Chiodi: “L’Abruzzo spera in una rapida ricostruzione”

CARACAS – A un mese dalla tragedia del terremoto in Abruzzo il morale è alto nella popolazione. Raggiunto telefonicamente dalla ‘Voce’, così afferma il presidente della Regione Gianni Chiodi.


“Gli abruzzesi hanno speranza in una rapida ricostruzione – spiega il governatore (Pdl) -. C’è stata una forte risposta delle istituzioni: sia nell’erogazione dei soccorsi a seguito del sisma, sia per la tempestività del decreto. Basti paragonare le inziative in atto oggi in Abruzzo rispetto alle reazioni delle istituzioni di fronte ad altri terremoti, anche se molto meno gravi”.


Il presidente, eletto a novembre scorso, pone l’accento sulle differenze fra il terremoto del 6 aprile e quelli che colpirono altre regioni d’Italia in passato:


“In Umbria il decreto era stato varato ben cinque mesi dopo il sisma. Per l’Abruzzo è stato diverso: il decreto è stato varato dopo un mese e sono state stanziate risorse importanti. Questo ha portato ottimismo nella popolazione. Bisogna considerare, inoltre, che tutti i centri storici dei comuni colpiti dal sisma in Umbria non arrivano neanche alla metà, forse nemmeno a un quarto, della ricchezza architettonica del centro storico dell’Aquila”.


Ma molti criticano che i fondi stanziati dal governo non sono abbastanza per chi si ritrova sul lastrico dopo la tragedia. Pochi e nemmeno certi sono i soldi promessi: 8 milardi di euro, 1,5 per l’emergenza e 6,5 per la ricostruzione dell’Aquila.


Lo stesso Chiodi aveva spiegato che il decreto del governo conteneva “significativi e importanti provvedimenti sulla ricostruzione, ma anche aspetti che possono e devono essere migliorati”. L’attività del governatore, nel merito, mira essenzialmente ad una rilettura del decreto alla luce delle emergenze che si sono create sui territori colpiti dal sisma. “Stiamo lavorando con il Consiglio regionale agli emendamenti da presentare al decreto legge” conclude sull’argomento.


Per quanto riguarda i sopralluoghi delle abitazioni private in atto all’Aquila e provincia, Gianni Chiodi fa sapere che non è a conoscenza dei risultati. I consulenti e gli uomini dell’interforze della polizia giudiziaria hanno iniziato lunedì ad ispezionare gli edifici crollati all’Aquila e ieri si sono spostati a Onna, il paese più colpito con 40 vittime su 250 abitanti.


Riguardo all’evitabilità dei danni subiti dalla popolazione e alla responsabilità politiche, il governatore sostiene:


“Tuttti i tecnici delle Università italiane hanno affermato che allo stato attuale i sismi non sono prevedibili, ed in particolare non è pronosticabile né il luogo, né l’entità della scossa”.


Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente aveva invece attaccato le imprese che hanno costruito per decenni in Abruzzo dove era sconsigliato fortemente dai geologi per alto rischio sismico.


A seguito del frantumo e della riduzione in polvere di vari edifici dell’Aquila, si è dubitato sulla convenienza e sulla qualità della costruzione. Ma Chiodi puntualizza che la maggior parte degli immobili compromessi erano stati costruiti negli anni ’60 e all’epoca non erano previste norme antisismiche. “Al giorno d’oggi la legge è stata inasprita e c’è una maggiore sicurezza degli immobili. A mio parere queste leggi dovranno essere inasprite ancora di più”.


Da rilevare anche che “i centri storici italiani sono nelle stesse condizioni del centro dell’Aquila. Appunto perché ‘storici’, non sono costruiti secondo le leggi antisismiche”.


Il governatore bandisce le esagerazioni riguardo alla situazione attuale degli immobili: “La maggior parte dell’Aquila è rimasta in piedi. Solo dodici su diverse decine di migliaia di immobili della capitale hanno subito dei danni gravissimi e sono crollati – conclude -. Ovviamente si dovranno verificare le cause di questi crolli”.


 


Barbara Meo Evoli