L’Abruzzo non piega la testa

 


Diversi. Oggi, trascorsa la settimana di Pasqua, ci si scopre diversi nei sentimenti, nelle sensazioni. Le drammatiche immagini della distruzione provocata dalla violenza del terremoto in Abruzzo; la testimonianza di una città distrutta che già trova la forza di reagire; la consapevolezza che c’è chi non si arrende di fronte la tragedia ci commuove e suscita in tutti noi un sentimento di profonda solidarietà.


Sono fresche, ancora tanto fresche le immagini dei funerali di Stato. Quelle file interminabili di bare, segno di una tragedia che forse poteva evitarsi, ci appaiono in tutta la loro drammaticità. Quella bara piccola, bianca, esile, adagiata su un’altra più grande ci ha colpito profondamente nel nostro intimo, commosso fino a strapparci una lacrima. Famiglie intere distrutte, altre devastate negli affetti.


Ma l’Abruzzo è terra di gente forte. Sí, forte. In quelle tendopoli sorte un po’ ovunque in periferia, si guarda al passato con tristezza e nostalgia. É nell’essenza umana. Ma già si tracciano progetti per il futuro. Lo sguardo è al domani, alle nuove possibilità che esso apre. Dalla tragedia nasce il desiderio di tornare a vivere, a costruire.


Dalle testimonianze raccolte telefonicamente dalla “Voce” si scopre il desiderio di tornare in città, di rientrare nei borghi. Nessuno vuole abbandonare L’Aquila con il suo Castello Medievale, con la sua villa aristocratica, con i suoi portici impregnati di storia, con le sue novantanove cannelle, con le sue chiese, i suoi palazzi, i suoi vicoli. Sono soprattutto i giovani che vogliono continuare a vivere e a camminare tra quelle strade oggi spettrali.


Nulla, in Abruzzo, sarà come ieri. Il terremoto ha tracciato irrimediabilmente un prima ed un dopo. L’Aquila, i suoi borghi e i suoi paesetti rinasceranno dalle macerie. Ma non saranno più come quelli che noi tutti ricordiamo per avervi trascorso gli anni dell’adolescenza, per averli ammirati durante una vacanza o semplicemente visitati attraverso gli occhi ed i ricordi dei nostri genitori. Accanto al riscatto del patrimonio artistico e culturale sorgerà senz’altro una città più moderna; consapevole, però, della propria cultura centenaria, delle proprie tradizioni. Cultura e tradizioni che l’Università ha arricchito trasformandola nel crocevia del sapere e della conoscenza.


E’ pensando nel domani che la nostra Comunità deve stringersi in un abbraccio solidale con chi vive in Abruzzo, all’Aquila. Il nostro Giornale, assieme alla Fondazione Abruzzo Solidale, ha lanciato una sottoscrizione per contribuire alla ricostruzione delle zone terremotate. Altrettanto ha fatto la Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Venezuela. Forse qua e là sorgeranno altre iniziative. Non è questo il momento delle polemiche. Il messaggio è quello dell’unità, della solidarietà. L’esortazione, ancora una volta, è ad evitare meschini interessi di parte e a non  disperdere energie in singole azioni che potrebbero poi risultare sterili. L’invito, soprattutto alle nostre imprese, è ad essere protagonisti della “cordata” promossa dalla Voce, o da altre nostre istituzioni di riconosciuta serietà. Nella misura in cui sapremo organizzarci nell’esprimere la nostra solidarietà, nella stessa misura sarà maggiore il nostro contributo alla ricostruzione delle zone terremotate.