne smettevano di lavorare quando si sposavano. Facendo un paragone con gli uomini, oggi in Venezuela le donne laureate hanno sicuramente maggiori opportunità rispetto a 30 anni fa. Invece, per le donne meno abbienti le condizioni non sono cambiate molto”.


Non è d’accordo la ministro per gli Affari della donna María León che ha affermato: “Prima del 1999 la lotta per l’eguaglianza dei due sessi era una lotta portata avanti esclusivamente dalle elite, invece, oggi è una battaglia che tocca tutte le classi sociali ed ha portato finalmente la donna ad essere visibile nella storia e nella società”.


Dall’Italia, Maria Rosa Tomasello, giornalista del quotidiano abruzzese “Il Centro”, oltre a confermare che le pari opportunità in generale non sono state raggiunte, specifica che “se in molte attività professionali, come l’avvocatura e la magistratura, si può parlare di parità, in altri settori si è molto indietro. Questo è il caso infatti del giornalismo in cui le direttrici dei giornali si contano sulla punta delle dita. Le donne inoltre, in genere, vengono retribuite mediamente meno dei colleghi maschi di pari grado in diversi settori”.


Teresina Giustiniano, invece, avvocato che ha studiato e vissuto in Italia e da 20 anni esercita in Venezuela, non è d’accordo sull’obiettivo del raggiungimento dell’ ‘uguaglianza’ fra uomo e donna.


“Siamo per natura diversi – spiega con enfasi -. Le donne non devono cercare di essere uguali agli uomini per ottenere le stesse opportunità. In Italia, spesso le donne che si sono battute per affermare i propri diritti hanno sacrificato la propria dolcezza, la bellezza e lo spirito materno. Affermarsi come donna non significa disprezzare l’uomo. Questo non succede in Venezuela, ma spesso, invece, si vede in Italia”.


Riguardo alle pari opportunità nel campo del lavoro, sostiene con decisione che “ancora oggi è difficile trovare in Italia delle donne nei posti dirigenziali: c’è una grossa discriminazione che qui, invece, è minore”.


Invece secondo Carolina Jaime, in Venezuela vi è ancora una grande differenza nel far carriera fra i due generi. Inoltre, “le barriere da oltrepassare per accedere a ruoli manageriali dipendono dalle diseguaglianze nell’accesso all’istruzione”. L’accesso a scuole ed università per le donne venezolane è stato molto più difficile per decenni.


“Negli ultimi 30 anni – dice la scrittrice insignita con il titolo Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica italiana – è stato costantemente in ascesa il numero di donne in posti di dirigenza in Venezuela. Oggi ci sono molte donne-capo nelle grandi imprese che hanno gli stessi stipendi degli uomini. Discriminatoria è però l’attuale legislazione sul lavoro che permette all’impresa di licenziare un’impiegata che risulti in cinta, inserendo una clausola nel contratto che la obbliga alla rinuncia del posto in caso di gravidanza”.


Da sottolineare che alla fine “spesso sono le stesse donne che nel campo del lavoro sono maschiliste e scelgono degli uomini per i posti di responsabilità”.


A conferma delle grosse diseguaglianze fra i due generi che persistono in Italia, Tomasello afferma che “secondo una recente indagine della Confcooperative, per esempio, in Abruzzo cresce il numero di donne occupate nelle imprese cooperative, ma a guidarle sono sempre prevalentemente gli uomini: su 400 solo 75 sono le donne-capo”.


Passiamo al campo della politica. Giustiniano, che ha vissuto metà della vita in Italia e metà in Venezuela, sostiene che la presenza delle donne italiane e venezolane è aumentata in maniera rilevante e che ciò è avvenuto anche grazie al meccanismo delle quote. La ministro venezolana León sostiene che l’imposizione, voluta dal governo di Chávez, della quota femminile del 50% e dell’obbligo dell’alternanza nelle liste è stato un gran successo per la partecipazione delle donne in politica. Jaime, invece, puntualizza che in Venezuela “la politica è ancora un ‘affare di uomini’ e che da un lato se le quote hanno funzionato, dall’altro bisogna domandarsi perché a volte –tristemente- non ci sono donne per occupare il 50% delle poltrone stabilite per legge”.


La giornalista italiana, in passato contraria alle quote femminili poiché viste come “uno strumento che faceva delle donne una riserva indiana”, ammette oggi che sicuramente hanno funzionato. “Gli uomini tendono a conservare le proprie poltrone e i propri privilegi: senza le quote è difficile rompere le barriere”. Non si ha quindi la stessa partecipazione dei due generi in politica, non a causa di un’incompetenza della donna, ma per la struttura del sistema vigente che non permette alla donna di essere eletta o designata come l’uomo. La minor presenza in politica della donna è anche dovuta al fatto che non le interessa, poiché reputa altri settori ben più concreti e portatori di frutti.


I dati parlano. Per esempio, “durante le ultime elezioni amministrative di Pescara del 2008 – dice Maria Rosa – il numero delle donne candidate era 163 su 733, cioè il 22%: una cifra ridicola considerato il fatto che le donne sono oltre il 50% della popolazione italiana. Ricordiamo che a livello nazionale il Partito democratico aveva schierato il 50% di  donne, mentre il centrodestra il 30%, poiché secondo il Premier il Paese non era ancora pronto per il 50%”.


Rispetto all’atteggiamento che dovrebbe assumere la donna che lotta per la parità, l’avvocato italo-venezolano sostiene che “le italiane dovrebbero riacquistare la propria femminilità che spesso hanno sacrificato per imitare l’uomo e cercare di essere loro pari. Spesso italiani e italiane tendono ad arrivare in Venezuela con la mentalità del colonizzatore, io, invece, sento di aver imparato da questo paese e – come parte delle venezolane – non penso che abbia senso oggi l’8 marzo, poiché è come accettare la discriminazione fra uomo e donna”.


“A livello dirigenziale, in Venezuela – conclude Carolina Jaime – ci sono ancora tanti uomini che vogliono affermare la propria mascolinità. Ma ormai le donne economicamente indipendenti non accettano più gli atteggiamenti maschilisti e non si lasciano trattare come degli oggetti di desiderio”.


“La femminilità non è un concetto assoluto – opina Tomasello –. In Italia non penso che né nel privato, né nel pubblico le donne affermate ed impegnate abbiano assunto atteggiamenti maschili. Sicuramente se l’uomo non aiuta in casa, e oltre al lavoro, ci si prende cura dei figli e dei genitori anziani, non rimane molto tempo alla donna per mettersi in guepiere!”.


Le donne sono state invisibili per 25 secoli di storia. Adesso non più. L’importante è che le donne ne siano consapevoli e continuino a battersi per ottenere le stesse opportunità e gli stessi diritti dell’uomo.


 


Barbara Meo Evoli