Apartheid e fuga di cervelli

Prima le impronte digitali ai bimbi “rom”; poi, i medici-delatori e, quindi, i prèsidi-spia. Tutte proposte che offendono la dignità umana; la nostra dignità. Si pensava che non si potesse andare oltre. Ed invece… E’ di pochi giorni fa l’idea, a dir poco assurda, di riservare, nella capitale lombarda, vagoni della Metropolitana ai soli milanesi. Una proposta vergognosa delle frange più primitive della Lega Nord, il movimento xenofobo che ha fatto della “guerra” all’immigrazione il suo cavallo di battaglia.


Con le sue provocazioni il Carroccio ferisce soprattutto la dignità di quella parte dell’Italia che vive fuori l’Italia: tutti noi. L’emigrazione è una pagina della storia d’Italia; una pagina triste, scritta da chi ha subìto soprusi, ingiustizie, discriminazioni.  Chi ha letto qualche pagina dei libri “L’orda” o “L’Odissea” scritti dal collega Gian Antonio Stella, ma questo evidentemente non è il caso dei leghisti, capisce immediatamente quante umiliazioni dovettero soffrire i nostri nonni, i nostri genitori; quante offese e mortificazioni tollerarono coloro che, tra le due guerre mondiali e negli anni ’50 del secolo scorso, furono costretti a lasciare la Madrepatria. Quanti Sacco e Vanzetti anonimi ci furono allora in Svizzera, in Belgio, in Germania, in Francia e negli stessi Stati Uniti?


I nostri genitori, i pionieri dell’emigrazione in Venezuela, furono senz’altro più fortunati. Trovarono un paese aperto, accogliente. Certo, non mancarono alcune smagliature; alcune manifestazioni di intolleranza. Ma furono casi isolati non certo paragonabili alle realtà che toccò vivere a tanti, tantissimi italiani nel Vecchio Continente.


Derisa, ghettizzata, sfruttata. L’Italia fuori d’Italia, ieri, ha vissuto sulla propria pelle quello che soffrono, oggi, gli extracomunitari: uomini e donne indifesi, proprio come lo furono i nostri genitori.


Il fenomeno dell’immigrazione, demonizzato dall’intolleranza di taluni settori che rappresentano fortunatamente un’infima minoranza, è una realtà che, se compresa in tutta le sua complessità, può trasformarsi in una grande ricchezza, in una risorsa per quell’Italia progressista e all’avanguardia che vuole crescere e svilupparsi.


Oggi, un insignificante settore della società, che però partecipa al Governo e ne condiziona pesantemente le decisioni,  ha deciso di dar vita all’Italia dell’apartheid. Un’Italia che paradossalmente colpirà anche chi, per circostanze che ormai tutti conosciamo, ha perso la cittadinanza. E colpirà soprattutto le seconde e terze generazioni di italo-estero, proprio quelle che, almeno in parole, sono considerate una incommensurabile ricchezza dell’Italia fuori d’Italia.


Meglio farebbe chi ha responsabilità di Governo, e quindi anche la Lega Nord, a preoccuparsi della disoccupazione giovanile e del precariato; dei professionisti e ricercatori a cui viene negato in patria ciò che università e centri di ricerca all’estero offrono. La “fuga dei cervelli” alimenta oggi la nuova emigrazione. E’ un’emigrazione diversa. Non è certo la manovalanza d’una volta. Ma anch’essa è destinata a soffrire il dolore che comporta la lontananza dai luoghi e dalle persone care, la solitudine e la nostalgia tipiche dell’emigrante. Anche questa “nuova emigrazione” un domani, se dovessero trionfare le grezze idee xenofobe e razziste della Lega, potrebbe sentirsi straniera in Patria e, quel che è ancor peggio, subire l’umiliazione dell’apartheid.