Roma, il Venezuela partecipa alla Festa dei Popoli

 


CARACAS – La comunità venezolana in Italia cresce, si organizza e fa parlare di sé. Questo è il secondo anno che partecipa alla Festa dei Popoli, l’evento che si tiene a Roma dedicato proprio al popolo dei migranti.


Domenica 17 maggio in piazza San Giovanni in Laterano, latinoamericani, russi, ucraini, romeni, nigeriani, egiziani, filippini, cinesi, saranno protagonisti della XVIII edizione della manifestazione. L’evento è organizzato dai missionari Scalabriniani in collaborazione con il centro Migrantes della Caritas di Roma, le comunità etniche e grazie all’appoggio del Comune di Roma.


L’anno scorso la comunità venezolana aveva ricevuto i complimenti per lo show da tutte le altre comunità di migranti. I balli folkroristici, poco conosciuti negli altri paesi dell’America latina e in Europa, avevano colpito il pubblico.


“La comunità venezolana è cresciuta – spiega raggiunta telefonicamente dalla ‘Voce’ chi organizza l’evento, Carola Garcia, nata a Merida e emigrata in Italia -: adesso vi sono circa 250 venezolani a Roma, di cui 80 partecipano alle attività della nostra collettività. Non ci siamo ancora costituiti in associazione solo per questioni burocratiche ed economiche”.


La comunità cattolica venezolana di Roma partecipa domenica all’evento con la presentazione del proprio gruppo di ballo, uno stand dedicato all’artigianato ed uno alla cucina tipica del Venezuela.


“L’anno scorso abbiamo danzato i ‘tambores’, il ballo tipico della costa venezolana – racconta entusiasta Luz Marina Davila, ballerina professionista e responsabile del guppo di ballo -. Quest’anno invece presentiamo tre coreografie: la ‘burruquita’, il ‘polo coriano’ e il ‘joropo’”.


Il primo è un ballo che rappresenta una pantomima dell’arrivo degli europei ‘conquistadores’ in America latina. Il secondo è originario della regione centro-occidentale de Los Llanos e si divede in due generi: il ‘pasaje’ e il ‘golpe’. Entrambi si eseguono con il ‘cuatro’, l’arpa (che può essere sostutita con la ‘bandola llanera’ o il basso elettrico) e le ‘maracas’. Il ‘polo’ è un canto alterno fra due uomini che improvvisano su un tema determinato e raccontano delle tradizioni dei popoli, di storie d’amore e di fatti storici.


Partecipano all’evento multiculturale nove giovani musicisti e nove ballerine venezolane che, emigrati a Roma, oggi lavorano o studiano e nel tempo libero collaborano nelle attività della comunità.


“La cappellania della Missione latinoamericana degli scalabriniani a Roma ha invitato l’anno scorso la nostra collettività a partecipare alla Festa dei Popoli – spiega contenta dell’operato della collettività Josefina Agnese De Lutiis, la coordinatrice della comunità cattolica venezolana -. Nel 2008 siamo apparsi sulle copertine di tutte le riviste delle altre comunità migranti: è stata una grossa soddisfazione”.


“La nostra collettività si riunisce la terza domenica di ogni mese da quattro anni presso la chiesa di Santa Maria dei Monti, in pieno centro di Roma – così racconta la storia della giovane comunità Josefina -. Ci riuniamo presso questa parrocchia perché quella della patrona del Venezuela, la Madonna di Coromoto, è lontanissima. Inoltre al cardinale del Venezuela Jorge Uroza è stata assegnata proprio Santa Maria dei Monti”.


Josefina, detta ‘Pina’, laureata in lingue, è arrivata in Italia nel 2000 con il marito, come lei, figlio di italiani emigrati in Venezuela negli anni ’50. Cinquant’anni dopo, il flusso della migrazione ha cambiato verso. Ma è un migrazione diversa. Oggi la maggior parte dei venezolani che emigrano nel Belpaese sono laureati, professionisti o tecnici. Molti degli italiani, invece, che arrivarono in Venezuela mezzo secolo fa, giungevano a volte con la valigia di cartone.