La musica strumento di libertà

CARACAS – “Regalare ai bambini umili la musica classica vale più di qualsiasi concerto in un teatro prestigioso. Vedere i ragazzi sorridere ascoltando Mozart sotto un semplice tendone in piedi sul terriccio ha un valore inestimabile”. Così spiega la sua dedicazione al progetto delle Orchestre sinfoniche giovanili e infantili del Venezuela (Fesnojiv), il giovane direttore Domenico Lombardi.


“In Italia insegnavo nelle scuole e dirigevo delle orchestre: avevo tutto – spiega con serenità e pacatezza il direttore musicale regionale dello stato Vargas del Fesnojiv –. Il Sistema nazionale delle orchestre non è solo un progetto musicale, è sociale ed umano. E’ una medicina per i bambini dei ‘barrios’ ed un modo per allontanarli dal mondo della droga e della malavita”.


Il Fesnojiv si dedica da 30 anni a dare una formazione musicale attraverso la pratica collettiva a bambini e ragazzi di scarse condizioni economiche. Il suo obiettivo è togliere dalla strada i gruppi di giovani più vulnerabili, offrire loro una professione e un posto di lavoro all’interno del Sistema.


Lombardi, nato in Venezuela, emigrato in Italia e poi tornato nel Nuovo continente, è orgoglioso dei risultati e degli effetti benefici sui ragazzi raggiunti dal Fesnojiv:


“Suonando uno strumento, l’organismo si scarica e si depura. Spesso i giovani maestri dell’Orchestra, non solo cambiano totalmente la propria vita passando da una situazione di precarietà ad una stabilità economica, ma trasformano la vita dell’intera famiglia. Per esempio, nel nucleo di Maiquetia cinque giovanissimi professori mantengono entrambi i genitori che sono disoccupati”.


Considerando che oggi il Sistema delle orchestre di Vargas opera in 5 nuclei con 850 alunni, il direttore Lombardi, diplomato presso l’Università di Latina, sottolinea che, entro la fine dell’anno, vi saranno 4 mila iscritti in 12 nuclei di formazione.  “La metà del finanziamento è già stato stanziato dal governo dello stato Vargas e la parte mancante sarà donata da varie imprese private. Poche settimane fa è già stato aperto il nuovo nucleo nel ‘vertedero’ dinanzi all’aeroporto”.


L’altro progetto a cui Domenico si dedica è quello di far rivivere l’emozione di ascoltare il repertorio della musica classica italiana ai nostri connazionali:


“Per la festa della Repubblica e per il l’anniversario di Puccini, ho diretto dei concerti lirici e sinfonici. Ho già suonato in vari Centri Italo-venezolani negli stati Lara, Yaracuy, Tachira e Carabobo”.


Prossimamente a Caracas presso il Centro Italo, Lombardi offrirà un concerto, i cui fondi saranno devoluti ai terremotati dell’Abruzzo. Il maestro suonerà il sabato 23 maggio con l’Orchestra sinfonica di Vargas e la compagnia d’Opera dello stato Lara.


Nella sala antistante l’aula del Conservatorio Simón Bolívar dove Domenico insegna pianoforte si può ascoltare il suono di un violino, oltre ai passi svelti e leggeri degli studenti che si apprestano ad entrare a lezione.


“Per suonare uno strumento ci vuole una predisposizione innata – dice sicuro Lombardi -: un talento sia fisico che espressivo. Sono necessarie, non solo la sensibilità e la capacità d’ascolto, ma anche l’impegno e la persevaranza. La musica è l’arte più difficile. Il pittore o il poeta creano l’opera solo una volta, invece il musicista deve ricrearla ogni volta che suona”.


Nella crescita musicale di Lombardi, tre sono stati gli elementi importanti: avere un padre trombettista che gli fece iniziare a suonare il pianoforte all’età di soli 4 anni, aver seguito un percorso di formazione in Italia (e in particolare il corso di perfezionamento con il maestro Franco Medori e la moglie Laura Panzi), e aver conosciuto in tourné a Valencia il maestro e fondatore del Fesnojiv José Antonio Abreu.


“L’Italia mi ha dato un’ottima formazione accademica – racconta con sottofondo le note di Bach al pianoforte – ma il progetto Fesnojiv è unico al mondo. Quando ho scelto di accettare l’invito di lavorare in questo progetto, già dirigevo a Termoli l’Orchestra sinfonica giovanile e infantile ‘Rossini’ che avevo creato nel ‘98”.


Riguardo alle differenze nel metodo d’insegnamento fra il Conservatorio italiano e il Fesnojiv, il giovane direttore sostiene che “nella penisola l’alunno suona il repertorio da concerto solo quando ha raggiunto l’eccellenza musicale. Qui, invece, il giovane partecipa ad un’orchestra con le prime nozioni musicali. Oggi in Europa si sta prendendo spunto dal modello venezolano, ma è necessario innanzitutto cambiare la mentalità: non pensare solo all’individuo musicale, ma all’insieme”.


In Europa ha sempre vinto l’individualismo sul senso di appartenenza ad una collettività, forse quindi in America latina no. Anche nell’insegnamento della musica si manifestano le differenze fra i due continenti. Ma Domenico conclude: “Il singolo musicista per sentirsi completo ha bisogno di suonare con gli altri. La musica d’altronde non è forse armonia?”.


Il direttore conclude sorridendo: “Bisogna far avvicinare i giovani alla musica classica: così non morirà mai. Beethoven non è forse moderno come un computer?”.


 


Barbara Meo Evoli