Tragedia in Abruzzo: le testimonianze

Giuliani conferma: “Il terremoto era prevedibile”


Il ricercatore denunciato per allarmismo ora è tra gli sfollati. Testimonianze alla ‘Voce’ dai giornalisti Di Giacomoantonio e Mastri, durante il sisma a L’Aquila e Pescara


 


 


Vistali Monica


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CARACAS – “La Regione sarà colpita da un terremoto disastroso” aveva annunciato senza tentennamenti in seguito allo sciame sismico che da più di un mese interessava l’Abruzzo. Inascoltato e deriso, il ricercatore Gianpaolo Giuliani aveva pagato la sua dichiarazione con una denuncia per procurato allarme. Anche il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, si era scagliato contro “quegli imbecilli – come Giuliani – che si divertono a diffondere notizie false”.


Ora che L’Aquila e la sua periferia sono macerie, resti del tragico sisma di magnitudo 6,3 Richeter che ieri alle 3.30 ha colpito il capoluogo abruzzese, il tecnico impegnato presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso torna a parlare: “E’ falso che i terremoti non si possono prevedere. Sono 10 anni che riusciamo a prevedere eventi di questo tipo in una distanza di 100-150 chilometri dai nostri rivelatori. Da tre giorni – continua lo studioso – vedevamo un forte aumento di gas radon, al di fuori della soglia di sicurezza. E forti aumenti di radon segnalano forti terremoti. Il mio sismografo denunciava una forte scossa di terremoto, e ce l’avevamo online. Tutti potevano osservarlo e tanti l’hanno osservato. Poteva essere visto se ci fosse stato qualcuno a lavorare o preoccuparsene”. Comprensibilmente amareggiato, Giuliani parla anche della sua esperienza di sopravvissuto: “Abbiamo vissuto la notte più terribile della nostra vita, sono sfollato anche io… Questi scienziati canonici, loro lo sapevano che i terremoti possono essere previsti”.


“Giuliani non è riconosciuto dalla comunità scientifica ma la sua è una tecnica tenuta molto in considerazione in un Paese ad alto rischio sismico come il Giappone” ci dice Luca Di Giacomoantonio, giornalista di Abruzzo 24 ore Tv.


Durante il collegamento telefonico con la ‘Voce’, Di Giacomoantonio avverte l’ennesima delle “scosse che in modo incessivo e costante continuano a diffondere il panico tra le vittime”.


“In Abruzzo la situazione è in generale drammatica. Dalle notizie ufficiali sembra che tutto si stia aggiustando – ci dice – ma in realtà qui è tutto caos e disorganizzazione. Leggeri scosse continuano a mantenere alto l’allarme e, anche se continuano ad arrivare gli aiuti, i trasporti sono bloccati e non riusciamo a far confluire i 50 mila sfollati nelle cinque tendopoli che offrono servizi ospedalieri, derrate alimentari e possibilità di pernottamento per chi non può dormire in automobile”.


Ad aggravare la situazione, ci racconta il giornalista, “il freddo, il vento forte, la pioggia e la grandine”, oltre a “numerosi e preoccupanti episodi di sciacallaggio notturno. Fortunatamente – continua – l’acqua continua ad arrivare quasi dappertutto e le linee telefoniche sono rimaste attive”.


Sono almeno 26 i Comuni interessati da quella che Di Giacomoantonio definisce una “scossa devastante” e che per Bertolaso è la peggiore tragedia dall’inzio del millennio”. “E’ la tragedia culminante di uno sciame sismico che continua dal 14 dicembre. L’ospedale de L’Aquila è inagibile, la Casa dello Studente è crollata. Mezza città, soprattutto per quanto riguarda le antiche case in pietra dei paesini circostanti dove c’è stato il più alto numero di perdite umane, è rasa al suolo” ci dice il giornalista del Messaggero Paolo Mastri. “Io mi trovavo a Pescara. Lì abbiamo sentito una lunga scossa di quaranta secondi con oscillazioni fortissime. Subito abbiamo sperato che l’epicentro del terremoto non fosse a L’Aquila. Ovunque, ma non a L’aquila… Ora c’è solo una città rasa al suolo dove continuare a scavare…”.


“A soli tre minuti dal sisma – ha dichiarato Silvio Berlusconi durante la conferenza stampa tenutasi presso la Scuola Sottoufficiali della Guardia di Finanza de L’Aquila – la macchina della solidarietà è stata subito messa in moto”. Con il Premier, i ministri Sacconi e Maroni, insieme al sindaco de L’Aquila e il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, hanno ringraziato le migliaia di uomini delle forze dell’ordine che, insieme a volontari e personale della Protezione civile, sono impegnati nel lavoro di soccorso ed emergenza presso le tendopoli allestite presso Piazza d’Armi, Caserma Rossi, Stadio Tommasi Fattori, campo sportivo Centi Colella e Stadio di Acquasanta (altri sfollati saranno ospitate presso le strutture alberghiere della costa abruzzese).


Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alle misure per lo stato di emergenza nazionale relative al terremoto in Abruzzo. Però, al momento, non ha stabilito la cifra che sarà stanziata per l’emergenza. A quanto si apprende, i fondi verranno stanziati successivamente.


Nel frattempo prosegue la polemica riguardante Giampaolo Giuliani, l’esperto che avrebbe predetto il terremoto. Michelangelo Ambrosio, Dirigente Ricerca Infn (Istituto Fisica Nucleare) di Napoli, in una lettera all’associazione Giuseppe Dossetti, sottolinea come “trascurare con superficialità le applicazioni di nuove tecnologie solo perchè proposte da ricercatori non appartenenti allo establishment preposto sia una negligenza criminale di cui oggi paghiamo le conseguenze”. Per contro, il professor Eugenio Coccia, direttore dei laboratori nazionali del Gran Sasso dell’Infn, afferma che Giuliani “non è un ricercatore ai laboratori del Gran Sasso dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare come descritto da alcuni media” e, riguardo all’allarme da lui lanciato, dice: “In base alle sue previsioni bisognava evacuare Sulmona otto giorni fa. Se lo si fosse fatto, gli sfollati sarebbero stati portati all’Aquila, e oggi sarebbero sotto le macerie. Ecco perchè dico che su queste cose bisogna andare molto cauti”.


 


 


 


OSPEDALE INAGIBILE


Paura, dolore e rabbia


 


Barbara Meo Evoli


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L’AQUILA – “Paura, dolore e rabbia”. Questi i sentimenti che prevalgono fra la gente all’Aquila e provincia in questi momenti. Lo ha visto con i propri occhi Maria Rosa Tomasello, giornalista de “Il Centro”.


“La maggior parte delle persone sono scappate di casa subito dopo la prima scossa di ieri notte – racconta Tomasello -. La paura di tornare a casa è grande. La gente è terrorizzata dall’idea di un nuovo terremoto. Teme gli sciacalli. Già sono state denunciate varie persone che rubavano nelle case crollate o danneggiate”.


“Fra la gente prevale inoltre il dolore. Dolore non per forza dovuto alla perdita di un familiare o un amico, ma per il dramma che vive un’intera popolazione”. Gli abitanti del posto si sono ritrovati dal giorno alla notte senza casa, senza poter soddisfare i propri bisogni primari, ovunque uno guardi vi è devastazione. Il centro storico dell’Aquila e gli edifici antichi dei paesi circostanti sono distrutti. La gente si è ritrovata obbligata a passare una notte all’aperto, al freddo, spesso senza tenda perché non ve ne sono abbastanza per tutti.


“L’altro sentimento generale è la rabbia. Tanta rabbia per una cosa non prevista – spiega la giornalista abruzzese -. La maggior parte delle persone sentono che è mancata organizzazione e prevenzione prima del fenomeno sismico. Si sapeva che l’Abruzzo era una zona a rischio. E’ mancata quindi informazione su come reagire e sulle cautele da prendere in caso di un terremoto”.


Onna è stata praticamente rasa al suolo. “Da lì in poi verso L’Aquila è praticamente impossibile muoversi. Regna il caos generale. Sono enormi i danni nei paesi. Lungo le strade che portano in città si vedono tantissime persone scappate di casa nella notte: vi sono adulti, giovani, anziani. Tutti hanno abbandonato la casa per mettersi in fuga. Sono tanti per le strade anche gli studenti fuori sede, fortunatamente la maggior parte si mette in cammino per tornare nelle proprie città d’origine. Gli autogrill sono sovraffollati: non vi è posto per tutti”.


Riguardo alle misure d’emergenza adottate: “Ovunque si vedono le forze dell’ordine correre e portare soccorso – precisa la giornalista de ‘Il Centro’ -: carabinieri, polizia, protezione civile, vigili del fuoco e finanza fanno il possibile. I soccorsi sono arrivati anche dalle regioni vicine: Lazio, Marche, Campania, Umbria. Quest’ultima colpita una decina di anni fa da un terremoto ha inviato infatti le prime tende per gli sfollati”.


Cominciano a sorgere un po’ ovunque le tendopoli. “L’accampamento principale è quello di piazza Darmi nel centro dell’Aquila, ma ogni paesino ne ha uno. Le tende sono fatte per sei persone, ma in ognuna ve ne sono in media otto”.


Sia la prefettura che l’ospedale principale dell’Aquila sono inagibili. Questo ha creato gravi problemi per l’espletamento delle misure d’emergenza nella provincia. I due luoghi che normalmente devono rispondere ai bisogni dei cittadini in caso di disastri naturali sono fuori gioco.


“Il danneggiamento dell’ospedale San Salvatore ha fatto nascere una seconda emergenza” spiega il collega Walter Nerone. Non solo infatti la struttura non ha potuto ricevere i 1.500 feriti del terremoto, ma le stesse condizioni cliniche dei pazienti già presenti sono state messe a rischio.


“Sono saltati tutti gli impianti dell’ospedale – spiega il giornalista de ‘Il Centro’ che ha visto il disastro con i propri occhi -. Non c’era più ossigeno nelle sale operatorie e nel reparto d’urgenza. La sala di rianimazione non era operativa. Alle prime luci dell’alba già si trovavano per la strada i 400 pazienti ricoverati precedentemente al terremoto e vi erano più di mille feriti nuovi in attesa di cure. Si sono ritrovati per la strada perfino i pazienti intubati”.


I medici hanno operato con quello che potevano. “Si è potuto fornire solo un primo intervento di stabilizzazione dei feriti nell’unica piccolsa sala operatoria funzionante. Quelli che avevano bisogno di analisi mediche sono stati trasferiti in altri ospedali. A partire dalla tarda mattinata sono arrivati gli elicotteri per spostare i pazienti più gravi a Roma e poi un via vai incessante di ambulanze”.


Vi è un problema anche per il calcolo del numero di morti: “Visto che l’obitorio dell’ospedale è crollato, non si potevano ricevere le salme e quindi ogni contrada ha adibito una propria sala mortuaria”.


L’ospedale era costruito per resistere a un possibile sisma? A riguardo sono già piovute le critiche. “L’ospedale – afferma Nerone – è stato costruito negli anni ’90 su un progetto degli anni ’80 ed inaugurato solo sette anni fa. La struttura si trova in una zona in cui è alto il rischio di un terremoto ed è priva delle caratteristiche per resistere a una tale scossa”. Chi è responsabile del buon funzionamento della struttura pagherà?


 


 


 


Messaggio di Mariza Bafile


“E’ un incubo”


 


CARACAS – “Vedere i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza distrutti è terribile” dice, con voce affranta e i ricordi di fronte agli occhi, l’on. Mariza Bafile.


“Perfino la cupola della chiesa dove è stata celebrata la messa per mio padre -Gaetano Bafile- è crollata. La Cattedrale Santa Maria delle Anime Sante, oltre a essere un monumento storico ed artistico, è il luogo dove gli amici hanno scelto di ricordare mio padre. Oggi la cupola non c’è più. E’ inspiegabile comunicare quello che si prova nel vedere in macerie i luoghi a cui si è legati. Sono estremamente provata” così ci spiega i suoi sentimenti la nostra deputata dall’altra parte del telefono.


Di fronte a una tale tragedia la solidarietà è arrivata, non solo da chi nei posti colpiti vi ha vissuto, ma da tutto il mondo. Solidarietà per le vittime del terremoto che, ieri notte, ha colpito l’Abruzzo uccidendo almeno 150 persone. “Tutta l’Italia è molto scossa per ciò che successo e la solidarietà è arrivata da numerosissime regioni e province. Ma ciò che si prova vedendo la terra dove uno è cresciuto devastata è indescrivibile. La tristezza è enorme”.


“Sono triste non solo perché ho perso sotto le macerie dei cugini di secondo grado e degli amici, ma anche per tutte le famiglie che hanno avuto delle perdite” così Mariza esprime la propira solidarietà con chi soffre senza colpa.


“La scossa è stata molto forte a Roma, immagino quindi ciò che è stato a L’Aquila. Vorrei recarmi in Abruzzo per essere vicina ai miei cari e portare l’affetto alle persone sconvolte. Non sono andata nei luoghi colpiti dal sisma solo perché sarebbe stato pericoloso e sarebbe stato un rischio di intralcio ai soccorsi. Dalla capitale seguo passo passo tutto ciò che accade come se stessi lì con la gente”.


“La tragedia è generalizzata. E’ un incubo” dice la nostra deputata che è sempre stata legata a due mondi, l’Italia e il Venezuela.


Conclude con un messaggio di speranza: “Questa è una Pasqua amara ma il momento passerà. Si andrà avanti con coraggio e si supereranno gli ostacoli”. B.M.E.